domenica, marzo 01, 2009

Quel brindisi di Corada è un bicchiere mezzo pieno

E' apparsa su tutti i giornali locali la fotografia del sindaco Gian Carlo Corada che brinda nel cantiere di piazza Marconi, insieme ad alcuni dirigenti comunali e ai vertici di Sea, l’azienda che si è aggiudicata il secondo lotto dei lavori. Si è fatta dell’ironia su quel brindisi. Legittima. Così come i dirigenti del centrodestra hanno usato il sarcasmo guardando quell’immagine. Legittimo pure questo. Ironia e sarcasmo sono il sale della democrazia. Questa fotografia che dalla cronaca passerà alla storia è come il bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Noi l’abbiamo visto mezzo pieno. Non per partito preso dal momento che questogiornale non parteggia per alcuno. Ma perché faceva tenerezza vedere il sindaco brindare, soddisfatto, come se avesse sconfitto una maledizione che gravava su quel cantiere. Siamo sinceri: ognuno di noi si porta le sue croci e le sue colpe, ma non possiamo negare che in piazza Marconi, in questi anni, è successo davvero di tutto: ritrovamenti di siti archeologici, ricorsi e controricorsi, sentenze del Tar. Che andavano a demolire quanto si stava cercando di costruire. Quel brindisi deve, quindi, essere di buon augurio per tutti i cremonesi. Il malocchio sul cantiere, forse, è stato sconfitto del tutto. E per sempre. Chiunque sarà il prossimo sindaco della città, si ritroverà una piazza Marconi messa a nuovo. Al servizio di tutti i cremonesi. Che hanno dovuto pazientare per alcuni anni, ma ora vedono il traguardo vicino. Nella vita, anche la fortuna o la sfortuna contano. E alla fine i conti si pareggiano. Per Gian Carlo Corada, quel cantiere ha rappresentato la parte meno piacevole del suo mestiere di sindaco. Quella che gli ha provocato i maggiori mal di pancia. Così, quando ha potuto brindare all’apertura dei lavori, si è sentito come liberato di un peso. Anzi di un macigno.E ha tirato un sospiro di sollievo. Quel calice alzato era anche il suo calcio alla sfortuna, al malocchio, alla iella. Perché rovinargli, e rovinarci, la festa? Brindiamo, almeno oggi. La crisi economica e finanziaria che si sta abbattendo anche su Cremona e il suo territorio, è peggio di un milione dipiazze Marconi.
s.c.
venerdi 27 febbario 2009

Non c'è più tempo da perdere,contro la crisi non basta il lotto

Scorrendo le pagine di internet alla voce «homeless», come gli anglosassoni definiscono i nostri «senza casa» o «barboni», sono rimasto impressionato nel leggere quanti siti esistano attraverso i quali è possibile trovare indicazioni per le cose più disparate: assistenza legale, aiuti per trovare un rifugio, distribuzione di pasti e così via. Ma sono le notizie sulla nostra società che mi colpiscono e mi impressionano quando indicano fra i 70 ed i 100mila i barboni che popolano le nostre strade a fronte degli stimati ventimila tedeschi o ventunmila spagnoli, con numeri in costante e preoccupante crescita. E chi sono questi vicini di cui sino ad oggi non ci eravamo accorti? Cominciamo col dire che i barboni nostrani non sono più quei personaggi da letteratura che avevano scelto la vita di strada per romanticismo, ma sono persone fra i 40-50 anni che hanno perso il lavoro e non ne trovano un altro, sono i pensionati con redditi insufficienti, sono i divorziati che non ce la fanno a coprire le spese di due famiglie, sono iconiugi con più di 3 figli, sono i singoli con stipendi da 650/700 euro che ne devono pagare 500 di affitto, gli anziani monoreddito, sono quei 7 milioni e mezzo di «poveri relativi» come li definisce l’ISTAT, cioè coloro che hanno meno della metà del reddito di sopravvivenza, e, altra sorpresa, la metà circa sono nostri connazionali. Stazioni ferroviarie, conventi e sedi di enti assistenziali stanno sempre più diventando mete di pellegrinaggi giornalieri di chi chiede un pasto, soldi per i libri dei figli, assistenza legale od un aiuto per pagare luce e gas. Ancora più triste è la lettura di altri indicatori di povertà: in Italia i furti nei supermercati sono aumentati del 4% contro una media europea dello 0,8%, i pignoramenti di case sono passati dai 15mila del 2006 ai 21mila del 2008 e la Banca d’Italia afferma che ben un 8% del reddito mensile se ne va per pagare debiti, senza tener conto della quota pagata agli usurai. L’anno 2010 è stato proclamato «Anno europeo contro la povertà» evidenziando la consapevolezza di tutti che non c’è tempo da perdere e che i botteghini del lotto non possono divenire l’unico luogo in cui trovare conforto.

Enrico Tupone
tuponee@alice.it
venerdi 20 febbraio 2009