sabato, gennaio 22, 2011

Il cavallo e il Cavaliere

Ancora una volta, nel Paese prevalgono la divisione, il tifo, le barricate. Inutile girare intorno al problema: al centro della vita politica stanno le vicende degli ultimi giorni, con protagonista ancora una volta lui, il Cavaliere, un Silvio Berlusconi agli onori della cronaca forse, ora, in maniera un po’ più sovraesposta di quanto possa gradirlo, lui che comunque non si è mai sottratto alla luce dei riflettori ed alla presenza sui media (anzi, è questo parte della sua forza). Il fatto è che ovunque, come emerge anche da una nostra inchiesta che trovate in questo numero del giornale, sulla scacchiera dell’opinione pubblica i pezzi sembrano ormai fissi: da una parte, chi è indignato dalle accuse rivolte al premier, da quanto risulta dalle intercettazioni, dai giudizi tutt’altro che benevoli della stampa estera, ed è preoccupato dall’ennesimo stallo in cui è bloccato il Paese; dall’altra, chi individua nel cosiddetto “caso Ruby” una manovra, condotta dai “soliti noti”, magistratura e forze di centro-sinistra, per screditare Berlusconi e scardinare il suo governo. Caso mai, si può notare che le persone anziane, nate e cresciute in un epoca in cui morale privata e pubblica imponevano certi comportamenti, giudicano in modo più pesante feste e festini, mentre tra i più giovani – cresciuti tra veline e tronisti in TV - si fa strada un atteggiamento giustificatorio o che comunque richiama il diritto alla libertà di scelta nell’ambito privato. Prevale l’eterna storia italiana di opposte fazioni, con nessuno che riesca ad avere un potere unificante. Intanto la Banca d’Italia ha lanciato un ulteriore allarme: la ripresa non viaggia come dovrebbe. Non ci sarebbe neppure bisogno di analisi sofisticate per capirlo, basta vivere nella realtà. Vivere nella realtà: forse è questo che manca alla classe politica. Come ho letto da qualche parte, il problema probabilmente non sta nel Cavaliere, ma nel cavallo...
Daniele Tamburini

domenica, gennaio 16, 2011

Sondaggi: è così, se ci pare

I sondaggi impazzano, sono di moda, fanno discutere e a volte sono anche divertenti. Ne piovono in continuazione, non solo prima delle elezioni: oramai, si sonda ovunque e per qualunque cosa, alla scoperta di giacimenti inesplorati di desideri, opinioni, critiche. Ci sono i sondaggi alla TV con i tasti interattivi, sui giornali on-line e non; si partecipa con l’invio di SMS o al telefono. L’intervista telefonica non sempre è molto articolata, manca il tempo, c’è il rischio che l’intervistato si spazientisca. Qualche mese fa sono stato intervistato telefonicamente riguardo al gradimento di una certa banca: ho approfittato e mi sono sfogato, esagerando, come è ovvio. I maggiori committenti dei sondaggi, oltre ai giornali, sono i partiti politici. Il politico che si avvale di un sondaggio lo fa, presumibilmente, per calibrare le proprie scelte, oppure per capire se una strategia è vincente. Già questo pone infiniti dubbi: perche' non dovrebbero essere le opinioni ad orientare la politica, ma piuttosto il contrario. Ho visto i dati sul consenso agli amministratori locali, pubblicati dal Sole 24 ore. Il nostro sindaco sembra uscirne non troppo bene: 93° in classifica, perde posizioni rispetto ad un anno fa, con il 2,6% di gradimento in meno. Ora è vero che, ultimamente, il sindaco ha a che fare con non pochi problemi all’interno della sua giunta, ma la sensazione percepita, onestamente, è che in città sia ancora molto amato dalla gente. Di contro, invece, il presidente Salini sale, e alla grande: 2,5% di gradimento in più rispetto alla rilevazione dello scorso anno. Addirittura Salini risulta essere il presidente di Provincia che ottiene la migliore performance in assoluto: 3,4% rispetto al risultato elettorale con il quale ha vinto le elezioni due anni fa. Sono andato a leggere il documento informativo sulla metodologia usata dalla società di rilevazione: l’istituto precisa che l’indagine può avere un margine di errore pari al 3,5% in più o in meno. Eh? Ma allora è come dire: può essere tutto vero, ma anche no.

Daniele Tamburini

venerdì, gennaio 07, 2011

Il messaggio di Giorgio Napolitano

Ho ascoltato il messaggio di fine anno del presidente Giorgio Napolitano; messaggio rivolto ai giovani, ai giovani che cercano la propria strada e che rappresentano il nostro futuro: "Il futuro è dei giovani o l'Italia è persa", ha detto il Presidente. Un messaggio che è un monito e che andrebbe da tutti condiviso. Ho personalmente apprezzato la capacita' di Napolitano di entrare in sintonia con le preoccupazioni più profonde del Paese e spinto dalla curiosità sono andato a cercare i messaggi augurali, di fine anno, dei precedenti presidenti d'Italia; da Luigi Einaudi – che fu il primo a tenerlo in TV- in poi: Gronchi, Segni, Saragat, Leone, Pertini, Scalfaro, Ciampi. Alcuni temi ricorrono, anche a distanza di sessanta anni, e possiamo ascoltare parole come solidarietà, lavoro, impegno, giustizia, coesione. Certo, ciascun discorso risente dei tempi, delle sventure che si sono abbattute, purtroppo numerose, sul nostro Paese, degli argomenti emergenti: l’emigrazione italiana all’estero, le calamità naturali, il terrorismo. Ma allora, mi sono detto, la situazione complicata, difficile, in cui viviamo non è così nuova, se ogni Presidente ha sentito la necessità di rincuorare, di esortare, di sollecitare ad unire le forze, a resistere solidalmente. Nell’anno appena iniziato si celebreranno i centocinquanta anni dell’unità d’Italia. Il nostro inno nazionale, a lungo provvisorio, spesso canzonato, costellato indubbiamente di parole desuete, ad un certo punto dice: “stringiamoci a coorte”. Ho provato a chiederne il significato in giro, c’è stato un certo smarrimento. Certo, la coorte romana ben poco ci incastra con la situazione odierna, ma vale il significato, uguale a quello dei messaggi dei Presidenti che si sono dipanati negli anni: uniamoci. Guardiamoci l’un l’altro con meno sospetti e maggiore fiducia. Siamo nella stessa barca. Se la lasciamo andare in malora, affonderà il nostro vicino, ma noi con lui. Ma sono certo che questo non accadrà, ho fiducia nelle persone, ho fiducia negli italiani.
Auguri per un sereno 2011.

Daniele Tamburini