venerdì, giugno 24, 2011

Gli esami di maturità

I temi dati agli esami di maturità sono sempre stati un buon indicatore dello “stato dell’arte” del Paese. A saperli leggere, anche quest’anno è così. Ci sono state le polemiche, inevitabili e scontate, sulla fuga di notizie, ma sembra che si tratti di un  fenomeno circoscritto e contenuto (pare che su Twitter, prima delle nove, si sapesse tutto). Ce ne sono state altre, forse più fondate, sul merito. Prendo per esempio il tema su Ungaretti. Grande poeta, ma mi pongo alcune domande. A parte che ignoravo la poesia su Lucca, e che mi ha fatto piacere leggerla (però questa è una mia mancanza), siamo sicuri che, in tutte le scuole superiori, Ungaretti si faccia? Intendo, in modo approfondito, riuscendo a inserire la sua poetica non solo nella storia del Novecento letterario, ma nella corrente dell’ermetismo europeo, e così via? Senza contare l’aspetto dell’analisi linguistica. A giudicare dai commenti che si leggono, direi di no. E allora, è un po’ la solita storia: un libro dei sogni su come dovrebbe essere l’Italia e il sistema Paese, declinato, in questo caso, nell’istruzione e nella cultura, e una realtà che invece è ben diversa. Con la scuola e l’Università che arrancano: il ministro Gelmini ha detto che si tratta di portare a fine la riforma. L’ennesima. Più che riformare, non sarebbe il caso di far funzionare quel che c’è? Ne abbiamo tutti un gran bisogno. Non vorrei che un verso della poesia, bellissimo (“Non mi rimane più nulla da profanare, nulla da sognare") diventi la riflessione amara di tanta gioventù. Se pensiamo alle condizioni di instabilità e di incertezza, che in questo periodo storico, i nostri giovani soffrono ecco che tutto torna: gli esami di maturità specchio del Paese. Propongo un referendum legislativo: una legge che obblighi i ministri a sostenere periodici esami di maturità.

venerdì, giugno 17, 2011

Libertà è partecipazione

Questa volta, l'appello a non votare, per i quesiti referendari, non ha funzionato: il 54,8% degli aventi diritto si è recato alle urne. Si calcola, inoltre, che il 28% dei votanti si sia comportato in modo difforme da quanto indicato dai partiti di riferimento. Sarà perché le decisioni da prendere erano comunque concrete, sostanziali, e non consistevano in fumosi programmi elettorali o in logiche di schieramento "a prescindere". Poi, la sorpresa: l'atteggiamento dei giovani, la loro partecipazione. Noi lo avevamo detto, già nei mesi scorsi. Avevamo parlato dell'emergere di un nuovo protagonismo giovanile, basato su parole d'ordine amare, ma di chiarezza adamantina: siamo la generazione senza futuro, vogliamo parola, diritti, opportunità. In una nostra inchiesta, fatta lo scorso anno, avevamo registrato come i giovani fossero tornati ad interessarsi alla politica, a cominciare dai problemi della scuola. Lo si è visto nelle recenti consultazioni amministrative: Milano, Napoli, Cagliari e non solo, dove il voto giovanile è stato determinante. Hanno usato i mezzi a loro più congeniali, il web, facebook, i blog. Mentre le Tv davano pochissimo risalto all’appuntamento referendario, nella rete si è sviluppato un grande dibattito, ampio e coinvolgente, promosso anche da comitati spontanei. Hanno convinto, hanno vinto. I risultati dei referendum, come ogni fatto politico, non stanno solo qui, è evidente: è anche la protesta contro la politica del governo, è il malessere, sempre più palpabile, della Lega, è la stanchezza verso risse, grida e tensioni continue che la gente trova ormai inconcludenti e irritanti. Ma attenzione: la voglia di partecipazione che si è espressa e' un fenomeno nuovo, da non sottovalutare, e sbaglierebbe quella forza politica che volesse semplicemente appropriarsene, senza comprenderla e farsene interprete. D’altro canto, quel partito che riuscisse ad intercettare questo vento che sale, acquisirebbe un capitale enorme. Quanto a noi, siamo contenti quando la gente si esprime liberamente con il voto perché: libertà è partecipazione, come cantava Gaber.

Daniele Tamburini

venerdì, giugno 10, 2011

Aria Pulita

Che cosa vuol dire innovare? Sostanzialmente, accettare le sfide. Le sfide che pongono il mondo globalizzato, le nuove frontiere dell’energia, la tentazione crescente a delocalizzare le produzioni, i nuovi desideri ed i nuovi gusti, insomma: la realtà che cambia. Anche per questo parliamo spesso dei giovani: sono i più propensi, per natura, a sperimentare, a spostarsi, a mutare abitudini e mentalità. Anche per questo, insistiamo sulla necessità di una istruzione di qualità, che fornisca sapere ma che, soprattutto, formi uomini e donne orientati in questo senso. Innovare vuol dire anche rischiare, non pensare che tutto sia garantito. Ma per far questo, occorrono comunque delle reti di salvataggio. È come l’acrobata, che si lancia, ma sa che, se il suo volo dovesse fallire l’obiettivo, troverebbe sotto di sé una rete robusta in grado di attutire la caduta. Prima considerazione: un dibattito politico serio dovrebbe porsi il problema dell’adeguatezza delle reti. Invece, si passa dalla difesa di garanzie granitiche, a volte di privilegi – pensiamo a certi incarichi “a vita” - fino alla cancellazione delle garanzie pensiamo a tutto quello che è “precariato”. Seconda considerazione,non possiamo farne a meno, prendiamo fiato, e parliamo dello scandalo legato al calcio. Ovviamente, è compito della magistratura stabilire, qualora esistano, le responsabilità. Una domanda sorge però spontanea: ma che gioco è questo? Che sport è mai? A quali partite abbiamo assistito? E’ vero che, probabilmente, stiamo parlando di poche “mele marce” ma, perché chi aveva fondati sospetti rispetto a ciò che stava accadendo, ha girato la testa dall'altra parte? Non siamo nati ieri, sappiamo che per denaro c'è gente che farebbe di tutto. Eppure, in Gran Bretagna le scommesse sul calcio avvengono forse da sempre. Probabilmente, c’è un sistema di regole e controlli più strutturato. E allora anche qui si impone con urgenza un intervento drastico. Ma, ed è la terza considerazione, il problema sta secondo me anche in due parole: cultura sportiva. Cultura della competizione sana, del “mettersi in gioco” senza trucchi. Pare che, negli USA, alla fine dei campionati di basket e football dei licei, proprio le squadre professioniste ultime in classifica siano le prime a poter scegliere i giovani talenti. I club più forti lo faranno nella stagione successiva. La morale è: una cultura sportiva corretta non accetta che vinca sempre il più potente, piuttosto che il migliore. E soprattutto, non trucca le carte. Proprio come dovrebbe accadere sempre nella vita. A proposito di Sport, la prossima settimana vado a vedere i campionati italiani giovanili di canottaggio: lì si respira aria pulita, almeno credo.

Daniele Tamburini

sabato, giugno 04, 2011

Referendum: si vota anche sul nucleare

L'ufficio elettorale della Corte di Cassazione ha stabilito che le modifiche apportate dal governo alle norme sul nucleare non sono tali da precludere il referendum. Voteremo, quindi, il 12 e 13 giugno su quattro quesiti: due sull’acqua pubblica, uno sul nucleare, uno sul legittimo impedimento. Ci pare una buona notizia, perdiverse ragioni. La prima è che votare è comunque un diritto. Anzi, un diritto-dovere. L’articolo 48 della Costituzione è chiaro: “Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età. Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico”. Si pensi all’importanza e, direi, alla bellezza di questa espressione: il suo esercizio è un dovere civico. Tutti i cittadini sono elettori: il voto, quindi, è parte fondamentale del concetto di cittadinanza. Penso a tutto questo mentre, io che ho una certa età, ricordo il famigerato: “andate al mare e non votate”, autore Bettino Craxi, a proposito del referendum di Mario Segni sulla preferenza unica. Correva l’anno 1991: tempi di Prima Repubblica, anche se ormai in declino. Non gli portò bene. Molti anni dopo, siamo a deplorare la disaffezione verso la partecipazione politica, il fenomeno dell’astensionismo, l’opinione comune che la politica sia diventata un “mestiere” e non un servizio alla collettività. Quindi, andiamo a votare, secondo coscienza e convinzione. Lo strumento referendum ci dà la possibilità di dire la nostra su alcune scelte che, in un modo o nell’altro, incideranno sulle nostre vite: penso soprattutto al nucleare. Raccogliamo il più possibile notizie ed opinioni, valutiamo bene, e poi, andiamo a votare. Personalmente sono, da sempre,contro il nucleare; voi votate come ritenete più opportuno, ma andate a votare.

Daniele Tamburini

Lo stile gentile

Che qualcosa stesse mutando, nel Paese, era chiaro: anche L’esito della tornata elettor l’atteggiamento dello stesso premier, pur nel suo leggendario ottimismo, mostrava qualche ombra. Come sempre, luoghi comuni e pregiudizi vengono spazzati via, prima o poi, dalla realtà. Si sono spese troppe parole, per esempio, sul disimpegno dei giovani: il voto amministrativo, nelle due tornate, lo ha smentito. Si è parlato a lungo di disaffezione alla politica, senza considerare che, probabilmente, si trattava di disaffezione verso un certo modo di fare politica, lontano dalle cose e dalle situazioni concrete. Comunque la si pensi, il Paese ha visto svilupparsi un nuovo protagonismo, a partire dalle proteste studentesche, passando per il 13 febbraio, con tantissime donne, e anche uomini, in piazza. La sensazione è che il centrodestra, forza di maggioranza al governo del Paese, abbia un po’ smarrito il polso della situazione. Vanno in questa direzione le prime dichiarazioni della Lega sul voto di Milano: ci sono la disoccupazione, la crisi economica, il precariato, di questo si doveva parlare, altro che di ideologismi passati o di auto rubate chissà quando! Il Palazzo è sembrato sempre più chiuso, impegnato a difendere privilegi castali, piuttosto che a risolvere i problemidelle persone in carne, ossa e mutui in corso, lavoro incerto o perduto, potere d’acquisto in forte calo, eccetera. Il terremoto, però, è stato davvero forte. Tale da far sorgere mille domande. Per esempio, lo stile gentile di Giuliano Pisapia. Vorrà dire qualcosa, la fiducia ottenuta da una persona che ha improntato il suo discorso ai toni della gentilezza e della mitezza: tutt’altra storia, rispetto alle grida, ai volti arrabbiati e al dito medio alzato della Santanché. Parole come dialogo, incontro, confronto, e non la retorica della paura: ce n’è già tanta paura, in giro, perché alimentarla? Viviamo un’epoca di transizione che pare infinita: questo risultato, comunque la si pensi, chiude una fase e ne apre un’altra. Comunque la si pensi, in questi anni il carisma di Silvio Berlusconi ha dettato le regole ed ha stabilito anche il campo di gioco. Se questo carismaappare in declino, il passaggio dal carisma all’istituzione, dall’eccezionalità alla normalità, come ha scritto Michele Salvati, è sempre difficile. Si aprono scenari nuovi un po’ dappertutto. Qui a Cremona, il risultato delle amministrative si innesta in una situazione interna alla maggioranza, già complicata di suo. Quali scompigli porterà il vento del voto nelle questioni locali e nel difficile giuoco di equilibri dell’Amministrazione Perri? Adesso cosa accadrà? Secondo me, per il momento niente. Il Sindaco, intervistato a pagina 4, dice che bisogna vedere cosa succederà a livello nazionale, ma lui per adesso non si muove: niente rimpasto. Mi fa venire in mente, non so se qualcuno si ricorda, quella parodia che Corrado Guzzanti faceva di RomanoProdi davanti alla stazione: "Io sto qui fermo, non mi muovo, fermo immobile, dietro la linea gialla...". E l’ipotesi della “minacciata” lista civica? Lui fa intendere che non è interessato.Ma che peccato... erano già in molti pronti a saltarci su.

Daniele Tamburini