Mai come quest’anno il basket-mercato sembra vivacizzato, nonostante la
situazione economica italiana che colpisce tutti i settori, anche quelli
sportivi. Infatti, quasi tutte le squadre, quando manca ancora tanto tempo
all’inizio delle attività ufficiali, hanno riempito gli organici sino all’orlo.
Non saranno arrivati campionissimi, forse soltanto qualche buon giocatore da
oltre oceano o già sperimentato nel vecchio continente, ma indubbiamente le
novità saranno parecchie ad alimentare entusiasmo e presenze degli “ammalati” di
basket, che stanno sottoscrivendo gli abbonamenti un po’ dovunque. Ricapitolando
gli ultimi arrivi in maglia biancoblu, il primo in ordine di tempo è stato James
Bell (guardia-ala), nato a Plainfield (New Jersey) il 7 gennaio del 1992. Nella
sua carriera universitaria a Villanova, nel suo anno da Senior h guidato i
“Wildcats” tirando col 51,4% da 2 e col 37,1% da 3. Il giorno dopo è stato
ufficializzato il lungo Darrius Garrett (24 anni), reduce dalla stagione in
Grecia nelle file del Nea Kifisia B.C, con cui ha totalizzato in 23 gare, 6.4
punti di media a partita con il 61,8% da 2, 5.2 rimbalzi e 1.8 stoppate. Garrett
può occupare entrambe le posizioni di 4 e 5 ed oltre alla straordinaria
propensione alla protezione del canestro e all’intimidazione d’area, vanta
ottime doti da “rollante”. Infine, è arrivato a Cremona il play Jazzmarr
Ferguson, nato a Louisville (Kentucky) il 1º gennaio del 1988. La scorsa
stagione ha giocato nelle fila della Fulgor Libertas Forlì in Lnp Gold, dove in
29 gare (34.5 minuti a partita) ha totalizzato 17,6 punti, tirando con il 47.9%
da 2, il 41.8% da 3 e completando 2.7 assist a partita. Ferguson è un
realizzatore esplosivo, dotato di grande rapidità e abilità di salto. Può
ricoprire agevolmente sia le posizioni di play che di guardia. Ad un range di
tiro molto esteso, sia da oltre l’arco che dall’arresto e tiro, unisce una
efficiente selezione di tiro. Insomma, brava la società a fare in fretta e
scegliere quel che il “portafogli” permetteva, sperando che poi tutti si
adattino alla piccola ma vivace realtà di Cremona, dove il cuore ha sempre avuto
gran peso sui risultati. Ecco roster attuale della Vanoli: Luca Vitali, Fabio
Mian, Luca Campani, Kenny Hayes, Cameron Clark, Nicola Mei, James Bell, Darrius
Garrett, Jazzmarr Ferguson. CASO HACKETT A far la parte del leone sui giornali
sportivi è la questione Hackett. Il play dell’Armani ha lasciato il raduno della
Nazionale senza chiedere il permesso a nessuno, incappando in una lunga
squalifica (6 mesi a partire dalla data di inizio campionato), ma la sua società
pare abbia pensato di trattenerlo ugualmente in organico, riducendone gli
emolumenti per disputare l’Eurolega e poi il finale di stagione. Che dire
dell’episodio in sé, dei commenti e delle conseguenze? Francamente la vicenda ci
ha lasciato stupìti, perché il ragazzo si è scordato di essere un professionista
ben remunerato e soggetto a regolamenti precisi. Ma forse la vicenda non si
chiude qui. Staremo a vedere. DNC Ufficializzato il girone (il B a 15 squadre)
del Corona Platina Piadena. Ecco le avversarie dei piadenesi: Cantù, Lissone,
Saronno, Boffalorese, Iseo, Valceresio Arcisate, Bernareggio, Opera, Manerbio,
Calolziocorte, Milanotre Basiglio, Nervianese, Gaz-zada Schianno, Olginate.
sabato, agosto 02, 2014
Tari, commercianti pronti allo sciopero fiscale
Tensione e rabbia dei commercianti per il caso Tari: l'esasperazione dei
commercianti è culminata in una vera e propria "minaccia": «se non arriveranno
risposte adeguate alle nostre richieste, attueremo forme di protesta come il
ricorso alla giustizia amministrativa e lo sciopero fiscale» questo dichiarano
le associazioni di categoria a margine di una riunione che ha visto partecipare
Confcommercio, Confesercenti, Asvicom, Cna e Confartigianato. La Tari per
diversi commercianti ha visto il triplicare dell'importo da pagare rispetto allo
scorso anno con la Tarsu. E' il caso del negozio "Dimensione Natura", di via
Ippocastani. «Sono passato da 1.700 a 5.885 euro - racconta il titolare, Fabio
Vighenzi -. E' un'imposta iniqua, con incrementi assurdi, quasi da usura. Per
quanto mi riguarda pagherò senza dubbio l'importo che ho pagato lo scorso anno,
e anche qualcosa in più perchè comprendo che possa esservi una maggiorazione; ma
mi rifiuto di sborsare tre volte quello che ho speso lo scorso anno. Anche
perché quei seimila euro per me significano scegliere se acquistare seimila euro
di prodotti in meno da vendere o se rinunciare alla mia dipendente part-time».
Ma la preoccupazione dei commercianti è anche rivolta al futuro: «Se cifre di
questo tipo si dovessero ripetere anche per i prossimi anni, sarà difficile per
molti commercianti andare avanti» conclude Vighenzi. Dello stesso parere anche
Paolo Magri, del ristorante Dordoni, che dovrà sborsare 15.000 euro di Tari,
contro i 9.250 dello scorso anno. «Per me questa tariffa era già molto onerosa
anche negli anni scorsi. Stavolta però abbiamo superato il limite. Stanno
mettendo in ginocchio le attività commerciali. Tantissimi lavoratori dipendenti
stanno rischiando il posto di lavoro, a causa di questa situazione, perché i
titolari non sanno più come pagarli. E ci sono attività che rischiano anche di
dover chiudere i battenti». Una situazione di cui si è ampiamente discusso
durante la riunione delle associazioni di categoria. «C'è stata forte intesa tra
le associazioni - spiega ancora Magri -. Va bene pagare la prima rata dell'8
agosto, su questo siamo d'accordo, anche per dimostrare la nostra buona volontà,
ma il Comune deve garantirci che verrà affrontata questo problema in modo serio
e trasparente, ma soprattutto che venga fatto qualcosa affinché il problema non
si ripresenti il prossimo anno». Pur apprezzando l’impegno della Giunta ad
affrontare, con proposte concrete il tema in oggetto, le associazioni di
categoria ritengono che ciò non sia sufficiente per dare respiro alle imprese
che si sono viste moltiplicare, senza ragione, l’importo della tassa sui
rifiuti. Dal tavolo è emersa una forte denuncia per l’iniqua applicazione
dell’imposta, non proporzionale all’effettiva produzione dei rifiuti. Una presa
di posizione che verrà puntualizzata, nei prossimi giorni, al Comune attraverso
un documento sottoscritto da tutte le associazioni. Tutte le associazioni hanno
evidenziato come il fondo di solidarietà determinato dalla Giunta Comunale, pur
essendo un atto di disponibilità apprezzabile non sia sufficiente ad alleviare
una tassazione assurda in capo ad aziende produttive. «L’eventuale contributo
per le imprese, infatti, si ridurrebbe a pochissime centinaia di euro a fronte
di un aumento che è di diverse migliaia di euro - sottolinea Giuseppe Bini,
presidente di Confesercenti Cremona -. Serve un fondo che vada seriamente a
incidere sugli importi Tari del 2014: ci sono aziende che dovrebbero licenziare
dipendenti perché altrimenti non avrebbero i soldi per pagare la tassa. E se non
arrivano soluzioni, sarà il peggio. Poiché questo Fondo di solidarietà incide
sul bilancio 2015, riteniamo che vi siano i presupposti per incrementarne
l'importo». Le associazioni non danno la colpa all’amministrazione Galimberti:
«Sappiamo che i problemi sono nati con chi c’era prima, e chi ha rotto il vaso
non è certo uguale a chi sta cercando di aggiustarlo – continua Bini -. Tuttavia
servono misure urgenti, ora». Il tavolo ha quindi proclamato, sin da ora, una
mobilitazione che interessa tutte le Associazioni e tutte le imprese, nessuna
esclusa, compresi i dipendenti che vedono minacciato il loro posto di
lavoro.
Parcheggi a pagamento: le proteste dei cittadini
I cremonesi non sono contenti della situazione dei parcheggi della città.
Dopo la pubblicazione del nostro articolo, apparso su Il Piccolo della scorsa
settimana, riguardante la situazione dei parcheggi in centro e dove ponevamo la
domanda se il rapporto tra parcheggi a pagamento e parcheggi liberi era
rispettoso della legge, molte sono state le segnalazioni pervenute alla
redazione. Infatti, sono molti coloro che si lamentano per i nuovi parcheggi a
pagamento e per i posti riservati ai residenti, istituiti dalla precedente
amministrazione comunale, in sostituzione di quelli liberi. «In via Cadore e
nelle strade limitrofe il Comune ha riempito di strisce gialle, togliando circa
una sessantina di parcheggi che prima erano liberi - si lamenta Stefania - Prima
trovavo sempre un posto da quelle parti, quando venivo in centro, mentre ora è
ben più difficile». «La cosa davvero assurda - aggiunge Patrick - è che la
maggior parte delle volte tali posteggi per residenti restano vuoti, prova che
non ve ne era una reale esigenza». Così se prima c'era almeno qualche speranza
di trovare un posto, ora si vedeono costretti a recarsi al costoso autosilo di
piazza Marconi: struttura che rappresenta u n altro motivo di protesta. «Non ha
assolutamente senso che se devo parcheggiare per dieci minuti sono costretto a
pagare un'ora perché le frazioni orarie non sono previste - dice Emilio -. In
nessuna città vicino a noi, accade questo. Il servizio deve essere pagato per
quanto se ne usufruisce. Invece con i nostri parchimetri non accade. Lo
considero un vero e proprio furto a danno dei cittadini. Con questa scusa il
gestore della struttura si intasca un sacco di soldi in più di quelli che
dovrebbe». Anche il costo stesso del parcheggio viene considerato troppo
elevato: «Sul lago di Garda si spende un euro all'ora per lasciare l'auto -
afferma Giancarlo -. E stiamo parlando di località con grande afflusso
turistico. Qui a Cremona 1,70 euro all'ora è decisamente troppo. Neppure fossimo
una grande città». «Il problema è che per parcheggiare in centro e tutto attorno
il costo è lo stesso - continua Giovanna - . Avrebbe un senso pagaredi più nel
cuore della città. E' invece assurdo che costi la stessa tarifaf anche nelle
zone al di fuori del centro». La presenza di pochi parcheggi liberi è una delle
principali fonti di lamentela da parte della cittadinanza. «Vado spesso in
centro per motivi di lavoro e ogni volta spendo almeno tre euro e 40 per
fermarmi due ore - racconta Pietro -. Calcolando che ci vado almeno una decina
di volte al mese, sono circa 400 euro all'anno. Purtroppo, essendo sempre di
corsa, non posso mettere l'auto nei parcheggi esterni, e in centro posti non a
pagamento non si trovano ». Quando c'è mercato o quando vi sono manifestazioni
particolari, soprattutto, «è impossibile trovare un posto che non sia pagamento
- si lamenta Elvira -. E' tutto pieno persino il parcheggio della Coop». E i
turisti? I commenti non sono affatto lusinghieri neppure da parte di chi arriva
da fuori. «Cremona è una bella città ma il parcheggio è un disastro - racconta
Marco, di Trento -. Non c'è una logica. Ma soprattutto è assurdo che in centro
città ci sia solo un autosilo, tra l'altro costosissimo. Mancano completamente i
silo posizionati tutto intorno alla zona centrale, che normalmente nelle altre
città hanno prezzi molto abbordabili». «Sono già venuta a Cremona alcune volte,
ma dopo la prima non ho più voluto arrivare in auto - dice Katia, di Torino -.
In una città così male organizzata dal punto di vista della viabilità e dei
parcheggi, la soluzione migliore è arrivare in treno e girare a piedi».
Il Comune temporeggia: «Incontreremo i gestori Saba e Aem»
E' stato affrontato anche il tema dei parcheggi, durante la prima riunione
dello staff mobilità che vede coinvolti gli assessori Alessia Manfredini,
Maurizio Manzi e Andrea Virgilio, oltre a dirigenti e tecnici che si occupano
della partita, riunione che si è tenuta nella mattinata di venerdì. Un
approfondimento fortemente voluto da tutta la Giunta per affrontare la
situazione dei parcheggi, della viabilità, delle piste ciclabili, della
pedonalizzazione, della ZTL, del trasporto pubblico locale, in un’ottica di
visione complessiva sulla città. Il tema dei parcheggi non è ancora stato
approfondito, in quanto, come spiegano gli assessori, andrà inserito in un
discorso complessivo sulla mobilità cittadina e sul piano della sosta. Senza
dubbio la questione del numero dei parcheggi andrà rivista: difficile dire -
fanno sapere dal Comune - se il numero sia quello previsto dalla legge, in
quanto molto dipende dalla dislocazione dei parcheggi nelle varie zona della
città, ma sicuramente la distribuzione dei posti a pagamento dovrà essere
rivista. Nelle prossime settimane lo staff incontrerà gli enti gestori, Aem e
Saba, per capire cosa si può fare. «Gli strumenti di pianificazione del sistema
di mobilità del Comune di Cremona, infatti, risultano ormai datati: il piano
della mobilità risale al 1994, i piani particolareggiati del traffico al 2008,
il piano dei trasporti al 2002, il piano della rete ciclabile al 2007, il piano
urbano del parcheggi al 2008 - fanno sapere gli amministratori -. Sulla base di
dati precisi, assessori e tecnici hanno cominciato a riflettere sulle principali
criticità: l’assenza di un piano organico della sosta, lo stato di alcune
direttrici come Viale Trento Trieste, via Dante e via del Giordano, la
situazione dei passaggi a livello, le fasce della Ztl, le tariffe degli stalli e
i permessi in vigore, il piano di distribuzione delle merci che manca».
L’impegno preso al tavolo dello staff mobilità è quello di affrontare nel
dettaglio le singole questioni, dandosi una tabella di marcia certa e
verificabile. «Consapevoli che si tratta di un lavoro lungo e complesso –
dichiara l’assessore Alessia Manfredini - è necessario approfondire tutte le
criticità per individuare soluzioni a breve, medio e lungo termine con
l’obiettivo di una mobilità più possibile sostenibile e che favorisca gli utenti
più deboli della strada, in linea con le buone pratiche europee».
"A Cottarelli fanno fare “el bàc del pulèer”. I Cottarelli e le missioni impossibili
Con Luzzara e Cottarelli son tornati i tempi belli”. Perché la frase susciti
un dolce ricordo sono necessarie almeno due condizioni: essere tifoso della
Cremonese, e avere oltre sessant’anni. L’uomo del giorno nel nostro paese è
Carlo Cottarelli, il commissario straordinario cui è stata affidata la Spending
Review, e che ha annunciato le possibili dimissioni dall’incarico per un
semplice motivo affidato a un blog: “Se si usano i risparmi sulla spesa per
aumentarla, il risparmio non potrà essere utilizzato per ridurre le tasse sul
lavoro”. Strana sorte quella dei Cottarelli, commissari chiamati al capezzale di
organismi moribondi per fare il miracolo. A papà Celeste, per tutti “Celo”,
l’impresa riuscì, fatte le debite proporzioni: l’Uessecì non è l’italia. Correva
l’anno 1967, e la Cremonese toccava il punto più basso della sua storia
sportiva: le difficoltà economiche avevano costretto il presidente Maffezzoni a
lasciare, e la squadra era retrocessa in serie D. La società fu commissariata, e
i commissari scelti furono due: Celo Cottarelli, amico di Maffezzoni, e Domenico
Luzzara, entrato in società per recuperare un credito di 80 milioni di lire, per
aver realizzato con la sua impresa edile l’impianto di illuminazione dello
stadio Zini. La stagione 1967-68 iniziò malissimo, con la storica sconfitta nel
derby con la Leoncelli, ma finì con la vittoria del campionato e il ritorno in
serie C, grazie a giovani di talento come Mondonico e Cesini e capitan Tassi.
Nel 1969 Cottarelli lasciò, e con la presidenza di Luzzara arrivò il momento più
alto, con le 4 stagioni in serie A. La Cremo era rinata, l’impresa era compiuta.
Quella che attende il figlio Carlo è proibitiva, non solo per la crisi economica
che attanaglia il nostro paese, ma anche per il contesto politico in cui opera.
Carlo nacque nel 1954; dopo il master alla London School of Economics, dal 1988
lavora per il Fondo Monetario Internazionale, di cui dal 2008 dirige il
Dipartimento Affari Fiscali. A richiamarlo in Italia da Washington fu
nell’ottobre scorso il primo ministro Letta, per affidargli la revisione della
spesa pubblica, scoglio sul quale si erano arenati anche economisti del calibro
di Pietro Giarda ed Enrico Bondi (scelti da Monti). “Mister Forbici”, come viene
prontamente soprannominato, diventa in breve un personaggio tra i più noti della
politica italiana, nonostante non sembri certo tipo da cercare i riflettori. A
Cremona in dicembre per il 50° dell’API (Associazione Piccole e Medie
Industrie), manifestò attaccamento alle radici, nonostante la lunga assenza, e
anche fiducia nell’arduo compito, che consisteva nel reperire 32 miliardi entro
il 2016. «Non avrei accettato se avessi pensato che l’impegno non fosse
fattibile. Ci sono riusciti altri paesi». Già, altri paesi però. Evidentemente
contagiato dal pragmatismo made in Usa, tornava in Italia con uno spirito
ottimistico: «Mi preoccupa però – diceva allora – il pessimismo, spero che
l’amministrazione pubblica ce la faccia. Serve un cambio di mentalità, in due
sensi: fare tagli non lineari ma mirati per eliminare le aree di spreco, e
utilizzare la maggior parte delle risorse trovate per ridurre la tassazione sul
lavoro, bisogno fondamentale per l’economia italiana». Un’anticipazione chiara
del contrasto poi emerso. Gli ultimi sviluppi infatti sono storia recente, di
queste ore. La reazione degli ambienti politici non si è fatta attendere, ed era
quella immaginabile: per il governo lo sfogo era diretto al Parlamento, per il
Parlamento era chiaramente un invito al governo. Freddo il commento del premier
Renzi: «Possiamo andare avanti anche senza di lui, la spending review non
dipende dalle persone che la conducono, ma dalla volontà del governo». D’altro
canto che il rapporto con Renzi non fosse lo stesso che aveva con Letta era cosa
nota. Tanto che i dossier di Cottarelli sulla spesa pubblica sono rimasti sinora
nei cassetti, e i due capitoli di spesa più rilevanti, sanità e pensioni,
sembrano intoccabili, come dimostrano le continue deroghe alla riforma Fornero.
A far traboccare il vaso è stato il ripristino della tutela per gli insegnanti
di “quota 96”, emendamento approvato dal Parlamento ma non sembra proprio contro
la volontà del governo. Cottarelli si prepara dunque a tornare al Fondo
Monetario, negli Usa. Probabilmente accadrà in ottobre. Ha cercato di dare una
mano al suo paese di origine, nessuno ha mai eccepito sulla bontà del suo lavoro
e sull’indipendenza con cui l’ha condotto. Ha acceso i fari su situazioni che
imbrigliano la nostra economia, ma la politica preferisce che la luce rimanga
più tenue. Come se l’importanza di Cottarelli si misuri sulla sua presenza
(messaggio ai mercati?) più che sulla sua opera, che la politica nostrana
ritiene fastidiosa. Probabilmente anche a pelle il suo feeling con Letta,
certamente più anglosassone di Renzi nell’approccio, era altra cosa rispetto a
quello conl’attuale premier.Come ben dice Sergio Rizzo sul Corriere, “il
prossimo taglio alla spesa pubblica frutto del lavoro di Cottarelli sarà il suo
stipendio”.
Giuseppe Carletti: a Cottarelli fanno fare “el bàc del pulèer”
Celeste Celo Cottarelli, il padre di Carlo, non fu solo commissario della
Cremonese. Dopo essere stato tra i protagonisti della Liberazione a Cremona, fu
anche direttore amministrativo dell’Ospedale di Cremona e poi assessore comunale
al Bilancio. A ricordarlo è Giuseppe Carletti, che con lui condivise sia
l’esperienza politica che la passione per i colori grigiorossi. «Contribuì a far
rinascere la Cremo, di cui era tifoso; conosceva il presidente Maffezzoni, anche
lui un grande presidente. Dopo il ’69 non ebbe più incarichi ufficiali, ma
rimase legato alla squadra. Fu segretario generale dell’Ospedale, ed ha vissuto
in prima persona lo spostamento dall’ospedale vecchio al nuovo. Una delle mie
prime esperienze amministrative fu proprio negli Istituti Ospedalieri». Poi vi
siete incrociati a Palazzo Comunale. «Sì, l’ho avuto come consigliere di
minoranza, da avversario, e poi come collega nella seconda giunta del sindaco
Zaffanella: lui era assessore al Bilancio, io all’Urbanistica Attuativa e Lavori
Pubblici. Era un liberale vecchio stampo, una persona correttissima. Ci siamo
ritrovati in quell’esperimento che allora si chiamava liblab ». Già, liberali e
laburisti alleati. Tra i liberali Cottarelli, e tra i laburisti i socialisti
Zaffanella e Carletti. Celo Cottarelli morì alcuni anni fa, a seguito di una
crisi improvvisa: si trovava sui gradini del Duomo, e Carletti fu tra coloro che
chiamarono l’ambulanza. Un cremonese vero che salutò nel modo più cremonese che
sia possibile immaginare. E di Carlo Cottarelli cosa pensa il vecchio socialista
Carletti? «La politica deve tradurre le sue indicazioni in fatti concreti. E’
una persona molto valida, ma gli fanno fare “el bàc del pulèer”». Che è quel
bastone su cui vanno a dormire le galline. Paragone calzante, non c’è che
dire.
Perché la Spagna è in ripresa e noi no?
A volte, conservo delle pagine di quotidiani con articoli che mi hanno
colpito e che mi riprometto di rileggere con calma. Spesso, ovviamente, non ci
riesco e le pagine si accumulano, finché non decido di fare spazio. Ma, mentre i
titoli passano sotto gli occhi, capita di avere (amare) sorprese. Era l’aprile
2010 e un grande quotidiano nazionale riportava la notizia di un convegno di
grandi economisti, organizzato da Gorge Soros, dedicato ad un confronto sul
“dopocrisi”. Perché l’amarezza? Primo: nel 2010 si parlava di “dopo crisi”,
orizzonte di cui, oggi, nessuno si sente più di parlare, se non in termini
probabilistici e, al massimo, speranzosi. E poi, leggiamo queste parole: Gli
invitati concordano che i paradigmi economici dominanti negli ultimi decenni,
improntati alla ritirata dello Stato regolatore perché il mercato garantisce una
sua razionalità ed efficienza superiori, «devono cambiare». I venticinque di
Bedford affermano che la disciplina economica nelle università «è stata
manipolata dal mercato» e «si è distaccata dal pianeta Terra, quindi non
riflette più il mondo reale». Bene, sono pienamente d’accordo! E però dove
siamo, quattro anni e passa dopo, almeno qui da noi? Il capitalismo finanziario
detta ancora legge: il suo continua ad essere un vero e proprio strapotere. Le
banche continuano a rappresentare il fulcro di quell’emergenza-credito che
contribuisce a strozzare ogni possibilità di ripresa. Altri Paesi (la Spagna, la
stessa Grecia!) iniziano a ripartire: e noi? Cito alcuni titoli di un rapporto
del Centro Studi di Confindustria dello scorso giugno: “La partenza ritardata e
lenta. Investimenti penalizzati da incertezza e redditività ai minimi; le banche
hanno stretto fortemente le condizioni per la concessione di prestiti a scadenza
ravvicinata... Questo anello mancante nella catena di normale trasmissione dei
meccanismi del riavvio della produzione (che parte dal ritorno della fiducia e
dal miglioramento delle aspettative) fornisce una convincente spiegazione del
ritardo con cui la ripartenza dell’economia italiana sta avvenendo. E continuerà
a essere un ostacolo …”. Faccio una domanda al governo: non sarebbe meglio
lavorare su questi ambiti, piuttosto che incaponirsi nella riforma del Senato?
Buone vacanze.
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