sabato, novembre 03, 2018

In memoria di Pier Paolo


Ieri, 2 novembre di quarantatrè anni fa, sul lido di Ostia, veniva ucciso, anzi veniva massacrato Pier Paolo Pasolini, un grande intellettuale, poeta, scrittore, regista. Un uomo controverso, omosessuale quando era difficilissimo ammetterlo, controcorrente rispetto alle vulgate, alle ipocrisie, alle verità precostituite dei suoi tempi. Un uomo che, molto vicino al Pci, scrisse contro i contestatori figli della borghesia e a favore dei poliziotti, in genere di origine proletaria. Successe un finimondo, ma PPP non se ne curava. Seguiva la sua coscienza ed il suo rigore intellettuale. Era un uomo libero, come oggi ce ne sono pochi, ahimè. E pagò con la vita le sue scelte, senza chiedere sconti a nessuno. E a nessuno chiese protezione, e davanti a nessuno tacque. Ecco una sua poesia, che ben testimonia il suo spaesamento, la sua estraneità. “Io sono una forza del Passato. / Solo nella tradizione è il mio amore. / Vengo dai ruderi, dalle chiese, / dalle pale d’altare, dai borghi / abbandonati sugli Appennini o le Prealpi, dove sono vissuti i fratelli. / Giro per la Tuscolana come un pazzo, / per l’Appia come un cane senza padrone. / O guardo i crepuscoli, le mattine / su Roma, sulla Ciociaria, sul mondo, / come i primi atti della Dopostoria, / cui io assisto, per privilegio d’anagrafe, dall’orlo estremo di qualche età / sepolta. Mostruoso è chi è nato/dalle viscere di una donna morta. / E io, feto adulto, mi aggiro/ più moderno di ogni moderno / a cercare fratelli che non sono più”.