sabato, novembre 25, 2017

DISINCANTO E RASSEGNAZIONE

Ma chi farà da rottamatore dei rottamatori? E chi stabilirà il valore della rottamazione? E chi si renderà disponi- bile alla re-immatricolazione, se del caso? E chi si assumerà l’onere di fungere da officina di riparazione? Mi direte che c’è poco da ridere. E’ vero. Se si pensa che un personaggio politico come Matteo Renzi aveva suscitato un mare di consensi e aspettative, un mare pari al 40%, per avere promesso - allora si disse - lo svecchiamento, la novità, la freschezza, un passo nuovo, volti nuovi... e se si pensa che ora, da segretario del Pd, dopo avere perso una serie di consultazioni, pare padrino della ricomparsa sulla scena di Silvio Berlusconi, che proprio volto nuovo non mi pare, ma tant'è. Sono sempre meno le persone che si recano a votare: chissà come mai? Del resto, sono oltre vent'anni che qualcuno sale alla ribalta con seducenti promesse di rinascita economica, di milioni di posti di lavoro, di riduzione delle tasse, salvo che, alla fine, le promesse sono tutte disattese e non si fa altro che chiedere sacrifici ai soliti, già bastonati. Sarà così anche alla prossima tornata elettorale? Speriamo di no, ma intanto vincono il disincanto e la conseguente astensione, una disperata rassegnazione, co- me la definisce Ernesto Galli della Loggia, di fronte al vuoto politico. Fino a qualche anno fa, l’Italia era ai primi posti per affluenza elettorale, per impegno politico e partecipazione; oggi sempre meno persone si recano alle urne. Ma forse è ciò che "chi sta al timone" vuole.

sabato, novembre 04, 2017

BUONA O CATTIVA NOTIZIA?


Questa la notizia: il Consiglio dei ministri ha approvato, su proposta del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, il decreto legislativo che riforma la disciplina delle intercettazioni. Il testo dovrà passare all'esame delle commissioni Giustizia per i pareri e poi tornare in Consiglio. Il governo si è detto assai soddisfatto di questa scelta: il ministro Orlando ha dichiarato che 'sarà eliminato tutto ciò che non è penalmente rilevante“. Tutto bene, quindi? Fossimo in un Paese normale, assolutamente sì. E’ certamente accaduto che siano state divulgate intercettazioni che poco avevano a che fare con i reati o i presunti reati che si andava perseguendo. È vero che la tutela della privacy è una componente fondamentale di una democrazia: l'occhio del Grande Fratello è proprio di regimi autoritari. Ma, c’è un ma. E consiste nella storia politica e giudiziaria del Belpaese. Come verrà interpretata la norma? Dov’è l'essenzialità? Dove, la indispensabilità? Perché non dobbiamo dimenticare che, ahimè, dobbiamo proprio alle intercettazioni se sono stati scoperti molti crimini, frodi, atti corruttivi. Dico “ahimè” perché non sono un giustizialista, e vedrei molto bene l'autorità di polizia e la magistratura che fossero in grado di svolgere indagini senza usare questi metodi. Ma la stessa classe politica che grida allo scandalo rispetto al crescere esponenziale delle intercettazioni è quella che ha ridotto in pezzi i mezzi delle forze di polizia e l'operatività dei tribunali. E allora? Faccio anche un'altra considerazione. Molto spesso, dalle intercettazioni è uscito un quadro dell'Italia che non avremmo forse conosciuto in tutta la sua pesantezza. Che dire? Che, purtroppo, le intercettazioni forse ce le meritiamo?

sabato, ottobre 21, 2017

SAPER ASCOLTARE E' UN'ARTE


In uno dei momenti di crisi più forti che l’ Europa abbia vissuto, e cioè nella vicenda della richiesta di indipendenza totale da parte della Catalogna nei confronti della Spagna, è comunque risuonato, forte e chiaro, un appello: parliamoci! Che insegnamento dobbiamo trarne, anche se il risultato non sarà un accordo? Qual è la morale? Che si può combattere tenacemente, duramente, per le proprie idee, per un proprio obiettivo, lasciando però una porta, o magari uno spiraglio, aperti al dialogo. Alla parola e all’ascolto: in un corretto dialogo, i due termini devono stare insieme. Altrimenti, è un soliloquioautoreferenziale. Avete presenti i ventriloqui? Mi hanno sempre affascinato: la voce che sembra derivare da un pupazzo, mentre invece è un altro che parla. Detto tra noi, mi parrebbe una splendida metafora per guardare con occhio critico tanta della comunicazione cosiddetta “politica” di oggi. È superfluo ripetere che “politica” viene da “polis”, quindi ha in sé il senso della comunità e non della solitudine, men che mai del soliloquio. Eppure, quanta tristezza, quando l’ uomo politico o la donna politica che vengono intervistati o partecipano ad un cosiddetto talk show, salvo rari casi, aprono bocca, prendono fiato, guardano in telecamera con occhio fisso e attaccano con un profluvio di parole che sanno di costruito, di preconfezionato, che passano dalla memoria meccanica, ma non dalla vera intelligenza, quella che mette insieme cervello e cuore. Fateci caso: è come se si girasse un interruttore e loro iniziano a recitare una lezione, spesso imparaticcia. Parlano, parlano, e parlano... ma raramente ascoltano. “Chi si mette subito a controbattere finisce per non ascoltare e non essere ascoltato” (Plutarco circa 2000 anni fa).

sabato, ottobre 14, 2017

TROVATE LA DIFFERENZA


E così, in barba al comune sentire rispetto alla politica, valutata ormai dalla grande maggioranza dei cittadini lontana, autoreferenziale, avvitata su se stessa, con un proprio mondo, un proprio linguaggio, propri territori, è stato approvato alla Camera il cosiddetto Rosatellum, il nuovo (?) sistema elettorale, che ora dovrà essere approvato anche dal Senato. Se dovesse essere approvato definitivamente, introdurrà in Italia un sistema elettorale misto tra proporzionale e maggioritario. È certo che permarrà il sistema dei “nominati” dai partiti, al di fuori di una franca e aperta competizione elettorale. L’istinto di autoconservazione è forte, nella specie. E poi, perché insistere in questo “latinorum” da strapazzo, questo suffisso in “um” maccheronico, questo vezzo stucchevole di ammiccare su cose che dovrebbero essere serie? Beh, ma questo è il Paese in cui una legge elettorale è stata definita una “porcata” dal suo sostenitore… E, a proposito di porcate, è scioccante ascoltare donne bellissime, ricche e famose, come Asia Argento, Gwyneth Paltrow, Angelina Jolie, parlare degli abusi subiti, quando erano giovanissime, agli inizi di carriera, da un produttore potente, Harvey Weinstein, che si serviva della sua influenza per avere favori da parte di queste splendide ragazze. Si dirà: beh, lo si è sempre saputo, lo si è sempre sospettato. Ma ora c’è un fatto nuovo: non si subisce più, si denuncia, anche a rischio di una esposizione pubblica che potrebbe essere devastante, anche a rischio di non essere credute; e, soprattutto, messe sotto accusa. Eleggiamo questo comunicato della società di Weinstein, da lui stesso fondata (stiamo parlando di uno che ha conquistato così tanti Oscar, da costringere l'Academy a cambiare le regole per diminuire la sua influenza): “Alla luce delle nuove informazioni sulla cattiva condotta di Harvey Weinstein emerse nei giorni scorsi il consiglio d'amministrazione della Weinstein Company ha deciso che la sua collaborazione viene terminata immediatamente'. Capito? Facciamo un paragone con l’Italia: trova la differenza…

domenica, ottobre 01, 2017

L'ETERNA QUESTIONE MORALE


E’ una sorta di limo che si rapprende intorno all’identità nazionale. Un pensiero assai sconfortante, ma come sottrarvisi, dopo le notizie che continuano a fioccare su procedure e pratiche corruttive, in tutti gli ambiti? Ultimi della lista, il caso delle Università dove alcuni concorsi per il posto di docente sono stati pilotati, se non addirittura truccati. E fa molto male udire da molte parti una sorta di rassegnato senso di ineluttabilità: “nell’ambiente accademico è sempre andata così, solo che ora uno ha avuto il coraggio di parlare…”. Sono sempre andate così molte cose: “Va avanti solo chi ha più santi in Paradiso”, si sente dire. E poi, come detto, c'è la corruzione. Un giorno si e l'altro pure, sono coinvolti politici, presidenti, governatori, sindaci, assessori, funzionari pubblici... E l’incertezza aumenta quando molti personaggi indagati, inquisiti etc., poi vengono assolti. Caso recente, Filippo Penati. E allora la confusione si fa nera: chi ha ragione, chi ha torto? Sicuramente, un po’ di garantismo in più, anche da parte della stampa, sarebbe d’obbligo. Ma pare che il limo non arretri mai: pensiamo alle false richieste di residenza nei paesi terremotati avanzata da chi spera in agevolazioni fiscali e tributarie. Una roba pazzesca, al limite del credibile, e che mi porterebbe a dire che non si teme, scaramanticamente, neppure l’ira funesta del fato.In Italia esiste un’autorità che si chiama Anac, Autorità Nazionale Anti Corruzione : la presiede Raffaele Cantone, un ex magistrato. Ebbene, ho letto che l’Anac viene sommersa da moltissime segnalazioni da parte di singoli cittadini che “denunciano” i fatti più disparati: dai ritardi agli sportelli alla costruzione di un abuso, alla mancata manutenzione di un marciapiede, e chi più ne ha, più ne metta. Ma leggiamo, allora, cosa dice una sua componente, la professoressa Nicoletta Parisi, nel precisare che la missione dell’Anac non è questa, bensì quella di far sì che vengano messe in atto azioni che assicurino la regolarità amministrativa e la sua massima trasparenza: ciò significa ad esempio controllare l’affidamento e l’esecuzione dei contratti pubblici, monitorare i piani e le misure anti-corruzione adottate dalle pubbliche amministrazioni etc. Come dire che segnalare non serve a niente perché l'Anac non ha poteri. “Si tratta di un fraintendimento - precisa Nicoletta Parisi - e il fraintendimento è una medaglia: da un lato è positivo, perché dà conto della fiducia posta dai cittadini nei confronti dell’Anac. Da un altro è negativo, perché questo investimento fiduciario ha un bruttissimo contraltare: riflette la maggior fiducia riposta nell’autorevolezza del presidente Cantone rispetto ad altri organi statali preposti a risolvere certi tipi di criticità. Che è una cosa negativa perché in uno Stato ciascuno ha il proprio posto e fa il proprio mestiere”. Non troverei parole migliori per concludere questa, amara, riflessione.

sabato, settembre 09, 2017

NON CI STIAMO GARANTENDO UN BEL FUTURO


Il mondo è grande e terribile, diceva un certo pensatore sardo.La Terra si scuote e provoca fratture, devastazioni, crolli. E' notizia di oggi di un terremoto in Messico, di magnitudo 8.2, mentre, di ieri, è la notizia dell'uragano Irma che sta devastando i Caraibi e parte degli Stati Uniti. Il clima sembra impazzito, con conseguenze di enorme portata. Avete presente la riduzione delle calotte polari, la cui estensione è arrivata ai minimi storici? Alcuni medici già dicono che il nostro organismo di europei, anche se dell'Europa del Sud, dovrà fare i conti con questo cambiamento,abituandosi, obtorto collo, alle stagioni siccitose, all'umidità soffocante, al perdurare del caldo. E poi, oggi, scopriamo anche che non solo il mare è invaso dalla plastica, ma che questa ha contaminato l'acqua che beviamo e le micro fibre di plastica tornano a noi anche attraverso la catena alimentare. Qualcosa, o molto, sta cambiando in profondità. Ne abbiamo la percezione, e viene in mente una celebre canzone, “è la fine del mondo per come lo conosciamo. E io sto bene”. Quanto è diffusa questa percezione? A parer mio ancora poco: il presidente degli Stati Uniti ne è un clamoroso esempio. E poi ci sono i fenomeni migratori di massa che possono, si, spaventare, ma hanno cause precise, remote e attuali: sfruttamento coloniale, impoverimento oltre ogni misura, guerre. E non saranno certamente i muri alzati ad ovviare a questi fenomeni che segnano le epoche, e la storia insegna che qualsiasi muraglia, nei secoli è stata abbattuta. Che fare? Soluzioni non ne ho. Ma certo è che quel che fino ad adesso stiamo facendo non sembra possa garantirci un bel futuro.

lunedì, agosto 28, 2017

IL PAESE DEL CONDIZIONALE: DOVREMMO, POTREMMO...


Avevamo sperato di incontrarci nuovamente, al rientro dalle ferie, esprimendo parole di fiducia e di esortazione ad affrontare il lavoro, gli impegni, tutto ciò che ci aspetta nei prossimi mesi. Ma poi c’è stata la strage di Barcellona, e poi c’è stata Ischia. Due avvenimenti lontani tra loro, ma che hanno contribuito ad innalzare ancora il disorientamento, la paura, il senso di insicurezza. Concentriamoci sul terremoto e sui crolli di Ischia: ancora una volta, le persone muoiono, le costruzioni si sbriciolano, e partono il giusto unanime cordoglio, ma anche le consuete polemiche, le recriminazioni, l’uso spropositato del condizionale: dovremmo… potremmo…, fino alla prossima tragedia.Invocare leopardianamente la natura matrigna, o, come fece un celebre presidente della Repubblica, il destino cinico e baro non serve a nulla, questo lo si è capito. Si tende, allora, alla denuncia, ripetuta al punto tale da diventare, come si diceva, stucchevole condizionale: “bisognerebbe contrastare efficacemente l’abusivismo”, “occorrerebbe un piano per la messa in sicurezza di edifici pubblici e privati”, “dovremmo avere più cura del territorio”, e così via. Sì, ci stiamo sbriciolando, andiamo a fuoco, siamo assetati. Eppure, non andiamo oltre il condizionale. Accadono queste devastazioni, e qualcuno ride sempre.Chi detiene il potere pare molto più interessato alle solite alchimie elettorali, piuttosto che ad impostare un serio, efficace piano per iniziare, magari iniziare, a rispondere allo sbriciolamento e alla devastazione e a prevenire i costi enormi delle varie ricostruzioni, senza contare i drammi umani irreparabili (a proposito, se è vero che la Sicilia spesso è stata laboratorio politico di tendenze nazionali, ecco che per le elezioni regionali siciliane si sta affermando un modello estremo di politica neppure personalizzata, ormai, ma assolutamente privatizzata). Mi ritrovo in quello che scrive Maria Luisa Boccia, presidente del Centro per la Riforma dello Stato: 'Nelle urne ho sempre espresso un'opinione su un progetto non su una persona. Oggi ci sono solo persone. Con un deserto alle spalle'. Che dire? Incolpare il destino cinico e baro è forse più consolante che soffermarci su queste amare considerazioni.

venerdì, luglio 28, 2017

Si può ciò che si vuole


Una estate calda, arida. Un'estate che prosciuga. Pozzi, fiumi, ma forse anche i sentimenti. Ci sopraffà e ci spossa, e suonano ormai vane e un po' stucchevoli le concioni sul riscaldamento globale, sui rischi che corriamo di vivere, in un futuro non lontano, in una landa deserta. Padre Alex Zanotelli ha parlato di milioni di profughi che, tra non
molto, fuggiranno dei loro paesaggi lunari per cercare, semplicemente, acqua. In molti lo avevano detto, lo dicono. Ma già, le Cassandre sono sempre state poco amate e i preferiti sono stati i Pantoo, chiamato a difendere Troia dal dissenso interno quando ormai la fine era certa. I fuochi percorrono il Bel Paese, e ancora veniamo a sapere che qualcuno ha riso soddisfatto anche in occasione dell'ultimo terremoto,quello di Amatrice. Morte
tua vita mia: ecco, il nostro disseccamento, il nostro inaridire. Ma è tempo di vacanze, e cerchiamo di godercele. Di riposare. Perché sarà sempre più dura. Ma, se finora ho parlato con il pessimismo dell'intelligenza, non bisogna mai dimenticare l'ottimismo della volontà.

sabato, luglio 22, 2017

Un deserto bruciato


Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l'umanità». Era il 21 luglio del 1969 e, per la prima volta, un essere umano, il comandante Neil Armstrong, poggiava il proprio piede sulla Luna, dopo aver guidato sulla superficie del nostro satellite il modulo Lem. Con lui scese “Buzz” Aldrin, mentre Mike Collins girava e girava intorno alla Luna con la navicella Apollo. Che nottata. Tutti svegli, a vedere la tv in bianco e nero che ci mandava immagini incerte, ma incredibili. E Tito Stagno che, nella foga della diretta, grida che sono allunati, e Ruggero Orlando che lo corregge… Era il finire degli anni Sessanta: il boom economico, il progresso tecnologico, l’avanzata dei diritti civili e della voglia di protagonismo di soggetti fino ad allora ai margini: i giovani, le donne. Sarà per questo, che quelle immagini ancora ci emozionano. Ci narrano una storia in cui l’avanzata del progresso umano sembrava inarrestabile: le risorse, l’energia, l’aria, l’acqua, tutto a nostra disposizione, e John Kennedy parlava di “nuova frontiera”. Già c’era chi, più avvertito,metteva in guardia sulla sostenibilità di certe spese e di certo uso delle risorse, ma erano veramente pochi. La corsa allo spazio come nuova frontiera si è arenata da molti anni. I voli dello Space Shuttle Challenger non erano più,chiaramente, evocativi di questa corsa verso l’ignoto, e molteplici ne erano le implicazioni militari. Furono sospesi a seguito di un disastro in cui morirono sette componenti dell’equipaggio. Oggi, la nuova frontiera c’è, ed è qui sulla Terra. La Luna illumina un mondo bellissimo e stremato, ancora selvaggio e inaccessibile in alcune parti, ma violato oltre ogni limite in molte, troppe altre. Noi dovremmo essere tutti pionieri di una nuova corsa alla sostenibilità, alla lotta contro lo spreco delle risorse naturali e contro il loro utilizzo indiscriminato; noi dovremmo svegliarci ogni mattina stupiti e riconoscenti nei confronti del mondo in cui viviamo. Altrimenti la Luna dei poeti e degli innamorati continuerà ad ammaliarci, ma rischierà di illuminare ben presto un deserto bruciato.

sabato, giugno 24, 2017

L'Italia è una Repubblica fondata sul...

Siamo tutti spaventati. Incerti anche, qualora dovessimo e potessimo, su dove andare in vacanza: Parigi, Londra, un tempo luoghi dell'anima, ora appaiono sotto attacco. Spaventati e smarriti, ci chiediamo se e quanto serva l'apparato repressivo che vediamo nei luoghi d'arte, nelle piazze affollate e anche sulle spiagge. Vedere insieme una partita in una piazza o andare a un mega concerto rock sono diventati non già un piacere, un'occasione di socialità, ma una sorta di sfida alla sorte. E questo non è un discorso demoralizzato e demoralizzante, tutt'altro: è un incitamento a reagire. A tutti i livelli. Riprendendoci gli spazi, non arrendendoci a chi ci vuole in silenzio e genuflessi. Non accettando tutto quel che ci viene detto e imposto. La cosiddetta politica, in questo, gioca un grande ruolo. I cosiddetti politici continuano nel solito copione: proclami moralizzatori e inchieste giudiziarie a ripetizione (ultimo il caso Consip); promesse al vento e scelte in tutt'altra direzione. Due esempi? Dopo aver a lungo ragionato sui limiti della legge Fornero sulle pensioni, ora pare che si prospetti - forse- un regalino avvelenato: un ulteriore spostamento in avanti dell'età pensionabile. Un ulteriore venir meno al patto sociale, una cosa dura da mandar giù che spero si ritorca contro chi la metterà in atto. Ma la cosa più clamorosa è avvenuta con i voucher: si annuncia il cambio sostanziale della legge per non far svolgere il referendum e poi, nella stessa data in cui avrebbe dovuto svolgersi, si presenta una 'nuova' legge identica, nei fatti, alla prima. E tanti saluti alla democrazia. Pensano che la gente sia indifferente, che non reagisca, che sia persa dietro i fatti propri e che il massimo che possa fare è non votare? Può essere, ma a tutto dovrebbe esserci un limite. A quando una modifica costituzionale dell'art. 1: l'Italia è una Repubblica fondata sulla menzogna?

sabato, maggio 20, 2017

Diseguaglianza sociale


Perché esiste lo Stato moderno, lo Stato democratico? La teoria liberale ci dice: per proteggere i comuni interessi, gli interessi che stanno alla base del vivere insieme. Per far sì che il più forte non prevalga sul più debole e, per più forte, lo si intende a largo raggio: il più forte fisicamente, il più forte economicamente, il più forte socialmente, il più forte culturalmente, e via dicendo. Ci si associa, perché si spera che, in un eventuale momento di debolezza che possa intercorrere (per esempio, una malattia) i meccanismi di protezione dello Stato possano venire in soccorso. Perché, qualora si venga attaccati, ci si possa difendere insieme. Oppure, perché l’aver subito un’ingiustizia trovi risposta nei meccanismi statuali della giustizia. L’eguaglianza vera, probabilmente, non esiste, ma diseguaglianze troppo marcate non favoriscono l’esistenza dello Stato, per come secoli di storia hanno disegnato questa forma di vivere in comune. L’uomo è lupo per l’uomo, diceva il filosofo Hobbes: posto che sia vero, ci devono essere regole condivise, per non azzannarsi a vicenda. E, se un lupo - un uomo - è troppo più forte, la tentazione di azzannare i vicini sale. E allora, lo Stato dovrebbe cercare di evitare il più possibile enormi diseguaglianze tra chi è associato. Peccato che l’Istat, nel suo venticinquesimo rapporto, da poco uscito, ci dica che lo Stato italiano, quindi chi lo governa, non sia affatto riuscito a frenare la drammatica performance dell’Italia, dove tra il 1990 e il 2010 la diseguaglianza era aumentata più che in ogni altro Stato dell’Ocse. «In Italia, la capacità redistributiva dell’intervento pubblico è tra quelle cresciute meno, rimanendo così tra le più basse nei paesi considerati». Adesso mi chiedo e vi chiedo: non dovrebbe essere questo il piano su cui intervenire, da parte della classe politica? Altro che condannare l’ascesa del populismo, altro che accapigliarsi su riforme improbabili o sulla legge elettorale…

sabato, maggio 06, 2017

Trentanove anni fa


Il prossimo 9 maggio correrà il trentanovesimo anniversario della morte di Aldo Moro. L’onorevole Moro era stato rapito dalle Brigate rosse il 16 marzo 1978, in via Fani a Roma, con un cruento attacco durante il quale morirono gli uomini della sua scorta.Ricordiamo quei nomi: Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi. Le persone della mia generazione ricordano perfettamente dove si trovavano e cosa stessero facevano quel giorno in cui fu diramata la notizia del rapimento. In quei cinquantacinque giorni tra il rapimento e l’uccisione dell’eminente esponente democristiano, accadde di tutto: qualcosa sappiamo, qualcosa è ancora secretato, molto chissà dove è sepolto. Anni di piombo, notte della Repubblica: quel periodo è conosciuto così. Eppure, durante gli anni Settanta un grande vento autenticamente riformatore aveva percorso il nostro Paese, sul fronte dei diritti politici, civili ed economici. Una grande partecipazione popolare muoveva le lotte e le istanze dei giovani, degli studenti, dei lavoratori, delle donne. Furono abbattuti retaggi quasi medievali, come la potestà maritale e vennero introdotti il divorzio, il diritto ad una maternità consapevole, la possibilità di interrompere una gravidanza non voluta, lo Statuto dei lavoratori. L’onorevole Moro, anche in contrapposizione con le forze di sinistra, era stato uno dei protagonisti di quella grande stagione. Forse si volle, da parte di molti e con alleanze e interessi che oggi diremmo trasversali, fermare una situazione in movimento: una stagione di scontri ma anche di incontri, di sofferenze ma anche di aperture, di arroccamenti ma anche di libera espressione della volontà popolare, di sangue ma anche di rose. Chissà cosa avrà veramente pensato l’onorevole Moro, in quei cinquantacinque giorni; chissà cosa e fin dove sapeva. Due anni prima, durante il discorso che pronunciò al XIII congresso della Democrazia Cristiana, lo statista aveva detto: “Noi non siamo chiamati a fare la guardia alle istituzioni, a preservare un ordine semplicemente rassicurante”. Moro era un uomo profondamente di partito, ma aveva a cuore lo Stato ed il futuro del suo Paese. Sapeva che la situazione era in movimento e che chiedeva coraggio, scelte energiche, aperture. Forse sta qui la chiave della sua morte. Io ho vissuto a pieno quel periodo, partecipando attivamente, militando nella parte avversa a quella dell'Onorevole. È stato detto e ridetto più volte: mai avrei immaginato di rimpiangere, oggi, uomini come Aldo Moro.

sabato, aprile 08, 2017

Sono un vecchio populista

Si parla spesso di disamore verso la politica. Di assenteismo alle urne. Di qualunquismo, di scarsa partecipazione. Qualcuno tenta di ovviare con l'uso della rete, attraverso un sistema operativo denominato 'Rousseau ', che dovrebbe consentire la partecipazione degli iscritti alla vita del M5S: vedremo. Altri fanno le 'primarie aperte'. Sono stato iscritto a un partito, tanti tanti anni fa. Allora, quando ti avvicinavi a una federazione ti studiavano per un po'; magari chiedevano anche informazioni e, per iscriverti, dovevi essere presentato da due persone già iscritte. Ora so benissimo che queste pratiche possono sembrare primordiali, ma, come spesso accade da noi, da un eccesso si è passati ad un altro. Qual è il fondamento giuridico dei partiti, in Italia? E' l'articolo 49 della Costituzione, che dice: 'Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale'. Ora, qualsiasi associazione si regge sugli associati, e solo loro possono decidere sulle scelte, sulle attività, insomma sulla 'linea'. Per questo, c'è da restare molto perplessi su un partito che si affida, per dire, alle cosiddette 'primarie aperte ' per scegliere il proprio segretario. Qualche studioso sostiene che questo possa essere, addirittura, contrario alla Costituzione. Però pensiamoci: perché dovrei affiliarmi ad un partito, pagare la tessera, andare alle riunioni, che so, discutere e poi accettare che chiunque possa votare chi mi dovrà rappresentare, magari anche qualcuno che milita in un altro partito? Mah. Forse sono io che sono vecchio.

sabato, marzo 18, 2017

Signori si nasce


Il particolare frizzore dell’aria che ci accoglie ormai al mattino porta un messaggio vitale, che si rinnova ogni anno ma che stupisce sempre: la natura si sta risvegliando. Il sole man mano scalda i terreni resi brulli dall’inverno, e che dire del verde dell’erba nuova? Nostro malgrado, vengono alla mente i poeti e le poetesse che questo Paese ha saputo esprimere: dall’immenso Leopardi, con la sua donzelletta che reca in mano un mazzolino di rose e di viole (e pazienza se non fioriscono nella stessa stagione, che diamine...), alla meno conosciuta Ada Negri: “Anche quest’anno andrai per violette/lungo le prode, nel febbraio acerbo …”. Pare quasi che molta della felicità possibile stia nel poter godere di questi spettacoli, di queste sensazioni, di questi colori. Che cosa ci rimane, infine? La vista di un tramonto, l’acqua che sciaborda lungo le rive di un lago, il fiume placido che porta con sé storie antiche e nuove speranze. La bellezza, quella che non siamo ancora riusciti, sciaguratamente, a sfigurare. Bellezza della natura e bellezza umana non sempre, anche in passato, hanno ben convissuto: la prima tende, a volte, a sopraffare l’altra, la seconda a ingiuriare la prima. Per non parlare di quando gli uomini sbriciolano, calpestano, distruggono la bellezza che loro stessi hanno creato. Tutte queste parole, vi chiederete, a che fine? Bene, per non scrivere cose che rischierebbero l’indecente: nei termini, ma ancor più nella sostanza. Ovvio a cosa mi sto riferendo, vero? Patti, quando non patteggiamenti, salvataggi incrociati, soccorsi reciproci, a difesa di una casta sempre più casta: quello che valeva ieri oggi non vale più perché così conviene. Tutto sembra immergersi in un mare di bitume nero e appiccicoso. Attenzione, ho scritto “bitume”, perché sono un signore. Signori si nasce, diceva Totò, e io lo nacqui, modestamente!

sabato, febbraio 25, 2017

Scissione sì, scissione no... la terra dei cachi


Alzi la mano chi non ne può più della vicenda Pd: scissione sì, scissione no, fredda, calda, tiepida; e poi, il toto nomi di chi va, chi resta, chi forse; e, tra chi resta, in che modo resta: convinto, più persuaso che convinto, nicchiante, in posizione aventiniana… e poi, le tre candidature tre a segretario. Intanto, magari la barca andasse! La situazione è in stallo, ad essere ottimisti, nonostante che i media mainstreaming si affannino a far passare come gran successo un aumento del Pil, magari, dello 0,1. Ci sono politici che, a sentirli, sembra stiano sempre da un’altra parte, rispetto ai problemi del Paese. Non è la prima volta che lo diciamo, ma loro confermano sempre di più questa nostra impressione. Parlano dei gravissimi ritardi produttivi del Paese, dello sfilacciamento del tessuto sociale, della disoccupazione enorme, del territorio che va a pezzi, e sembra che siano sempre stati in una bocciofila, ancorché al governo o in Parlamento. Dove eravate? Cosa avete fatto per contrastare tutto ciò? Cosicché l’affaire Pd, ma anche l’affaire “sinistra” – segmenti, partitini, gruppuscoli – o l’affaire stadio di Roma, sembrano congegnati ad arte per spostare l’attenzione su altro. Tornando al Pd, dico la mia: il problema è Renzi e la sua idea di partito. Un difetto di struttura: il partito dei gazebo e delle primarie portava in sé l'embrione del partito personale del leader, e l’unico che abbia il coraggio di dirlo mi pare che sia D’Alema, il quale, forse, a questo punto può permettersi di dire ciò che pensa. Altri, no: sono sotto scacco, tenuti per la giacchetta o che so io. Come si spiega, altrimenti, un comportamento a giravolte, peggio di un valzer mal danzato, di un Emiliano? O le eterne indecisioni di un Cuperlo? O il silenzio di altri e altre? Con questo, non voglio dire né che scissione dovrebbe esserci, né che il Pd dovrebbe stare unito: voglio solo dire che debbono sbrigarsi, fare i loro conti, chiuderli o riaprirli altrove, ma sbrigatevi, che non se ne può più.

sabato, febbraio 04, 2017

Ci vorrebbe, invece, la Politica...


Ci risiamo con il teatrino della politica, oggi fatto anche da esternazioni tramite sms e whatsapp. Di per sé, un teatrino è un teatro piccolo, uno di quei luoghi che hanno contribuito a costruire la cultura italiana, quelli che scopri, a volte, girando per piccoli paesi o in città di provincia, e che sono veri e propri gioielli. Il termine, quindi, non si addice proprio alla politica italiana. Non parliamo, quindi, di “teatrino” della politica, bensì di una serie di comportamenti, come dire, inusitati e anche un po’ folli, senza offendere alcuna nave dei folli. C’è un giovane politico arrembante del Pd, anche se un po’ scorbacchiato, che ha fatto cadere due governi Pd, ha perso sonoramente un referendum costituzionale e che ha portato avanti a spada tratta una riforma della legge elettorale, che la Consulta ha bocciato in buona parte per incostituzionalità. C’è una sindaca circondata, professionalmente e politicamente, da persone talmente premurose che, forse, una di queste l’ha resa beneficiaria di una assicurazione sulla vita. Ci sono “grandi vecchi” che dovrebbero limitarsi a dire parole di saggezza e di equanimità, invece mettono pesantemente i piedi nel piatto del dibattito politico, contribuendo non poco ad aumentare la confusione. Una cosa è certa: per dire parole di saggezza, bisogna essere saggi… Mentre tutto questo accade, sembra che la situazione economica sia sotto vetro, nel senso che tutti percepiamo la fatica, l’arrancare, i pericoli, ma pare che non se ne parli più. Affiorano ogni tanto segnali contro l’euro. Io non sono un economista, quindi non riesco a valutare bene: sicuramente, molte delle posizioni critiche nei confronti della moneta unica sono più che condivisibili. Però poi penso che non sarebbe molto prudente affidarsi totalmente agli economisti. Ricordate i Chicago boys, i rampantissimi alfieri del neloliberismo spinto? Ricordate il disastro sociale e politico che hanno portato le loro teorie in molti Paesi. Attenti a fidarsi della scientificità dell'economia. Al solito, ci vorrebbe la politica, ci vorrebbero politici capaci... ne vedete, voi, in giro?

sabato, gennaio 21, 2017

Altro che legge elettorale...


Sembrava che il governo Gentiloni servisse solo per fare la nuova legge elettorale, perché tutti volevano andare subito a votare. Questo percorso adesso non pare così certo. Il voto in primavera? Sembra che Renzi non abbia più così tanta fretta. Così pure il Movimento 5 Stelle che voleva andare subito al voto, mentre adesso aspetta il parere della Consulta sull'Italicum. Cosa attenderci? Quale legge sarebbe preferibile? L'ubriacatura per il maggioritario che ha percorso gli ultimi decenni non ha portato né stabilità né certezze. E' inutile, l'Italia non è Paese da bipolarismo. E allora, io dico: torniamo al proporzionale,magari con una oculata soglia di sbarramento.
Detto questo, questi discorsi sembrano davvero lontani dalla realtà, tanto più oggi che assistiamo all'immenso dolore delle popolazioni che hanno subìto terremoto e distruzioni, che hanno stretto i denti per resistere accanto alle loro case, alle loro radici, ai loro animali, e che ora appaiono stremati e forse vinti da altre scosse, dal clima terribile, da soccorsi per certi versi eroici e per altri colpevolmente in ritardo e insufficienti. Ma è il solito discorso: manchiamo in prevenzione. Allora, altro che legge elettorale, verrebbe da dire...

sabato, gennaio 14, 2017

La democrazia ridotta a un “like”


l’Italia è divisa tra chi legge e chi no, dice l’Istat. Ma questo dato va letto insieme ad un altro: la mole di libri stampata nel nostro Paese è davvero impressionante. Ognuno, pare, si sente in dovere di scrivere un libro. Forse è quel detto, credo anglosassone, per cui, nella vita, bisognerebbe fare un figlio, piantare un albero e scrivere un libro? Il fatto è che molti milioni delle copie stampate dei vari testi non verranno mai letti. Quindi, una overdose di carta stampata rispetto ad una domanda piuttosto scarsa. Il fatto è che leggere è davvero importante e non tanto per “farsi una cultura”, obiettivo di per sé assai encomiabile, ma per capire il mondo che ci circonda. Alzi la mano, per esempio, chi ha compreso davvero dove stia la verità sulla questione del salvataggio delle banche. Abbiamo solo capito che ci vorrà una barca di denaro pubblico e che il denaro pubblico viene dalle nostre tasche, per definizione. Immaginate se ci fosse più consapevolezza diffusa, più conoscenza, più cultura su questi temi: forse, ci faremmo menare meno per il naso. Sempre l'Istat ci dice anche che gli italiani leggono poco e in molti non capiscono quello che leggono. In effetti frequentando Facebook qualche dubbio in merito ci viene, o no? La democrazia significa partecipazione e non si partecipa con un “like”su una notizia di cui abbiamo letto magari le prime tre righe, perché il modello di “lettura” a cui ci stiamo assuefando è questo, la democrazia ridotta a un like: mi piace non mi piace, bianco o nero, bello o brutto. Una lettura superficiale, veloce e tutto è uguale, un articolo serio o una barzelletta. Così come non si discute, non si approfondisce e direi che non si governa con un tweet. Ecco quindi che chi non è informato, chi non conosce, chi non esercita capacità critica viene manipolato: negli orientamenti ai consumi così come nella scelta politica. Ma non è sempre così: ci sono imprevisti, nelle vicende umane. Salti che scompaginano un percorso che sembrava segnato. Che cambiano orizzonte. Quindi, proviamo ad adottare, nel nostro
procedere, la mossa del cavallo. Cominciamo anche a guardare avanti da una prospettiva diversa e insolita, magari aiuta.

venerdì, gennaio 06, 2017

Il 2017 e un futuro da orientare


Dice la cabala che il 2017 nasca sotto buoni auspici. Si tratta infatti di un numero primo, la cui somma dei divisori, a loro volta sommati tra di loro, dà 11, numero che ha le caratteristiche della proattività e della resilienza. E di tanta proattività necessiteremmo: agire in anticipo per cercare di orientare il futuro, invece che esserne schiacciati. E anche di tanta resilienza: la capacità di adattarsi al cambiamento, di riorganizzare positivamente la propria vita. Credo che il Paese, in questi lunghi, interminabili anni di crisi, non ne abbia mancato, altrimenti non saremmo ancora qui.L’anno nuovo va quindi affrontato sapendo che niente sarà facile, ma che, ormai, abbiamo imparato ad essere proattivi e resilienti. La domanda è: né sarà capace chi ci governa? Avrà la capacità di quello scatto, di quel cambiamento di passo, di quella capacità di scartare e rimettersi in rotta, che hanno le navi sui mari procellosi e che possiede il passo del cavallo negli scacchi? Da tanto ce lo auguriamo, da tanto non lo vediamo. Il recentissimo governo Gentiloni è nato a seguito della rovinosa sconfitta subita da Matteo Renzi al referendum del 4 dicembre scorso. Forse il governo Renzi sarebbe potuto rimanere, se, come consigliavano in molti, l’ex premier avesse evitato di legare in maniera così stretta, tanto da rimanerne soffocato,l’esito referendario e la sua azione governativa. Diceva Piero Calamandrei, molto citato da Renzi stesso, ma della cui lezione non ha evidentemente fatto tesoro: “Quando si scrive la Costituzione i banchi del Governo devono restare vuoti”. Renzi ha giocato il tutto per tutto e ha perso, almeno per ora. E’ vero, il governo Gentiloni è una fotocopia di quello suo, ma, si sa, e lo diceva bene il grande sornione Giulio Andreotti, che il potere logora chi non ce l’ha. Adesso vedremo che succederà con la legge elettorale, con il prossimo responso della Consulta riguardo all’ammissibilità dei referendum sul jobs act e sui voucher, proposti dalla Cgil e con le varie manovre dei partiti. L’augurio che mi sento di farvi e di farci non è, come diceva Golda Meir, di non avere difficoltà, ma di poter affrontare e superare le difficoltà. Ne abbiamo tanto bisogno. Buon anno.