sabato, aprile 21, 2018

La scuola è di chi se la merita




Ci sono voluti molti secoli di storia per costruire la scuola come la vediamo oggi: grandi edifici, disseminati sul territorio, con folle di studenti che entrano ed escono a orari stabiliti. Nell’antichità, per esempio, si insegnava passeggiando: lo faceva Aristotele. Oppure, chi non è più giovanissimo ricorderà le immagini dei bambini vietnamiti che studiavano nei rifugi sotterranei, per sottrarsi ai bombardamenti. Per giungere alla scuola di oggi, ci sono volute molte riforme (troppe?). Ma una cosa è certa: anche senza banchi, lavagne, penne, libri eccetera, qualunque scuola potrebbe funzionare solo per il fatto di avere buoni insegnanti. Eccoci qua, agli insegnanti. Nel nostro immaginario ci sono i maestri del libro “Cuore”: il maestro Perboni, la maestrina dalla penna rossa. Ci vengono in mente sacerdoti come don Lorenzo Milani, con la sua scuola di Barbiana, e don Primo Mazzolari, molto attento al rapporto con gli insegnanti, per aiutarli a riflettere sul significato del loro lavoro e della loro missione pedagogica. Ci sono gli insegnanti, le professoresse che abbiamo avuto: alcuni che incutevano timore, altri che non hanno lasciato grandi segni, altri che abbiamo letteralmente amato, che ci hanno forgiato, che ci hanno guidato. Una figura, quella dell’insegnante, che deve saper coniugare l’essere colto e istruito alla capacità di comunicare, di entrare in empatia con gli allievi, in una realtà, anche scolastica, sempre più complessa, sempre più articolata, in cui farsi anche attore sociale e interprete del mutamento. Una figura alle prese con criticità vecchie e nuove, compresi i fondi assolutamente insufficienti dedicati alla scuola e all’istruzione, e a un mondo in cui i valori etici sono anch’essi in profonda trasformazione. Criticità tali da giungere al bullismo verso gli insegnanti. Una piaga sociale, quella del bullismo giovanile, che si estrinsecava, fino a poco tempo fa, soprattutto nei confronti dei coetanei, ma che sta colpendo, cosa in altri tempi impensabile, gli stessi docenti. Occorrerebbe una robusta azione di valorizzazione nei confronti di questa categoria professionale, senza la quale non si va da nessuna parte. Occorrerebbe, soprattutto, che le famiglie - le quali, a volte, giustificano quasi le “prodezze” dei figli - si rendessero conto che un mondo di violenti, di incolti e di incapaci sarebbe pericoloso per tutti, anche per i loro figli bulli, poiché c’è sempre qualcuno più violento, più forte, più prevaricatore di te.