venerdì, febbraio 29, 2008

Siamo salvi.

Lo dico a chi ha avuto la bontà di leggere la settimana scorsa il pezzo sulla raffineria Tamoil e l’inquinamento, articolo premonitore alla luce delle ultime notizie. Mi spiego. Qualche giorno fa ho letto sul Corriere della Sera un articolo a firma Gabriele De Palma titolato “Come produrre benzina dall’aria sporca”.
L’articolo riporta l’ipotesi di alcuni studiosi americani che teorizzano la possibilità di ricavare carburante dall’inquinamento provocato dall’anidride carbonica. Con un procedimento elettrochimico la CO2 emessa nell'atmosfera verrebbe ritrasformata in benzina. Siamo salvi, due piccioni con una fava: si pulisce l'aria e si produce benzina. La raffineria non rappresenterà più un problema per l’aria e la salute. Incuriosito ci tento: provo a contattare Los Alamos National Laboratory. Niente da fare, oltre ai problemi legati alla lingua, dopo aver parlato con un paio di persone, mi dicono che i responsabili non ci sono e categoricamente non rilasciano dichiarazioni,
occorre una richiesta formale scritta, fissare un appuntamento ed eventualmente inviare prima le domande. Tento con un trucco: dico che sono di Modena, “precisamente di Maranello la città della Ferrari”. “Wow, Ferrari wonderful”. Ecco che ottengo un po’ d’attenzione… M’invento le ultime novità sulla macchina, sui piloti, compreso Schumacher. La Ferrari funziona sempre, è un ottimo passepartout. Ho provato qualche volta con: “Sono di Cremona, la Città della Musica, violin makers, Stradivari…”. Purtroppo non si ottengono gli stessi risultati. Il mio interlocutore, parla maledettamente veloce, spesso lo interrompo: “slowly, slowly please”, mi dice che il progetto esiste, che non è l’unico al quale lavorano, riguardo alla ricerca sulle energie alternative pulite, e che teoricamente è fattibile. Aggiunge che sempre teoricamente, oggi, un motore potrebbe andare anche ad acqua. Anzi l’acqua è l’elemento ideale in quanto contiene di per se il combustibile l’idrogeno, e il comburente: l’ossigeno. Arrivo alla domanda che più m’interessa, ossia secondo lui quanto tempo occorre per avere un combustibile pulito e a basso costo? “Quaranta, cinquanta anni” dice, ma per il basso costo non garantisce. “Mi saluti Shumy”. “Non mancherò”. Cinquant’anni. Ne avrò 110, finalmente potrò respirare un po’ d’aria pulita, mi comprerò una Ferrari, scorrazzerò per la Città senza paura di inquinare e senza spendere una fortuna in benzina (forse). Nel frattempo la Raffineria si sarà convertita. Produrrà una ricercata e prestigiosa acqua di colonia “L’Eau de desert parfum”

VENERDI’ 29 FEBBRAIO 2008

venerdì, febbraio 22, 2008

Quanto costa e quanto vale la salute?

Quando quest’estate mi capitava di transitare per Via Riglio, guardando verso le Canottieri, spesso mi sono chiesto rivolto verso i frequentatori grandi e piccini: «Chi sa cosa respirano?».
Quell’Amministrazione che un giorno dovesse risolvere il problema della raffineria Tamoil e dell’inquinamento che essa genera, passerebbe alla storia di Cremona e avrebbe la riconoscenza eterna dei cittadini. Al sindaco, benemerito, verrebbe eretta un’enorme statua in Piazzale Caduti del Lavoro: “All’illustre e insigne primo cittadino la gratitudine eterna del popolo. Le preghiere dei piccoli e le benedizioni dei grandi ne tramandano la memoria
Gravoso problema quello della Raffineria, di difficile soluzione. Delocalizzarla lontano dalla Città? Immaginiamo problemi enormi, costi altissimi. Un’utopia. Tanti anni fa, ad un corso di management, mi hanno insegnato che la 70.a idea è sempre la migliore. Intendevano dire: «Non fermatemi di fronte alle prime difficoltà, anche se sembrano insormontabili. Affrontate il problema da tutti i punti di vista, provate ad immaginare una due, dieci, cinquanta, settanta soluzioni diverse…». Costi altissimi certamente, ma quanto vale la salute? C’è in più il problema dei dipendenti dello stabilimento che potrebbero rimanere senza lavoro. A me piacciono le utopie. Penso che se si avesse il coraggio di dire come stanno esattamente le cose, quali sono i rischi per la salute, i cittadini capirebbero. La Città tutta risponderebbe, imprenditori compresi. Forse si troverebbero soluzioni anche per i lavoratori. Qualcuno dirà: «Risolto il problema della raffineria rimane comunque l’inquinamento del traffico, l’inceneritore…».
Ma sì, tanto prima o poi bisogna morire tutti. Io preferirei poi!
VENERDI’ 22 FEBBRAIO 2008

venerdì, febbraio 15, 2008

Yes, you can.

Il PdL, il Popolo delle Libertà, definito anche il “partito personale” del centrodestra è dato come sicuro vincitore alle prossime elezioni del 13 e 14 aprile. Gli ultimi sondaggi registrano almeno 10-12 punti percentuale di vantaggio sul Partito Democratico. Ho visto, infatti, martedì scorso a Porta a Porta un Berlusconi calmo, tranquillo, pacato, quasi soporifero. Non il solito Berlusconi.
Del resto anche le domande, al lui rivolte dai quattro giornalisti presenti, non hanno certo contribuito a ravvivare la trasmissione Paucis temeritas est bono – la temerarietà è utile a pochi. E' mia impressione però che il Cavaliere non sia proprio così tranquillo e sicuro come vuole apparire. Persone a lui vicine sussurrano che non sottovaluta affatto l'avversario Walter Veltroni e non pensa assolutamente di avere già vinto. I consulenti, esperti in comunicazione, gli hanno consigliato di evitare, per adesso, il confronto diretto; deve convincere gli elettori che Veltroni non rappresenta il “nuovo”, assumere un tono pacato, e soprattutto affermare insistentemente che il PD è il partito di Prodi. La partita, gli dicono, si gioca negli ultimi dieci giorni, quando c'è da fare presa sugli indecisi e su chi, per adesso, ha deciso di astenersi. Sull'altro fronte Veltroni, che parte da sconfitto, sembra avere quella sicurezza di colui che non ha niente da perdere. Ha già scompaginato il quadro. Corre da solo (con questa legge elettorale sembrava un suicidio); si è svincolato dalla Sinistra radicale. La Cosa Rossa a sinistra, Berlusconi e Fini a destra, ergo automaticamente si posiziona al “centro”. In un paese di “moderati” non è poco. Ha preso a prestito il motto di Barack Obama candidato alle elezioni presidenziali americane, autore di un’incredibile rimonta su Hillary Clinton moglie del più famoso ex presidente Usa. “Yes,we can”, “possiamo farcela”, questo è il motto, con riferimento alla possibilità di cambiare la politica e il sistema americano.
Ha ragione Silvio a non sottovalutarlo. Il Walter sa comunicare, trasmette sicurezza e fiducia, sembra dare garanzie di stabilità. Per adesso appare come la vera novità, è più giovane dell'avversario. Il suo ormai famoso “ma anche” risulta inconsciamente rassicurante. Sostiene il ruolo di Davide contro Golia, e in effetti, parte svantaggiato, ma si sa, molti finiscono per tifare per il più “debole”. Veltroni è figlio di un dirigente Rai, scomparso quando aveva un anno, e di Ivanka Kotnik figlia di un ambasciatore jugoslavo presso la Santa Sede, grande appassionato di cinema, ha nel cuore l'Africa e dice di aver ammirato e preso come riferimento figure come don Milani e John Fitzgerald Kennedy, indimenticato presidente americano, ancora idolo di molti. Se, in poco più di due mesi, riesce anche a far dimenticare il governo Prodi rischia davvero di farcela. Un mio amico che abita alla Balduina e che giura di conoscerlo bene, mi ha detto: “Si, jea pò fà” yes, you can. In attesa di conoscere i programmi resto tra “color che son sospesi”.


VENERDI’ 15 FEBBRAIO 2008

venerdì, febbraio 08, 2008

Sto diventando vecchio?

Mi sono reso conto che sto diventando vecchio. Venerdì scorso stavo passeggiando in Piazza Roma, incontro una giovane signora che mi saluta con un sorriso bello e luminoso.Rispondo «Buonasera, buonasera». Porca miseria, è una settimana che cerco di ricordare chi è, dove l’ho conosciuta, perché mi saluta. Niente, il vuoto, e non è la prima volta. Chi ha superato i 50, si accorge che non è più come prima. C’è poco da fare. Per i Latini la vecchiaia iniziava a 60 anni “atra senectus - oscura vecchiaia”. Meglio non indagare sul perché “oscura”. Nel «De senectute », Catone, a una domanda di Lelio che gli chiede come mai abbia accettato serenamente la propria vecchiaia, a differenza di tanti altri, risponde: “E’ una conseguenza della giovinezza e rifiutarla è come combattere contro gli dei e nessuna consolazione potrà lenire una così stolta vecchiaia». Ancora nella società agricola il vecchio era un saggio. Oggi in quella industriale è un rudere. A meno che non sia un politico. I politici non invecchiano mai. Sempre verdi. Parlano solo di futuro. Per forza. Un politico che ammette d’esser vecchio rischia di perdere il potere. Dicono che i giovani non rispettano i vecchi. E’ vero più il contrario. La nostra è una società dominata dai vecchi, che non rispettano i giovani. Mi viene in mente Lamberto Dini da Firenze, tra un mese 77 anni. Ha fondato un partito, i Liberaldemocratici, LD: la sigla del suo nome. Un partito forte, di massa, ma soprattutto coeso intorno a valori che si ispirano al rinnovamento (rinnovamento di ché?). Tre senatori. Alla votazione sulla fiducia uno ha votato contro, uno a favore, uno si è astenuto. Da non credere. Vecchie ciabatte che impediscono il futuro dei giovani, occupando tutto l’occupabile.
Quando sei vecchio, il potere è una delle poche cose che ti resta. Ci resti avvinghiato. Per niente al mondo ci si rinuncia. E’ anche per questo che non vogliono cambiare la legge elettorale. Con questa legge, i candidati non sono scelti dagli elettori, ma dai partiti. Ne consegue che coloro che saranno eletti risponderanno non tanto agli elettori, ma a chi li ha candidati, ossia ai partiti e alla nomenclatura. Così l’attuale sistema si autoalimenta e si garantisce la continuità. Dalle nostre parti i politici non sono vecchi. Magari qualcuno è stanco e un po’ logoro. Dopo vent’anni di politica, si può essere vecchi anche a 50 anni. Dicono che per uscire dall’attuale situazione e per risolvere i problemi, una strada è quella delle grandi intese, magari delle grandi coalizioni. Un’altra, dico io, potrebbe essere quella di iniziare a ringiovanire la classe politica. Andremo a votare per il Parlamento. Tanta gente è stanca, delusa, nauseata. Questa volta per sedurci dovranno impegnarsi di più. Vedrete che torneranno a prometterci la felicità in 10 punti. Scommettiamo? Ricomincia il teatrino. Vespa, Floris, Mentana. Una volta mi appassionavo, oggi non più. Sarà perché davvero sto diventando vecchio?

VENERDI’ 8 FEBBRAIO 2008

venerdì, febbraio 01, 2008

De Rerum Agricolae

Si fa un gran parlare, in alcuni ambienti, di un possibile e imminente cambio ai vertici della Libera Associazione Agricoltori. Ai più ciò interessa poco. Dovrebbe essere una cosa loro, interna all’associazione sindacale. Beh, non è proprio così giacché la Libera ha propri rappresentanti in importanti enti e istituti che riguardano anche l’interesse generale della Città: Camera di Commercio, Cremona Fiere, Consorzio Agrario, la presidenza della Banca Popolare e altri. Inoltre la Libera è proprietaria del principale quotidiano locale, La Provincia. Cosa, quest’ultima, non trascurabile se, come molti asseriscono, il giornale è capace di fare opinione, di orientare, di condizionare, di incidere fortemente su questioni di politica locale. Forse è così. Osservo però che nonostante la linea editoriale del giornale sia orientata nettamente a destra, almeno con le due ultime direzioni (Gelmini-Pirondini), le elezioni amministrative negli ultimi anni sono state vinte sempre dal Centrosinistra. Questo può anche non significare alcunché, o può voler semplicemente dire che i cremonesi ragionano con la loro testa. Tornando alla Libera, i bene informati ci fanno sapere che questa volta l’attuale presidente: dottor Mario Maestroni non sarà rieletto: «Questa volta è forte il dissenso non ha più la maggioranza». Sono almeno dodici anni che sento dire che Maestroni non sarà rieletto. Salvo poi, ogni volta che vanno a contarsi, ne esce vincitore, ed èconfermato magari anche con consensi maggiori. Insistono: «No…questa volta ha tutti contro. Ha già perso la presidenza di Confagricoltura e anche lui è intenzionato a mollare, a farsi da parte». Staremo a vedere. Ho avuto modo di conoscere Maestroni anni fa, so che è un gran combattente e difficilmente abbandonerà il campo senza lottare. Uomo furbo, scaltro, intelligente, sapiente conoscitore delle umane debolezze, sa come e quando ingrassare le ruote del carro, oliare gli ingranaggi. Non escludo che, oltre alla grinta, abbia in serbo qualche asso nella manica da tirare fuori al momento opportuno. Se così sarà, in caso di vittoria, le zampate del vecchio leone non lasceranno feriti sul campo. In un caso o nell’altro: Ut sementem feceris ita metes (si miete ciò che si è seminato).