sabato, giugno 28, 2014

Spesa: supermercati a confronto

Abbiamo confrontato i costi, di alcuni prodotti di marca, in cinque supermercati: l’Ipercoop è risultato il più conveniente

Quanto costa fare la spesa oggi? Quanto spendono i cremonesi per il proprio sostentamento quotidiano? E soprattutto, dove si può spendere meno per l'acquisto dei prodotti di fabbisogno quotidiano? Abbiamo fatto la spesa in cinque supermercati di Cremona, abbiamo comprato ovviamente gli stessi prodotti di marca, per poi mettere a confronto i prezzi, allo scopo di capire quale sia il più conveniente. Per rendere il più possibile omogeneo il confronto in alcuni casi abbiamo ponderato i prezzi. I prodotti scelti sono gli stessi che avevamo scelto ben sei anni fa, in occasione della medesima rilevazione fatta nel maggio del 2008: il nostro scopo, oltre a mettere a confronto i cinque supermercati su una ipotetica piccola spesa, è anche quello di vedere concretamente di quanto sono aumentati i prezzi di alcuni prodotti delle marche più conosciute. La prima cosa che si nota, facendo un giro nei principali supermercati, è che negli ultimi anni le offerte speciali si sono moltiplicate: per incentivare gli acquisti, in momento di forte contrazione, è necessario puntare su sconti particolarmente accattivanti. Per questo molti prodotti erano in offerta speciale al momento della rilevazione: come nel caso della pasta Barilla (spaghetti n° 5) che all’Iper di
Gadesco costa 1,08 euro al kg o come la passata Pummarò Star che all’Ipercoop costa 0,88 euro, come pure la Coca Cola a 1,41 euro per la confezione da 1,5 litri + 250 ml in omaggio. I Ringo Pavesi erano in offerta all’Italmark di via Dante. Mentre sempre all’Ipercoop l’olio Bertolli Gentile è particolarmente scontato: lo si può acquistare a 3,29 euro. Il Kinder colazione più è in offerta all’Iper a 2,15 euro, mentre i crakers del Mulino Bianco sono in offerta sia all’Ipercoop sia all’Esselunga. Sempre all’Esselunga c’è il prezzo più basso delle sottilette Kraft. Il bagno schiuma Felce Azzurra Paglieri, invece, costa meno all’Iper: 1,20 euro la confezione. Per rendere il confronto dei prezzi il più omogeneo possibile, abbiamo acquistato senza utilizzare alcun tipo di tessera. Neppure quella dell’Ipercoop, che avrebbe consentito un risparmio ulteriore del 30% sui prodotti di marca, per l’operazione denominata "Scegli tu": nel nostro caso il 30% in meno ci avrebbe consentito di risparmiare sui prodotti del Mulino Bianco, Kraft, Star e Bertolli. Ma di quanto è aumentata la spesa rispetto a sei anni fa? Abbiamo messo a confronto la stessa spesa fatta sei anni fa all'Ipercoop e all'Iper di Gadesco e all'Esselunga: all’Ipercoop la stessa spesa costa circa il 14% in piu, mentre all’Iper circa l'11% in più e all’Esselunga ancora il 14% in più. C'è da dire che , purtroppo gli stipendi non sono aumentati in egual misura. Guardando ai singoli prodotti, alcuni risultano diminuiti, forse anche grazie, come detto, alle numerose offerte. E' il caso del bagnoschiuma Felce Azzurra, dello Shampoo Garnier, degli spaghetti Barilla, dell'olio Bertolli.

L'INDAGINE REGIONALE Secondo un’analisi effettuata dalla Camera di Commercio di Monza e Brianza, che prende in esame il “carrello della spesa” nei capoluoghi della Regione, del resto, il carrello della spesa a Cremona è tra quelli che sono incrementati meno nell'ultimo anno: si parla dello 0,3% per i beni di largo consumo, contro gli 1,2% della Lombardia. Il carrello della spesa, invece, è pari a -3,2% in meno della media lombarda. Nelle altre province lombarde Bergamo è la città più economica della Lombardia per il carrello della spesa (-6,7% rispetto alla media lombarda), seguono Como, Mantova, Cremona e Lodi. Milano e Varese le più care (rispettivamente +8,5% e +8,4% rispetto alla media regionale). Nell’ultimo anno, i prezzi degli alimentari crescono di più a Varese (+4,5%) e a Lecco (+3,6%), leggermente sopra la media lombarda anche Milano (+2,2%) e Monza (+1,4%). Bergamo è l’unica città in cui diminuiscono i prezzi (-0,5%). Analizzando singole voci, emerge però che sotto il Torrazzo una colazione costa più che nel resto della Lombardia (2,44 euro, contro il 2,34 lombardo), mentre il pranzo in pizzeria è tra quelli meno costosi (8,99 euro di media, contro il 9,46 lombardo). Guardando il dato medio lombardo, si evidenzia comunque un aumento contenuto per il carrello della spesa delle famiglie: si tratta di circa 28 Euro in meno nelle tasche delle famiglie lombarde. Sei mesi fa l’aumento si attestava a +2,6%. Il risparmio è soprattutto alla cassa, se si sta attenti ai prodotti acquistati. Setacciando, infatti, le offerte si può risparmiare dal 20% al 36% mentre il ricorso alle promozioni nella grande distribuzione si mantiene intorno ai massimi storici, vale a dire il 30% dei prodotti venduti. Rincari in Lombardia anche per il costo dei servizi: le consumazioni al bar costano in media l’1,3% in più rispetto allo scorso anno, mentre un pranzo in pizzeria costa meno di 10 euro (+0,8% in un anno).

Democratellum: un sistema elettorale che rispetta la nostra Costituzione

Il deputato cremonese pentastellato, Danilo Toninelli: «Abbiamo incontrato un Renzi poco disposto al dialogo»

Niente di conclusivo, a oggi, nel confronto apertosi tra Renzi e il Movimento 5 Stelle rispetto alla riforma elettorale: il "Democratellum" proposto dai pentastellati, in contrapposizione all'"Italicum" del premier. Sullo sfondo, la governabilità del Paese, ma con la necessaria garanzia di costituzionalità della legge elettorale. All'incontro con il presidente del consiglio era presente anche il deputato cremonese 5 Stelle Danilo Toninelli. «Ci siamo trovati di fronte un Renzi borioso e dall'atteggiamento dominante, che però aveva capito ben poco dei contenuti della nostra proposta - ha raccontato Toninelli. Egli porta avanti il suo mantra, quello di avere un vincitore la sera stessa delle elezioni, quando in realtà non è quello che determina o meno la governabilità del Paese. L'Italicum da lui proposto potrebbe esser dichiarato incostituzionale, e questo ci porterebbe a trovarci nella stessa situazione in cui ci troviamo ora con il Porcellum. In sostanza la proposta di Renzi altro non è che un Porcellum bis». E la vostra proposta? «La nostra proposta di legge elettorale, votata da 230mila iscritti al Movimento, garantisce invece tutti i principi elettorali, la governabilità e la garanzia per l'elettore di scegliere i propri candidati. Ma per noi è soprattutto fondamentale la "pulizia" delle liste elettorali, attraverso la preferenza negativa. L'Italia non si può permettere di tornare indietro, né di rimanere in una crisi istituzionale per 8 anni a causa del Porcellum. Non è sufficiente per noi esprimere le preferenze a favore, ma prevediamo nella nostra proposta anche una preferenza negativa. I partiti sono così obbligati a monte a evitare di candidare persone impresentabili. Il nostro progetto è contro il voto di scambio. Abbiamo disgiunto la scheda del voto al partito dalla scheda della preferenza. Questo significa che il cittadino avrà due schede su cui votare: una sarà dedicata alla cancellazione dei nomi dei candidati che egli considera "impresentabili". L'altra scheda sarà quella in cui poter invece esprimere la propria preferenza, che può essere data anche ad un candidato di un partito diverso da quello votato. In questo modo si garantisce costituzionalità e governabilità del Paese». Cosa succederà ora? «Il premier si è detto disponibile a fare delle proposte di modifica. Il nostro compito sarà quello di fargli capire che dalla democrazia pubblicitaria a cui siamo abituati, bisogna passare ad una democrazia di contenuti. Dire che il premier dovrà essere il "sindaco d'Italia" è una presa in giro ai cittadini, in quanto i ruoli e i compiti sono completamente diversi. Il sindaco ha un ruolo amministrativo, il parlamento ha un ruolo legislativo. Il ruolo del Movimento 5 Stelle è fondamentale, in questo senso: dobbiamo alzare il livello di consapevolezza della gente, facendo sì che possa distinguere le promesse concrete dagli spot pubblicitari». Cosa vi aspettate dal secondo incontro che avrete a breve con Renzi? «Nel secondo incontro è fondamentale che vengano spiegate le proposte dell’uno e dell’altro. Non vogliamo dare degli ultimatum, il nostro obiettivo è solo quello di fare una buona legge elettorale, che non corra rischi di incostituzionalità. Tuttavia vogliamo fare una domanda al Pd: per quale motivo si rifiuta di inserire le preferenze nella propria proposta di legge? Se ci chiuderanno la porta in faccia per andare avanti con la loro idea, avranno detto no ad una forza Democratica, continuando invece a fare accordi con una forza collusa come Forza Italia. Quando Renzi incontra il M5S gli incontri sono resi pubblici, si possono vedere in streaming. Quando incontra Berlusconi, invece, lo fa nel buio delle loro stanze, senza farlo sapere e soprattutto senza rendere noto quanto si dicono».

Un’oasi per gli anziani nel cuore di Cremona

La nuova casa di riposo “Giovanni e Luciana Arvedi” è stata inaugurata sabato scorso alla presenza delle autorità cittadine
Soddisfazione del presidente Umberto Lonardi: «Ho voluto realizzare un sogno: una struttura che salvaguardi la dignità delle persone»

Solo tre anni per dar vita ad un progetto importante: la realizzazione della Casa di riposo "Giovanni e Luciana Arvedi" di Cremona (ex La Pace). La struttura, presentata ufficialmente alla città nella mattinata di sabato 21 giugno alla presenza del vescovo Lafranconi, delle maggiori autorità del territorio e di molti cittadini, è nata grazie alla sinergia e alla volontà un gruppo di soggetti: Giovanni Arvedi, che ha acquistato la struttura, donandola alla Diocesi di Cremona; quest'ultima che, a sua volta, l’ha messa a disposizione della Fondazione “La Pace onlus”, presieduta dal dottor Umberto Lonardi e costituita nell’aprile del 2011 dalle case di riposo di Casalmorano, Castelverde, Cingia de’ Botti e San Bassano, insieme alla “Società di mutuo soccorso e previdenza tra i sacerdoti della diocesi di Cremona” e alla Cooperativa “Armonia”. Dice il dottor Lonardi di avere accolto con entusiasmo il compito assegnatogli, portando avanti l’obiettivo «di realizzare qualcosa che consenta agli anziani di salvaguardare la propria dignità». La struttura nasce per rispondere ad un concreto bisogno della nostra città. «In provincia di Cremona, negli anni, si è creata una vera e propria specializzazione nella cura e nell'assistenza all'anziano, tanto che vi è un numero di posti letto che è superiore al numero di ultrasettantenni - evidenzia Lonardi. La città, al contrario, risulta fortemente carente nell'offerta di posti disponibili, situazione che impone a molti cremonesi di doversi rivolgere a strutture esterne, con tutti disagi che ciò comporta dal punto di vista logistico. Il recupero della Pace, pur non risolvendo completamente il problema, ha consentito di incrementare la disponibilità di posti. Inoltre abbiamo recuperato una struttura che è sempre stata un fiore all'occhiello per i cremonesi, proprio nel cuore della città, ma che da anni era abbandonata». Tutto è stato possibile, sottolinea Lonardi, grazie ad un benefattore: «Solo l'impegno e la volontà di Giovanni Arvedi e di sua moglie Luciana ci hanno permesso di realizzare tutto questo. Hanno risposto con entusiasmo ad ogni mia richiesta, impegnandosi affinché il progetto riuscisse al meglio. Un elogio va anche al vescovo e al vicario generale, che mi sono stati vicini, condividendo il mio sogno. Infine voglio spendere una parola di elogio anche per gli enti fondatori, che ci hanno consentito di essere contrattualizzati con i contributi regionali cedendoci alcuni posti letto, che sarebbero toccati a loro. Questo ci consente di avere una parte dei nostri posti letto con una retta a 52 euro giornaliere, contro i 92 della retta intera. Inoltre i fondatori, forti della loro pluriennale esperienza, ci hanno permesso di partire con una marcia in più. Ringrazio anche il direttore, Marina Generali, che è lo stesso di Cingia de Botti, struttura che riceve costantemente elogi da parenti e da ricoverati per la sua efficienza e per il comfort». La struttura è ora perfettamente funzionante dal 10 febbraio, mentre da aprile è anche contrattualizzata con il Servizio sanitario nazionale. «Possiamo accogliere 84 pazienti Rsa, di cui circa la metà gode del contributo del Servizio sanitario nazionale. Abbiamo inoltre una seconda palazzina, che accoglie 10 persone in comunità-alloggio per persone parzialmente autosufficienti che usufruiscono di prestazioni alberghiere e di un piccolo aiuto quotidiano; altre 10 persone sono invece ospitate in mini-alloggi protetti: veri e propri appartamenti composti da camera da letto, servizi e soggiorno con cucina. Il tutto è direttamente collegato alla struttura sanitaria. Abbiamo poi il Centro diurno integrato, che ospita fino a un massimo di 30 persone. Dunque, a regime la Casa potrà servire non meno di 130 anziani. I dipendenti sono invece una sessantina». La struttura ha ancora a disposizione una ventina di posti per solventi. La cerimonia di apertura ufficiale ha visto la presenza di tutti gli ospiti, dei loro familiari e di molti cittadini. Molte le autorità intervenute: oltre ai coniugi Arvedi, accompagnati dai loro familiari, c’erano il sindaco Galimberti, la presidente del Tribunale Ines Marini, il capo di gabinetto della Prefettura Boumont Bortone, il questore Vincenzo Rossetto, il presidente della Provincia Massimiliano Salini, il consigliere regionale Carlo Malvezzi, il direttore generale dell’Asl, Gilberto Compagnoni e numerosi altri rappresentanti delle istituzioni. Fondamentale l’apporto logistico dei volontari dell’Avulss cremonese, la benemerita associazione che si occupa dell’assistenza dei malati che proprio nella casa di riposo di via Massarotti avrà la sua sede operativa, insieme a quello dei membri del “Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta”. La struttura è pensata per essere dotata di ogni comfort e con tecnologia avanzate, che consentono una cura completa dell'anziano: dalla doccia attrezzata alla palestra per la riabilitazione. «Gli aspetti tecnologici sono stati curati dall'architetto Massimiliano Beltrami e dall'ingegnere Claudio Brambilla, che hanno lavorato senza risparmiarsi» evidenzia Lonardi. Grande cura anche all'aspetto alimentare: i pasti verranno infatti preparati in cucine all'avanguardia, costruite nel seminterrato della struttura, e gestite dalle Officine Culinarie. «La qualità del pasto sarà molto alta perché è un momento importante per la vita dell'anziano » evidenzia ancora il presidente. Un punto di orgoglio per la struttura è la chiesa e in particolare il suo altare, scolpito dallo scultore Ferraroni; ogni giorno alle 10 viene proposta una messa aperta a tutta la cittadinanza, oltre che agli ospiti della struttura.

Volano gli stracci

Venti forti di burrasca, dopo la sconfitta. È avvenuto con la Nazionale di calcio, e me ne dispiace molto. Sono quindi volati gli stracci dopo la disfatta subita in Brasile: il presidente federale si è dimesso, l'allenatore si è dimesso e i giocatori “anziani” ce l'hanno con i giovani che fanno i figurini. Dalle nostre parti, volano gli stracci in casa della Lega, al punto che il candidato sindaco Zagni si dimette da consigliere comunale e prontamente viene accusato dai compagni di partito... come dire: dal momento che non puoi occupare poltrone di prestigio, chi se ne importa della politica e del mettersi a disposizione per servire la città. E poi ancora, ex leghisti contro leghisti, Demicheli che attacca Carpani, tornando a rancori, ovviamente politici, delle origini. Anche Perri, probabilmente, lascerà il consiglio comunale. Onestamente nessuno lo immagina a capo dell'opposizione: un ruolo politico che non è nelle sue corde. E volano gli stracci in Forza Italia, Nolli scrive che l'attuale dirigenza deve andare a casa: il cerchio magico, lo chiama lui. Echi idealistici? Non si sa, però si sa che non è andato alla riunione con Gelmini e Toti. Ma, e qui si chiude il cerchio, anche se non magico, volano gli stracci anche nel Pd: erano in cinque a contendersi la presidenza del Consiglio comunale e, con vivida metafora, ci dicono che si stavano sbranando. Alla fine verrà proposto l'ex sindaca di Isola Dovarese, Simona Pasquali. Mi pare che, in tutto questo, non brilli l’astro luminoso dello spirito di servizio: piuttosto, la ricerca di un posto al sole. Forse non sono proprio volati gli stracci, due giorni fa, nel consiglio della Libera Agricoltori, editrice del giornale “La Provincia”, ma certamente l'ambiente era surriscaldato. Si dice che non tornino i conti: si sa, sono momenti duri. Per rimettere la macchina in carreggiata, sono state prese decisioni importanti e forse dolorose, i cui effetti, probabilmente, saranno visibili a settembre. Del resto, i mezzi di informazione in generale, compresi quelli locali, stanno facendo tutti, ma proprio tutti, molta fatica a far quadrare i bilanci. Ed io che sto pensando di crearne uno nuovo? Mah...

Inceneritore, il pericolo dell’accumulo di sostanze tossiche

L'inceneritore di Cremona emette ogni giorno 1,5 milioni di metri cubi di sostanze tra le più varie. Lo spiega Federico Balestreri, medico di Isde - Medici per l'ambiente di Cremona. L'associazione da tempo manifesta la propria contrarietà all'impianto, che, secondo Balestreri, "è durato già venti anni più del dovuto. Del resto la nostra posizione coincide con quanto previsto dalla normativa della Comunità europea, secondo cui entro il 2020 si devono abbandonare inceneritori e discariche nella gestione dei rifiuti». La decisione di ripristinare la linea 1, o peggio ancora, di fare un revamping «è innanzitutto una scelta che va contro la tutela della salute, ma è anche contraria alle decisioni della Comunità europea - evidenzia Balestreri -. Allo stesso tempo rappresenta un vero e proprio suicidio economico, nonché la dimostrazione di un'assoluta cecità di obiettivi. Invece di andare avanti, si torna indietro. Ma l'inceneritore rappresenta prima e soprattutto un problema di salute: «Esso emette sostanze riconosciute cancerogene: diossine e metalli pesanti, che persistono nell'ambiente per anni - spiega il medico. Quindi, anche se i quantitativi emessi in atmosfera sono a norma di legge, facendo un bilancio di massa abbiamo un bioaccumulo. Ad esempio a Brescia - dove c'è un inceneritore molto grande - si è fatta un'indagine sulla qualità dell'aria, ed è risultato un quantitativo di diossine superiore di quello di Taranto, dove c’è sita l'Ilva. Sostanze provenienti sicuramente dall'inceneritore, in quanto l'indagine è stata fatta in agosto, quando le altre industrie sono chiuse». Gli effetti complessivi che i venti anni di inceneritore avranno sulla salute dei cittadini si sapranno con certezza tra un'altra ventina d'anni, come evidenzia Balestreri. «Inoltre, anche una volta spento, le diossine hanno bisogno di un tempo di dimezzamento pari a sette anni per l'ambiente e dodici per l'organismo umano». Secondo Isde, la strada da intraprendere è un'altra. «Lo smaltimento dei rifiuti esige, innanzi tutto, una seria politica delle “R”, come Razionalizzazione, Riduzione della produzione, Raccolta differenziata, Riciclaggio, Riuso, Riparazione, Recupero» evidenzia l'associazione. «Solo dopo aver attuato tutti i punti precedenti, si potrà eventualmente valutare correttamente la migliore tecnica impiantistica per lo smaltimento della frazione residua scelta tra i sistemi che garantiscono meglio salute umana ed ambiente. Solo con questa politica, oltre a ridurre i costi economici, si possono ottenere impatti ambientali e sanitari inferiori a quelli prodotti dagli inceneritori e dalle discariche». L'incenerimento dei rifiuti è, fra tutte le tecnologie, la meno rispettosa dell'ambiente e della salute, sempre secondo i medici per l'ambiente. «E’ inevitabile la produzione di ceneri (che rappresentano circa 1/3 in peso dei rifiuti in ingresso e devono essere smaltite in discariche speciali) e l'immissione sistematica e continua nell’atmosfera (di milioni di m3) di fumi, polveri grossolane (pm10) e fini (pm2,5 , ovvero con diametri inferiori a 2.5 micron) costituite da nanoparticelle di sostanze chimiche (metalli pesanti, idrocarburi policiclici, policlorobifenili, benzene, diossine e furani, ecc.) estremamente pericolose, perché persistenti ed accumulabili negli organismi viventi» evidenzia ancora l'associazione. «La combustione trasforma infatti anche i rifiuti relativamente innocui, quali imballaggi e scarti di cibo, in composti tossici e pericolosi sotto forma di emissioni gassose, polveri fini, ceneri volatili e ceneri residue che richiedono costosi sistemi per la neutralizzazione e lo stoccaggio». Gli effetti più devastanti di questi inquinanti colpiscono le persone più fragili: malati, bambini, donne in gravidanza, anziani. «Il rischio non è solo riferibile ad una maggiore incidenza di tumori, ma anche ad altre problematiche quali: incremento dei ricoveri e della mortalità per cause respiratorie e cardiocircolatorie, alterazioni endocrine, immunitarie e neurologiche» evidenzia Isde. «Si ribadisce che in problematiche così importanti e complesse devono sempre essere privilegiate le scelte che si ispirano al principio di “precauzione”, alla tutela e salvaguardia dell'ambiente, consci che la nostra salute e quella delle future generazioni è ad esso indissolubilmente legata, come le drammatiche esperienze su amianto, benzene, piombo e polveri fini dovrebbero averci insegnato».

lunedì, giugno 23, 2014

Inizia il regno di Filippo

Intervista ad ampio raggio con il nuovo sindaco Casalmaggiore, Bongiovanni
Tasi, in arrivo una batosta? «Non potremo farne a meno». Subito un incontro sulla sicurezza
di Vanni Raineri

Sembra ancora stanco, Filippo Bongiovanni. La campagna elettorale lo ha stremato, e quella rincorsa che gli ha permesso di superare sul filo di lana (per soli 51 voti) l’ex sindaco Silla sembra tutt’altro che una metafora. Non c’è tempo per riposarsi o pensare alle ferie: subito al lavoro per formare la squadra di governo, poi (ieri sera) il primo consiglio comunale, le polemiche post elettorali con nemici, alleati o pseudo tali, i contatti con i dipendenti e il ricco mondo dell’associazionismo casalese per entrare nei meccanismo del nuovo incarico. Insomma giorni di duro lavoro, nei quali il neosindaco ritaglia un’oretta per una prima intervista ad ampio raggio. Allora, partiamo dalla nuova giunta, resa nota a metà settimana. Si partiva dal già annunciato vice sindaco, nonché assessore ad Urbanistica, Lavori Pubblici e Viabilità, il 50enne Giovanni Leoni, già nello stesso ruolo in Provincia. Gli altri assessori sono la 32enne Pamela Carena (Cultura, Turismo e Politiche Giovanili), il 39enne Marco Poli (Bilancio), il 52enne Gianfranco Salvatore (Servizi Sociali, Terzo Settore e Commercio) e la 37enne Sara Valentini (Attività Produttive, Lavoro e Istruzione). 
«Abbiamo puntato su profili di valore ed esperti del settore. Alte professionalità che non formano una squadra tecnica, ma politica con esperienze tecniche. Leoni è una grande risorsa, dopo 10 anni da sindaco a Gussola e 5 da assessore provinciale: anche per la sua professione conosce benissimo la materia. Con lui risalta l’aspetto di Casalmaggiore capoluogo di un ampio territorio che deve pianificare assieme i servizi». E subito una prima verifica: giovedì pomeriggio Bongiovanni ha incontrato i sindaci dell’Unione Palvareta Nova e della futura unione senza nome (l’odierna Municipia con Gussola, Martignana e Torricella) per la partecipazione congiunta a un bando sulla sicurezza, che riguarda videosorveglianza, varchi elettronici e altri aspetti. Presenti anche i comandanti dei Carabinieri Spadano e della Polizia Municipale Biffi. Tra gli incarichi spiccano nuove deleghe. «La principale novità è forse quella del Lavoro: l’ho inserita perché dopo il riordino delle Province ancora non si sa quale ente avrà la delega. Sin qui era compresa nei Servizi Sociali, ma credo debba essere scollegata. Quanto al Commercio, la richiesta è venuta in campagna elettorale e lo stesso assessore Salvatore è un commerciante». 
Anche a Casalmaggiore mettere d’accordo i commercianti non sembra facile. 
«Lui farà da filtro e punto di riferimento per le diverse istanze». 
Un’altra delega riguarda le frazioni, che di fatto le hanno consegnato l’incarico di sindaco. Una forma di ringraziamento? 
«Sulle frazioni ho in mente diverse cose, vedrete quali attenzioni vi dedicheremo. Se i cittadini delle tante frazioni hanno risposto in questo modo nelle elezioni evidentemente è perché prima si sono sentiti abbandonati, probabilmente i consiglieri eletti non rispondevano alle loro istanze». 
Ancora da decidere la presidenza del Consiglio comunale, che probabilmente andrà a Marco Micolo, diversi consiglieri avranno deleghe. Ad esempio lo sport potrebbe andare a Giuseppe Scaglioni, che verrà ripescato in Consiglio assieme a Silvia Tei e Fabio Boldrini dopo le dimissioni degli assessori, previste dalle legge per i comuni con oltre 15000 abitanti. 
Ma veniamo ai due gruppi che di fatto, appoggiandola al ballottaggio, le hanno consentito di vincere: il Listone di Rossi e il centro destra di Ferroni. I primi hanno risposto “no grazie” all’offerta di un assessorato, i secondi lo volevano, non l’hanno avuto e minacciano battaglia. 
«Ci sono stati diversi contatti nell’ottica di premiare i profili, Speravo che Rossi ci desse una mano ma ha pensato di non accettare. Al Bilancio poi abbiamo trovato in Poli la persona ideale. Quanto a Ferroni, gli ho proposto di occuparsi del Parco Golena del Po e dei Bandi europei, temi che gli stanno da sempre a cuore. Penso che lì possa essere valorizzato, e dal primo approccio mi è sembrato soddisfatto. Spero davvero di collaborare con lui, ma anche di mantenere un buon rapporto con gli amministratori uscenti: i passaggi delle consegne che stanno avvenendo nei vari assessorati lo fanno sperare». 
Tra i temi caldi, c’è quello della viabilità. Silla aveva nel cassetto un progetto sulla rotatoria Lidl di minori dimensioni e non perfettamente in asse come vorrebbero i regolamenti. 
«Le strade provinciali devono rispettare parametri e normative. C’è il tema di poter gestire a livello comunale queste strade, vedremo». 
La tanto attesa tangenziale est per alleviare il traffico sull’Asolana in città? 
«Garantiamo attenzione e ascolto, assieme a Leoni, collaborando con Autocisa e le altre parti interessate. Vedremo». 
 Vedremo, vedremo, ma almeno mi dice cosa pensa degli speed check? Ogni tanto qualcuno viene abbattuto, che non piaccia a tanti cittadini è comprensibile, ma a lei? 
«Credo che la prevenzione la si faccia pattugliando e utilizzando in certi casi lo strumento idoneo per sanzionare. Per la verità, quei contenitori lì non è che li veda di buon occhio». 
Abbiamo già fatto un paio di accenni alla sicurezza, sia per l’incontro coi sindaci che per le sanzioni sulla strada. Non vi è dubbio che dopo la campagna elettorale le attese sul tema sono alte. 
«Siamo partiti subito col bando sulla nuova tecnologia. Le telecamere che ci sono non funzionano, serve fare qualcosa e penso alle nuove tecnologie digitali. I Carabinieri mi dicono che da qualche settimana i furti sono in diminuzione». 
 Accipicchia, ha fatto il miracolo in pochi giorni? O i ladri temono il nuovo sceriffo? 
«Per carità, è che vanno in ferie anche i ladri... Seriamente, puntiamo molto sulla collaborazione con le forze dell’ordine ». 
Si dice che chiederà alla Polizia Municipale una maggiore presenza, soprattutto nelle ore serali. 
«D’estate già lo fanno, e anche i Carabinieri sono attivi in questo senso. Anche queste sono cose da valutare assieme, certo la loro presenza scoraggia i malintenzionati ». 
Passiamo alla Cultura. Nel primo dibattito pubblico criticò la spending review del suo predecessore dicendo che era iniziata con l’assunzione del direttore del Teatro. Su questa base, crede che sarà facile gestire i rapporti con Giuseppe Romanetti? 
«Ribadisco che non avrei fatto la scelta che ha fatto Silla, ma non credo che quanto detto pregiudichi il rapporto: meglio parlar chiaro che alle spalle della gente, poi vedremo il budget da assegnare. L’idea del programma resta quella di agganciare la cultura al turismo, e garantisco che valutiamo anche progetti importanti legati all’Expo. Già il 2 luglio verrà a Casalmaggiore l’assessore regionale al Turismo Cristina Cappellini per un’analisi ad ampio raggio. Posso dire che ci sarà spazio per le iniziative dei privati, che avranno le porte spalancate». 
Capitolo Tasi, tema ostico
«Ci sono le prime proiezioni, ora si tratta di stabilire come modulare le tariffe, sia per le prime case che per le seconde, colpite già dall’Imu. Il bilancio già impostato ci concede pochi spazi di manovra, dal 2015 spero di dare più respiro ai cittadini». 
Dica la verità, per qualcuno si profila una batosta? 
«Sì, purtroppo credo che non potremo farne a meno». 
Le Fondazioni. Già la settimana scorsa anticipammo le dimissioni di Stassano da Santa Chiara, mentre al Busi c’è da sostituire il presidente Bini. 
«Non ci sono novità. Per Santa Chiara capiremo le professionalità per coprire gli incarichi. Lo stesso vale per l’Azienda Farmaceutica. Sul Busi abbiamo le idee chiare, ma le sveleremo più avanti». 
Se le aspettative sono alte per garantire la sicurezza, di pari passo ci sono i timori per un abbassamento della guardia sul tema della povertà dilagante. 
«Non ne faccio una questione di soldi. So che i casi di disagio continuano ad aumentare, e i servizi sociali dovranno prendersi carico di nuove situazioni. I prossimi sei mesi serviranno per monitorare il quadro complessivo, poi faremo solo scelte politiche». 
Chiudiamo con la sua appartenenza alla Lega Nord. Lei è del 1980, ma ha già maturato importanti esperienze politiche. Tra 5 anni avrà 39 anni e già alle spalle un mandato da vice presidente della Provincia e uno da primo cittadino di un grande comune. E i nuovi sindaci leghisti non sono poi tanti. Molti le accreditano un futuro importante nel partito, considerata anche la sua immagine non proprio aggressiva. 
«Si dice che ci sia una Lega di governo e una di lotta. Io faccio parte della prima, e voglio cambiare le cose “dall’interno”. In Provincia sono capitato nei 5 anni peggiori, ma abbiamo fatto scelte forti. Nella Lega non sono il segretario politico, sono a disposizione del partito, ma ora avrò a che fare coi problemi di un sindaco». 
In provincia non è che nel partito siano tutte rose e fiori. 
«Il commissario provinciale Mattia Capitanio è una persona eccezionale, e qui mi ha lasciato carta bianca. Ora serve ricostruire la segreteria per avere un rappresentante eletto. Ci sono problemi da superare, ma, ripeto, se serve qualcosa sono qui a disposizione». 
Tra pochi giorni a Casalmaggiore c'è la Fiera di Piazza Spagna, prima uscita ufficiale di Filippo tra i suoi “sudditi”. Filippo, Spagna, un regno. Ricorda qualcosa?

Una legge a tutela dei genitori separati

L’avvocato: «Iniziativa importante soprattutto per i padri che divorziano e che spesso finiscono ai limiti della povertà»
Le critiche: una normativa discriminatoria nei confronti delle coppie non sposate e dei figli naturali

Una nuova legge regionale arriva in aiuto di genitori separati e divorziati con figli a carico. E giunge proprio in momento di crisi che colpisce in modo particolare coloro che vivono situazioni familiari difficili: una fascia di popolazione in condizioni di fragilità sociale che è in aumento. La norma è stata approvata pochi giorni fa dal Consiglio regionale della Lombardia, e prevede diverse agevolazioni per i genitori separati, come punteggi maggiori nelle graduatorie per avere un alloggio pubblico, sostegni economici, assistenza. «Si tratta di un'iniziativa molto importante, considerando il periodo di grande difficoltà e crisi che il nostro Paese sta attraversando, che in modo particolare colpisce proprio questa fascia della popolazione - evidenzia l'avvocato Emilia Codignola -. La separazione ha dei risvolti economici non indifferenti, soprattutto per i padri, che non a caso vengono considerati oggi i nuovi poveri. Molti devono impiegare buona parte del proprio stipendio per le spese di mantenimento dei figli. Inoltre l'abitazione della coppia viene assegnata alla madre, così si trovano a dover trovare un'altra sistemazione in affitto. Questo spesso li pone ai limiti della povertà». Vi sono delle caratteristiche ben precise per poter accedere a queste agevolazioni. «La legge è rivolta a coppie residenti in Lombardia da almeno cinque anni e che siano separate legalmente da non più di tre anni - spiega ancora l'avvocato -. Devono inoltre trovarsi in una situazione di disagio che sia documentato attraverso l'attestazione Isee, con un reddito non superiore a 12mila euro. Per redditi superiori si deve invece presentare una documentazione integrativa che attesti l'effettiva situazione di difficoltà, come ad esempio l'attestazione di disoccupazione o di cassa integrazione». Questo il contenuto dell a legge regionale Saranno promossi protocolli d'intesa con gli enti locali e gli enti pubblici e privati per la concessione di alloggi a canone agevolato in prossimità del luogo di residenza dei figli o comunque nelle immediate vicinanze; forme di locazione agevolato temporanea per un periodo massimo di trentasei mesi; l’assegnazione di alloggio di edilizia residenziale pubblica in via d’urgenza, in deroga alle graduatorie comunali. Per quanto riguarda il sostegno economico sono previsti interventi di concessione temporanea di contributi e di misure di credito agevolato finalizzati. Il fondo stanziato per l’anno 2014 è di 4 milioni di euro. Il provvedimento prevede anche che la Giunta presenti annualmente una relazione al Consiglio regionale. Approvato a larga maggioranza anche un ordine del giorno che invita la Giunta, a un anno dall’entrata in vigore della legge, a valutare compatibilmente con le risorse disponibili l’estensione degli aiuti anche al genitore non coniugato. Come accedere agli aiuti «Bisogna rivolgersi al Consultorio della propria Asl di riferimento: con esso viene sottoscritto un patto di corresponsabilità - spiega ancora Emilia Codignola -. Il sostengo è pari a 2.400 euro a testa, erogati in tranche da 400 euro al mese». Le critiche La nuova legge non è stata esente dalle critiche, come si è visto anche nello stesso consiglio regionale, dove sono state sollevate due pregiudiziali, dal gruppo consiliare del Pd (Marco Carra) e quello del Movimento 5 Stelle (Paola Macchi), con le quali si evidenziavano “dubbi di costituzionalità” per l’esclusione dal provvedimento delle coppie di fatto e perché in esso è anche previsto il criterio dei cinque anni di residenzialità per accedere ai contributi. Marco Carra ha parlato di provvedimento “discriminatorio” perché nell’escludere dalla legge le coppie di fatto con figli si “è andati a togliere dignità a molti lombardi . Non è una legge sulla famiglia ma una legge di aiuti alla genitorialità. Una società che cambia ha bisogno di strumenti nuovi per affrontare le realtà nascenti ma questo provvedimento utilizza ancora strumenti vecchi”. Concetto ribadito anche da Umberto Ambrosoli del Patto Civico : “Si poteva fare – ha detto- una scelta coraggiosa, una scelta di laicità e di imparzialità, da indicare al Paese. Invece, calpestando il buon senso e utilizzando l'unico criterio dell'ideologia, è stata approvata una pessima legge, tutta ideologica e fonte di diseguaglianza “. Per la Vicepresidente del Consiglio regionale Sara Valmaggi il “provvedimento è sbagliato e inutile, pieno di accanimento ideologico come dimostra il fatto di avere inserito la residenzialità nonostante si sappia che già con i paletti attuali nessun immigrato potrà beneficiare degli aiuti”. Per Paola Macchi del Movimento 5 Stelle “si è persa l’occasione per dare una vera e propria risposta, senza distinguere tra genitori di serie A e di serie B”. «Le critiche pervenute da più parti accusano questa legge di non tenere conto delle coppie di fatto, a fronte del dato secondo cui nel 2013 le convivenze hanno superato i matrimoni. Inoltre il 40% dei minori lombardi è figlio di coppie di fatto: questo significa che questa legge mette su piani diversi i figli legittimi e quelli naturali, in controtendenza con la legge nazionale del dicembre 2013, che ne equiparava i diritti. Altro problema è il requisito dei 5 minimi anni di residenza su territorio lombardo: esso va infatti contro due sentenze della Corte costituzionale secondo le quali mettere dei paletti sul periodo di residenza rappresenta una discriminante».

domenica, giugno 22, 2014

Via Dante, un nodo da risolvere

L’architetto Terzi: «L’arteria è di vitale importanza per lo sviluppo cittadino “orizzontale” ma rimangono alcune criticità»

Il nodo “Via Dante”, di cui abbiamo già parlato su queste colonne nello scorso numero, è uno dei temi “caldi” che attendono sul tavolo la neo-insediata Giunta, guidata dal primo cittadino Gianluca Galimberti. Un nodo che è ulteriormente perfettibile ma che, per essere analizzato, compreso, e risolto, necessita di essere interpretato in maniera organica, interrelandolo alla rete generale della viabilità cittadina attraverso un’analisi sistemica e non riduzionistica. Ne abbiamo parlato con l’architetto Massimo Terzi, assessore all'Urbanistica e Lavori Pubblici del Comune di Cremona dal 1995 al 1999 e Assessore alla Promozione, Sviluppo, Gestione Territorio e Qualità Urbana (dal 1999 al 2001). Nel corso di questi mandati ha coordinato e condotto all’adozione la stesura della Variante Generale del P.r.g. Architetto, il sistema Via Dante – Viale Trento Trieste è senz’altro un argomento che Le è caro... «Assolutamente sì. Sono stato sempre favorevole a quel sistema, che venne già pensato dalla giunta Bodini e iniziato durante il mandato di Corada. Purtroppo, a mio avviso, è un tema sul quale a Cremona ci si interroga poco e, d’altra parte, l’operazione fatta a suo tempo non è stata capita». Un’operazione nella quale, all’inzio del decennio scorso, Lei era impegnato in prima persona «Sostanzialmente allora stavo realizzando con la giunta Bodini il Piano Regolatore, che era stato pensato secondo un concetto di mobilità complessivo, dal quale derivava anche il sistema Via Dante – Viale Trento Trieste. Partiamo dal presupposto che oggi le città non si orientano più sul modello radiocentrico ma secondo un sistema che mette in risalto l’elemento geografico più importante. Nel caso di Cremona, questo elemento fortemente caratterizzante è rappresentato dal Parco del Po: una grande risorsa per la città perché contribuisce all’equilibrio del bilancio bio-ecologico e tempera la canicola di una città compatta e densamente cementificata». Quindi sia il Terzo Ponte, sia la cosiddetta Strada Sud andrebbero a contraddire questo modello «A partire da questo contesto, io sono contrario realizzazione della strada sud, che completerebbe il modello radiocentrico, così come alla collocazione del Terzo Ponte laddove è stata pensata (a Cavatigozzi). Proprio perché una parte di ambiente ancora salvaguardato e interessante è proprio lungo il Po, io sono favorevole invece alla viabilità di scorrimento veloce secondo le direzioni est-ovest e estsudovest, attraverso l’autostrada, la quale, per inciso, “liberalizzata” nel tratto Cremona-Castelvetro fungerebbe da raccordo togliendo il bisogno di qualsiasi strada Sud. La Sua idea quindi prende le mosse dallo sviluppo orizzontale della città? «In questi ultimi anni la città si è modificata, spostando lentamente la sua centralità a settentrione, verso via Dante (insieme a parte delle sue funzioni commerciali e direzionali), facendo assumere all’organizzazione urbana un “assetto lineare”, di memoria “LeCorbuseriana”, ossia da oriente a occidente, dal casello dell’autostrada fino al Porto Canale. Questo modello imporrebbe un traffico di scorrimento veloce a settentrione, poi sempre meno rapido sino a diventare ciclabile e pedonale nei quartieri meridionali (quelli aperti verso la zona geografica a forte caratterizzazione). Il mio modello quindi un modello di città in cui il traffico di scorrimento, che si orienta su una direttiva orizzontale, è veloce a settentrione (comprendendo quindi anche il sistema Via Dante – Viale Trento Trieste), diminuendo gradualmente d’intensità man mano che si scende nei quartieri meridionali della zona Po, dove piste ciclabili e pedonali fungerebbero da raccordo con le aree verdi golenali. Questo sistema orizzontale è l’elemento fondante, che ho sempre sostenuto in giunta quand’ero assessore per la sua peculiarità di essere tangente al centro storico di orientarsi su due sensi. Così, a mio avviso, realizzerebbe una città più godibile». In questo quadro, come si può analizzare i problemi di via Dante e viale Trento Trieste? «In generale mi sembra di poter dire che il sistema funziona, anche se è, però, da perfezionare. Per dare un giudizio più dettagliato, servirebbero delle analisi origine-destinazione sul traffico (che ha il Comune). Di positivo c’è da considerare uno snellimento del traffico, la riduzione dell’incidentalità e l’aumento dei parcheggi, che però devono essere razionalizzati e abbelliti, con particolare riferimento proprio a via Dante. Ci sono comunque elementi critici che sono facilmente riscontrabili. Anzitutto, l’onda verde è troppo veloce e questo rende difficile e pericoloso l’attraversamento dei due tratti stradali, con l’inconveniente di non facilitare le connessioni tra i quartieri che sono in fregio alla ferrovia e il centro storico. Un’altra criticità è determinata dai percorsi ciclabili che non sono ben risolti, specialmente in via Dante, dove manca una sufficiente protezione assieme ad una frequente commistione tra ciclabilità e pedonalità. Si è poi provveduto poco all’isolamento acustico, soprattutto su via Dante dove mancano le essenze arboree. Altro nodo, difficilissimo da risolvere, s’incontra nella svolta del traffico proveniente da via Dante verso S. Luca, che incrocia la svolta che da via Ghinaglia porta a S. Luca: quello svincolo non è per nulla sicuro. Come non è sicura neppure, a Porta Venezia, la svolta proveniente da S. Michele che s’immette in piazza Libertà (quasi davanti all’Hotel Continental, ndr). Il mio giudizio è quindi positivo nella misura in cui si ha presente un disegno di città. Ritengo quindi corretto ricercare le giustificazioni in un ambito più ampio e complessivo, valutandone le conseguenze in una logica di modello di mobilità urbana che coincide con l’idea a cui, come utenti, sarebbe auspicabile aspirare, per avere una città più vivibile».

«Chi investe in incenerimento incorre in grave rischio finanziario»

Intervista a Enzo Favoino, ricercatore della Scuola Agraria del Parco
di Monza e presidente del Comitato scientifico Zero Waste Europe»

«Seguendo le indicazioni europee, verranno meno i rifiuti da incenerire.
In pochi anni in Lombardia la produzione complessiva verrà dimezzata»

Continuare a puntare sull'incenerimento dei rifiuti è antieconomico. Lo afferma, in maniera decisa, il professor Enzo Favoino, ricercatore della Scuola Agraria del Parco di Monza e presidente del Comitato scientifico di Zero Waste Europe. «Guardando alle strategie della Lombardia e dell'Europa, appare chiaro che la direzione verso cui procedere è tutt'altra - spiega il ricercatore -. Prendiamo la Lombardia: già da diversi anni ci si è resi conto della grande capacità di incenerimento della regione, pari a 2,5 milioni di tonnellate. Nel frattempo, però, nel Piano regionale rifiuti si sono introdotti degli obiettivi, che prevedono di arrivare al 67% di raccolta differenziata e al -9% di produzione di rifiuti per abitante. Questo significa che di qui a pochi anni la produzione complessiva di rifiuti sarà di 1,2 milioni di tonnellate. Questo ha portato a una riflessione sull'opportunità di dismettere gli impianti di incenerimento». E l'Europa? «Nell'ambito della revisione delle politiche dei rifiuti, in corso in questi mesi, sono trapelate le prime proposte della commissione europea, che propone un pacchetto sull'economia circolare. Ci si è accorti che siccome ci sono milioni di persone nel mondo che stanno acquisendo livelli di sviluppo pari al nostro, stiamo andando verso una crisi da scarsità delle risorse. Per garantire la nostra autosufficienza l'Europa ha stabilito che è necessario riciclare e riutilizzare il più possibile, abbandonando l'obsolescenza programmata degli elettrodomestici. Bisogna costruire beni più durevoli. Veniamo quindi alla proposta europea per i prossimi 10-15 anni: innanzitutto il riciclaggio del 70% dei rifiuti, al netto degli scarti dei processi di riciclaggio; questo significa almeno un 75-80% della differenziata. In secondo luogo si deve fare il 30% di riduzione dello spreco di scarto alimentare. Infine l'obbligo di raccogliere l'organico differenziato in tutta l'Europa. Su quest'ultimo punto, peraltro, buona parte della Lombardia si è già attrezzata con successo, mentre a Cremona c'è un ritardo in questo senso: la differenziata dell'organico si fa infatti solo in alcuni quartieri della città. A questo punto le prudenze che finora ci sono state a Cremona non hanno più senso». A fronte di questo, che senso ha portare avanti l'attività dell'inceneritore a Cremona? «Oggi chi investe in incenerimento incorre in grave rischio finanziario: questo vale per Lgh ma anche per gli enti locali che ne sono soci. All'estero chi possiede inceneritori sta cercando di vendere, con scarso successo: è il caso del colosso tedesco Eon, che non riesce a vendere il suo comparto ambiente perché ha ben 17 inceneritori, che ormai sono inutili. Questo perché investire su simili impianti risulta antieconomico. Chi ha vissuto l'era dell'incenerimento, in Italia (Lombardia ed Emilia Romagna), deve capire che bisogna abbandonarlo». Però c'è una moratoria sui nuovi inceneritori che prevede che le Regioni con sovracapacità di incenerimento possono gestire i rifiuti che non hanno tali capacità... «Vero, ma vi sono delle questioni da tener presenti. Innanzitutto se qualcuno vuole ricevere i rifiuti da altre Regioni deve dichiararlo esplicitamente. Inoltre bisogna ricordare che anche le altre Regioni dovranno seguire le indicazioni europee, riducendo la produzione di rifiuti e incrementando il riciclo. Anche i rifiuti speciali verranno meno, in quanto sono frazioni della separazione meccanica dei rifiuti urbani. Allo stesso modo verrà meno il rifiuto industriale inceneribile, in quanto è recuperabile con il riciclaggio. Questo significa che l'inceneritore è destinato a diventare una scommessa a perdere».

«Sono aziende pubbliche ma si comportano come se fossero private»

La scelta di ammodernare gli impianti in autonomia di Lgh e Aem
Benito Fiori: «La Lombardia ha definito il nostro impianto tra i peggiori»

Ancora polemiche sul tema dell'inceneritore, dopo le parole dure di Francesco Bordi, pubblicate nelle pagine de Il Piccolo sullo scorso numero, con cui l'ex assessore all'ambiente attaccava Lgh e Aem per la decisione di far partire i lavori di ammodernamento della prima linea, nonostante e contrariamente alla decisione - presa dal Comune - di andare verso la dismissione. Così, Bordi ha suscitato la reazione dei vertici delle due società, com’è noto partecipate dal Comune, le quali hanno ricordato una lettera, inviata a suo tempo all’amministrazione, in cui si rileva che "si sia omesso di procedere a un'analisi dei termovalorizzatori installati sul territorio della Regione e delle loro caratteristiche e prestazioni, decidendo invece di considerare, prescindendo da qualsiasi approfondimento e fra l'altro senza che sia stata fornita alcuna motivazione, il solo impianto di Cremona. Pertanto non possiamo esimerci dall'obbligo di valutare ogni azione necessaria a salvaguardia degli interessi delle scriventi società". Ma Bordi non ci sta, anzi: «Innanzitutto non è affatto vero che Cremona è stata l'unica ad essere presa in considerazione: il nostro è solo un esperienza pilota, che verrà poi seguita anche da altri impianti. L'assessore regionale Terzi ha dichiarato che diversi altri Comuni hanno le stesse nostre problematiche e hanno già chiesto di poter avviare percorsi simili al nostro». Bordi contesta anche le tempistiche: «Nella lettera Aem ed Lgh dicono "faremo", ma avrebbero dovuto iniziare a gennaio, invece stiamo ancora aspettando». Inoltre il progetto di rimodernamento della Linea uno, del costo di 5 milioni di euro, sembra non essere mai passato tra le mani degli amministratori. O comunque, non sulla scrivania dell'assessore all'ambiente: «Non ho mai visto il progetto, né sono mai stato consultato per sapere se fosse opportuno portarlo avanti - spiega ancora Bordi. La società ha deciso in piena autonomia». Secondo l'ex assessore il problema sarebbe proprio questo: «Sono aziende pubbliche, ma agiscono come se fossero private. Parlano di voler tutelare i propri interessi, ma il loro scopo dovrebbe essere quello di portare avanti gli interessi della città, non i propri. E i cittadini hanno ampiamente fatto sapere il proprio desiderio di spegnere un impianto, come l'inceneritore, che inquina e che è ormai obsoleto. Almeno, se ci confrontassimo con un privato potremmo scegliere di cambiare operatore». Nelle intenzioni delle due partecipate, inizialmente, l'idea era di realizzare due nuove linee, con la dismissione di quelle vecchie: un progetto che sarebbe costato decine di milioni di euro. «Ma anche la stessa opera di rifacimento della prima linea ha un costo notevole: con quei soldi si sarebbe potuto risolvere il problema dello spegnimento, passando al trattamento biologico e incrementando la raccolta differenziata. Ma l'azienda ha scelto un'altra strada». Soprattutto a fronte del fatto che con le nuove normative questi impianti non hanno più solo valenza regionale, ma sono diventati nazionali: «Questo consente di ricevere i rifiuti da incenerire anche da altre zone del Paese - spiega Bordi -. Questo giustificherebbe l'investimento per il rinnovo della Linea 1, ma andrebbe in controtendenza con quanto stabilito a livello istituzionale». Il dibattito suscita anche l'attenzione delle associazioni ambientaliste cremonesi, che già da tempo sostengono la necessità di dismettere l'impianto cremonese di incenerimento. «La stessa Regione Lombardia ha definito il nostro inceneritore tra i peggiori, ossia tra quelli a più basso rendimento e a più alto inquinamento - evidenzia Benito Fiori di Ambientescienze, che ribadisce l’ulteriore problema posto dalla nuova legge nazionale che permette di incenerire i rifiuti provenienti da tutta Italia. Da parte di Lgh c'è un disegno preciso: ammortizzare la spesa effettuata bruciando i rifiuti che vengono da realtà come Napoli, dove sono in difficoltà per lo smaltimento. Ma una decisione simile va in controtendenza con le indicazioni dell'Unione Europea, secondo cui l'incenerimento va abbandonato entro il 2020». Fiori critica anche il protocollo d’intesa tra Regione Lombardia, Provincia e Comune di Cremona firmato nei mesi scorsi, proprio al fine di studiare la dismissione dell'impianto cremonese. «Si tratta di una “scatola vuota” che rinvia una scelta che comunque spetta e spetterà agli enti locali cremonesi - dice Fiori. Programmare lo spegnimento dipende dalla volontà politica, soprattutto del Comune di Cremona».

sabato, giugno 21, 2014

Al nuovo sindaco nessuno farà sconti

di Daniele Tamburini
Non ha perso tempo il nuovo sindaco e, in men che non si dica, ha formato la sua giunta. Riflettevo che, in questo, i tempi sono davvero cambiati: quando i partiti erano forti, i sindaci dovevano mettere in atto lunghissime manovre di mediazione e contemperamento. Questo, almeno apparentemente, così non è più. Un bene, certo. Speriamo però che la velocità non abbia fatto mancare un po’ di valutazione meditata della situazione e della struttura. È certamente interessante la scelta di scompigliare, di sparigliare la precedente struttura “verticale” degli assessorati, per favorirne l’azione in team e in sinergia. Meno facile, forse, sarà applicarla alla struttura della macchina comunale, ritagliata per settori e competenze. Nella giunta dovrà esserci compattezza di vedute e di orientamento, gli assessori dovranno lavorare insieme, niente più personalismi, perché vi immaginate un ufficio che debba lavorare con due o più assessori, i quali la pensino in modo difforme su una questione? La giunta è strutturata in modo innovativo, ma ci sono, comunque, volti di provata esperienza: come la vicesindaco Maura Ruggeri, Andrea Virgilio ex consigliere provinciale e Alessia Manfredini, che sono i nomi indicati dal Pd. E, infatti, è manifesta la soddisfazione del segretario Piloni che vede nel conferimento di importanti deleghe ( urbanistica, casa, ambiente, acqua, rifiuti) il giusto riconoscimento al partito per il contributo dato in campagna elettorale e per il responso delle urne. La nostra opinione è che Galimberti, nel riprendere la città dopo cinque anni di governo del centro destra, abbia comunque bisogno di andare sul sicuro, forse a scapito di una possibilità di rinnovamento ancora più spinto. Ma l’esperienza e la continuità contano, e io non sono affezionato all’idea del “nuovismo per forza”. Pare che ci sia (forse inevitabilmente) qualche malumore, qualche aspettativa delusa ( Burgazzi, Canale, Carletti del Psi?), inevitabili strascichi, sicuramente, che sempre si hanno dopo il conferimento di incarichi importanti. Ci auguriamo che il nuovo sindaco possa lavorare da subito e bene. Dovrà affrontare problemi grandi, in un quadro di risorse sempre più magre; dar conto ad una opinione pubblica che pretende risultati in tempi brevi, avendo contro una stampa “ostinatamente ostile”. Prima o poi ci sarà da affrontare anche la questione dell’inceneritore, sulla quale credo, come si può leggere in questo numero e immagino nei prossimi, non avrà sconti.

sabato, giugno 14, 2014

Inceneritore: «Lgh ha sempre fatto ciò che voleva»

Francesco Bordi: «Mi sono trovato di fronte un muro e alcuni membri della mia stessa Giunta davano corda alla società
L’ex assessore all’ambiente: «Che senso ha avviare dei lavori da milioni di euro per ammodernare un impianto destinato a chiudere?» 

Lgh ha sempre fatto quello che voleva, senza tener conto delle indicazioni dell'Amministrazione comunale ». Lo dice l'ex assessore all'ambiente Francesco Bordi che, al termine del proprio mandato, ha da togliersi qualche sassolino dalle scarpe in merito alla questione dello spegnimento dell'inceneritore, a lungo dibattuta nei mesi scorsi. «Ho combattuto per anni contro questo atteggiamento, ma mi sono trovato di fronte un muro. A peggiorare le cose, il fatto che alcuni membri della mia stessa Giunta davano corda alla società». La situazione è questa: da un lato, a livello regionale è stato avviato l’iter di un protocollo per arrivare lo spegnimento dell'impianto; dall'altro Aem sta avviando in queste settimane il programma di miglioramento della prima linea, di cui da tempo si parlava. A questo proposito, Alessia Manfredini - consigliera comunale del Pd durante l'amministrazione Perri - aveva presentato a inizio marzo, una interrogazione, a cui la risposta è arrivata solo nelle scorse settimane; nel documento si chiedeva appunto, nell’ambito della questione degli inquinanti emessi dall’inceneritore, se fosse già stato avviato “il programma di miglioramento delle performance emissive sulla prima linea”. La risposta dell’assessorato è stata che “Aem Gestioni Srl ha già avviato il programma di miglioramento delle performance della linea 1, in ottemperanza delle prescrizioni Aia, ed è tutt’ora in corso l’iter previsto per l’assegnazione dei lavori”. Ma che senso poteva avere avviare dei lavori da milioni di euro per ammodernare un impianto destinato a chiudere? «Lgh ha disatteso quasi completamente le linee guida sui rifiuti - evidenzia ancora Bordi -. Si è parlato molto dell'inceneritore, ma non è quello l'unico problema. Di tutto quanto richiesto nelle Linee Guida Rifiuti, approvate dal Consiglio Comunale, non abbiamo ancora avuto riscontro sui diversi punti. Come estendere la raccolta differenziata con modalità porta a porta su tutto il territorio urbano, centro storico compreso; o come il passaggio dall’attuale sacco grigio per il rifiuto residuo a contenitore individuale o sacco con sistema Rfid (con chip passivo) e controllo del numero di svuotamenti. E' mancato l'avvio della sperimentazione per l’ introduzione della tariffa puntuale per le utenze domestiche e non domestiche già a partire dal 2014, in fase sperimentale e definitivamente dal 2015. Non è partita la raccolta multimateriale in base al numero di abitanti. Non abbiamo visto lo studio per l’utilizzo di impianti di selezione del materiale differenziato (plastica, carta, vetro, ecc.) per aumentare il valore del riciclato. Non si è fatta la verifica fattibilità per realizzare un impianto sul territorio provinciale, centro trattamento beni durevoli per la riparazione ed il riuso di oggetti che possono avere una seconda vita (mobili, ecc.) e possono essere reimmessi nei cicli di utilizzo. E' stata disattesa anche l'indicazione sul trattamento del rifiuto residuo, con tecnologia “trattamento meccanico biologico”». L'azienda si è limitata a far partire la raccolta differenziata porta a porta in parte della città. La mancata introduzione della tariffa individuale, peraltro, «creerà non pochi problemi sulla gestione della nuova Tari, che per i cittadini sarà una batosta. Se la nuova tariffa fosse già stata applicata, i costi per i cittadini sarebbero stati inferiori, e anche le procedure più semplici. Invece dovranno ancora pagare secondo i metri quadrati, sulla base di una legge del 1998». Il problema è della società, secondo Bordi: «Aem non ha mai avuto intenzione di mettere in atto le nostre indicazioni». Intanto, nei giorni scorsi, in Consiglio provinciale, è stato approvato il Piano Rifiuti, ma bocciato l'emendamento proposto dal Pd, in cui si chiedeva di inserire il termine di tre anni per lo spegnimento dell'inceneritore. «Il termine di tre anni non è un dato casuale: entro il 2017 l'impianto va adeguato alle prescrizioni contenute nella Via (Valutazione di impatto ambientale) - spiega ancora Bordi. Con il decommissioning le tempistiche dovrebbero essere un po' diverse. In ogni caso, non ha senso investire milioni di euro per un impianto che andrà spento. Il problema è che la società pensa a fare guadagni facili con inceneritori e discariche, mentre gli stessi guadagni potrebbero farli con metodologie nuove che puntino al riuso dei materiali, al riciclo e soprattutto a far spendere meno i cittadini». Bordi, poco prima di terminare il proprio mandato, aveva inviato una lettera ai vertici di Aem, ribadendo i problemi principali. Come quello del teleriscaldamento. E' basilare mettere in atto uno studio tecnico ed economico-finanziario volto a definire nuove soluzioni per alimentare il teleriscaldamento per la quota oggi coperta dall'impianto di incenerimento - aveva scritto. La questione è prioritaria per il nostro Comune. Sono notizie recenti le decisioni di altri condomini di staccarsi dal teleriscaldamento. Gli attuali sistemi (es. pompe di calore) offrono rese superiori al teleriscaldamento a prezzi inferiori ». Bordi fa appello a chi governerà la città: Si dovrà avviare un tavolo di lavoro aperto a tutte le forze politiche, con eventuali consulenze super partes, che studi la reale efficienza del sistema, i prezzi e soluzioni migliorative o integrative. Un approccio razionale e di buon senso, adottato dalla stessa Regione con lo studio sul “decommissioning” dell’inceneritore.. Non è più possibile frenare lo sviluppo lasciando che i costi ricadano sui cittadini, soprattutto su chi vive in condizioni disagiate. C'è poi il problema dell’efficienza energetica degli edifici pubblici e privati. “Bisogna spingere l’acceleratore sull’efficientamento e di conseguenza sul risparmio che il singolo può avere nei consumi di luce e gas - scrive ancora l'ex assessore. Perché altre compagnie offrono kit per la sostituzione delle lampadine con luci a Led anticipando la somma necessaria e trattenendo il costo frazionandolo sulle future bollette? Oppure perché la società che eroga servizi non può funzionare come Esco ed anticipare il costo per la riconversione di impianti non efficienti e ad alto consumo con impianti di nuova generazione guadagnando sulla forbice del risparmio energetico allungando i tempi di ammortamento?. E le partecipate; non devono fermarsi su vecchie convinzioni ma devono guardare al futuro rendendo più performante e trasparente il servizio pubblico che offrono. Gli schemi convenzionali discarica/inceneritore/teleriscaldamento sono stati sorpassati dal tempo che ci ha dimostrato che non si trattava di soluzioni definitive ma di un passaggio, una strada di transito, un rimedio momentaneo, verso un processo evolutivo molto più avanzato. Bisogna aprirsi ad ogni altra possibilità, che man mano viene portata a conoscenza, senza seguire una logica di puro e solo guadagno che non ha ragione di essere nella mission di un azienda pubblica, che deve essere pubblica non solo sulla carta ma nel cuore di tutti i cremonesi

L'editoriale di Daniele Tamburini - Ci vuole coraggio e passione


E' evidente: Gianluca Galimberti, il nuovo sindaco, viene cercato, invitato, intervistato, e lui, con molta disponibilità, non si sottrae (una sua intervista compare anche in questo numero del giornale). Poiché, però, ci saranno molto tempo e molte occasioni per parlare di Galimberti, vorrei soffermarmi un momento sullo sconfitto, Oreste Perri. Brucia essere superati dopo un mandato, durante il quale ha fatto indubbiamente molte cose, che ha elencato puntigliosamente nella campagna elettorale. Ma, come abbiamo avuto occasione di scrivere, quel che è fatto è fatto, e i cittadini si aspettavano ragionamenti sul futuro, non sul passato. Certamente non è stata messa in discussione la qualità dell’uomo, che in moltissimi ancora apprezzano, ma Galimberti ha saputo intercettare un dato nazionale, omogeneo in tutto il Paese: la speranza di cambiamento. Il “nuovo” contrapposto al “vecchio” risuona ovunque in Italia, come una specie di mantra, e da lì passa tutto, anche fenomeni assai diversi tra di loro (come la vittoria del Movimento 5 Stelle a Livorno). Vedremo: noi abbiamo ormai i capelli grigi, e di promesse ne abbiamo ascoltate tante, e ansie di cambiamento, pure. Speriamo che tutto ciò non si traduca principalmente in un sostanziale ricambio di casta politica, più che di pratiche, di decisioni, di stili. Certo, nella competizione tra Perri e Galimberti hanno giocato anche altri elementi. Non ha giovato al primo il modo con cui la Lega ha cambiato linea, forzata dai vertici nazionali ad un appoggio che non voleva dare. Non gli ha giovato neppure la piazza volgare, che ha contraddistinto il confronto pubblico davanti al Duomo. Non gli ha giovato una campagna pubblicitaria, gestita lontano da Cremona, che poco ha “appassionato”. Forse, non gli ha giovato neppure l’appoggio incondizionato della stampa quotidiana locale, dalla quale era stato bersagliato solo pochi mesi prima. E che, detto per inciso, ha quindi dimostrato, ancora una volta, di poter orientare ben poco l’opinione pubblica, ma che alcuni, politici e non, continuano ad ossequiare. Detto ciò, auguri all’uomo Perri e auguri al sindaco Galimberti - sicuramente ne ha tanto bisogno - perché possa fare il bene della città.

venerdì, giugno 06, 2014

Uno sguardo volto al futuro


E siamo arrivati in fondo al percorso elettorale: domenica voteremo per scegliere il sindaco. E, aggiunge qualcuno: finalmente! Così cesserà questa campagna elettorale... Campagna che, partita un po’ in sordina e con un certo fair play, si è via via animata e surriscaldata, man mano saliva il nervosismo. Certo (lo dice Perri nel suo appello al voto che pubblichiamo, insieme a quello di Gianluca Galimberti) la posta è alta. Si tratta di amministrare la città nei prossimi cinque anni, che saranno cruciali per gestire e, ci auguriamo, iniziare a superare la crisi. Oreste Perri, in extremis, recupera la Lega, ma pare non tutti i leghisti, e forse ha capito, però con notevole ritardo, che non è sufficiente parlare soltanto di quello che è stato fatto, perché la gente vuole sentirsi dire cosa sarà fatto. E' forse crudele, ma è cosi: quel che è stato realizzato viene percepito come una serie di atti dovuti, e nella campagna elettorale di Perri, forse mal consigliato, il “faremo” è passato decisamente in secondo piano. Almeno al primo turno. A mio parere, avrà un peso rilevante il voto dei giovani, quelli che più hanno bisogno di speranza e di futuro. E' ciò di cui parla, sin dall'inizio, Galimberti? Forse sì, anche quando dice: “...perché i primi poteri forti di questa città sono i cittadini...”. Sta di fatto che la città ha bisogno di un nuovo impulso, di scelte non improvvisate, attentamente mirate, di competenza vera, ma anche di passione. Passione alacre e dinamica, nell'epoca, come dice il filosofo Miguel Benasayag, delle passioni tristi. La depressione privata, è provato, fa ammalare più facilmente; quella pubblica, pure. Chiunque vinca, spero che sappia agire passioni, se non proprio allegre, almeno capaci di uno sguardo volto al futuro. In bocca al lupo ai candidati: domenica notte sapremo.