Che qualcosa stesse mutando, nel Paese, era chiaro: anche L’esito della tornata elettor l’atteggiamento dello stesso premier, pur nel suo leggendario ottimismo, mostrava qualche ombra. Come sempre, luoghi comuni e pregiudizi vengono spazzati via, prima o poi, dalla realtà. Si sono spese troppe parole, per esempio, sul disimpegno dei giovani: il voto amministrativo, nelle due tornate, lo ha smentito. Si è parlato a lungo di disaffezione alla politica, senza considerare che, probabilmente, si trattava di disaffezione verso un certo modo di fare politica, lontano dalle cose e dalle situazioni concrete. Comunque la si pensi, il Paese ha visto svilupparsi un nuovo protagonismo, a partire dalle proteste studentesche, passando per il 13 febbraio, con tantissime donne, e anche uomini, in piazza. La sensazione è che il centrodestra, forza di maggioranza al governo del Paese, abbia un po’ smarrito il polso della situazione. Vanno in questa direzione le prime dichiarazioni della Lega sul voto di Milano: ci sono la disoccupazione, la crisi economica, il precariato, di questo si doveva parlare, altro che di ideologismi passati o di auto rubate chissà quando! Il Palazzo è sembrato sempre più chiuso, impegnato a difendere privilegi castali, piuttosto che a risolvere i problemidelle persone in carne, ossa e mutui in corso, lavoro incerto o perduto, potere d’acquisto in forte calo, eccetera. Il terremoto, però, è stato davvero forte. Tale da far sorgere mille domande. Per esempio, lo stile gentile di Giuliano Pisapia. Vorrà dire qualcosa, la fiducia ottenuta da una persona che ha improntato il suo discorso ai toni della gentilezza e della mitezza: tutt’altra storia, rispetto alle grida, ai volti arrabbiati e al dito medio alzato della Santanché. Parole come dialogo, incontro, confronto, e non la retorica della paura: ce n’è già tanta paura, in giro, perché alimentarla? Viviamo un’epoca di transizione che pare infinita: questo risultato, comunque la si pensi, chiude una fase e ne apre un’altra. Comunque la si pensi, in questi anni il carisma di Silvio Berlusconi ha dettato le regole ed ha stabilito anche il campo di gioco. Se questo carismaappare in declino, il passaggio dal carisma all’istituzione, dall’eccezionalità alla normalità, come ha scritto Michele Salvati, è sempre difficile. Si aprono scenari nuovi un po’ dappertutto. Qui a Cremona, il risultato delle amministrative si innesta in una situazione interna alla maggioranza, già complicata di suo. Quali scompigli porterà il vento del voto nelle questioni locali e nel difficile giuoco di equilibri dell’Amministrazione Perri? Adesso cosa accadrà? Secondo me, per il momento niente. Il Sindaco, intervistato a pagina 4, dice che bisogna vedere cosa succederà a livello nazionale, ma lui per adesso non si muove: niente rimpasto. Mi fa venire in mente, non so se qualcuno si ricorda, quella parodia che Corrado Guzzanti faceva di RomanoProdi davanti alla stazione: "Io sto qui fermo, non mi muovo, fermo immobile, dietro la linea gialla...". E l’ipotesi della “minacciata” lista civica? Lui fa intendere che non è interessato.Ma che peccato... erano già in molti pronti a saltarci su.
Daniele Tamburini
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