L'ufficio elettorale della Corte di Cassazione ha stabilito che le modifiche apportate dal governo alle norme sul nucleare non sono tali da precludere il referendum. Voteremo, quindi, il 12 e 13 giugno su quattro quesiti: due sull’acqua pubblica, uno sul nucleare, uno sul legittimo impedimento. Ci pare una buona notizia, perdiverse ragioni. La prima è che votare è comunque un diritto. Anzi, un diritto-dovere. L’articolo 48 della Costituzione è chiaro: “Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età. Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico”. Si pensi all’importanza e, direi, alla bellezza di questa espressione: il suo esercizio è un dovere civico. Tutti i cittadini sono elettori: il voto, quindi, è parte fondamentale del concetto di cittadinanza. Penso a tutto questo mentre, io che ho una certa età, ricordo il famigerato: “andate al mare e non votate”, autore Bettino Craxi, a proposito del referendum di Mario Segni sulla preferenza unica. Correva l’anno 1991: tempi di Prima Repubblica, anche se ormai in declino. Non gli portò bene. Molti anni dopo, siamo a deplorare la disaffezione verso la partecipazione politica, il fenomeno dell’astensionismo, l’opinione comune che la politica sia diventata un “mestiere” e non un servizio alla collettività. Quindi, andiamo a votare, secondo coscienza e convinzione. Lo strumento referendum ci dà la possibilità di dire la nostra su alcune scelte che, in un modo o nell’altro, incideranno sulle nostre vite: penso soprattutto al nucleare. Raccogliamo il più possibile notizie ed opinioni, valutiamo bene, e poi, andiamo a votare. Personalmente sono, da sempre,contro il nucleare; voi votate come ritenete più opportuno, ma andate a votare.
Daniele Tamburini
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