domenica, ottobre 01, 2017

L'ETERNA QUESTIONE MORALE


E’ una sorta di limo che si rapprende intorno all’identità nazionale. Un pensiero assai sconfortante, ma come sottrarvisi, dopo le notizie che continuano a fioccare su procedure e pratiche corruttive, in tutti gli ambiti? Ultimi della lista, il caso delle Università dove alcuni concorsi per il posto di docente sono stati pilotati, se non addirittura truccati. E fa molto male udire da molte parti una sorta di rassegnato senso di ineluttabilità: “nell’ambiente accademico è sempre andata così, solo che ora uno ha avuto il coraggio di parlare…”. Sono sempre andate così molte cose: “Va avanti solo chi ha più santi in Paradiso”, si sente dire. E poi, come detto, c'è la corruzione. Un giorno si e l'altro pure, sono coinvolti politici, presidenti, governatori, sindaci, assessori, funzionari pubblici... E l’incertezza aumenta quando molti personaggi indagati, inquisiti etc., poi vengono assolti. Caso recente, Filippo Penati. E allora la confusione si fa nera: chi ha ragione, chi ha torto? Sicuramente, un po’ di garantismo in più, anche da parte della stampa, sarebbe d’obbligo. Ma pare che il limo non arretri mai: pensiamo alle false richieste di residenza nei paesi terremotati avanzata da chi spera in agevolazioni fiscali e tributarie. Una roba pazzesca, al limite del credibile, e che mi porterebbe a dire che non si teme, scaramanticamente, neppure l’ira funesta del fato.In Italia esiste un’autorità che si chiama Anac, Autorità Nazionale Anti Corruzione : la presiede Raffaele Cantone, un ex magistrato. Ebbene, ho letto che l’Anac viene sommersa da moltissime segnalazioni da parte di singoli cittadini che “denunciano” i fatti più disparati: dai ritardi agli sportelli alla costruzione di un abuso, alla mancata manutenzione di un marciapiede, e chi più ne ha, più ne metta. Ma leggiamo, allora, cosa dice una sua componente, la professoressa Nicoletta Parisi, nel precisare che la missione dell’Anac non è questa, bensì quella di far sì che vengano messe in atto azioni che assicurino la regolarità amministrativa e la sua massima trasparenza: ciò significa ad esempio controllare l’affidamento e l’esecuzione dei contratti pubblici, monitorare i piani e le misure anti-corruzione adottate dalle pubbliche amministrazioni etc. Come dire che segnalare non serve a niente perché l'Anac non ha poteri. “Si tratta di un fraintendimento - precisa Nicoletta Parisi - e il fraintendimento è una medaglia: da un lato è positivo, perché dà conto della fiducia posta dai cittadini nei confronti dell’Anac. Da un altro è negativo, perché questo investimento fiduciario ha un bruttissimo contraltare: riflette la maggior fiducia riposta nell’autorevolezza del presidente Cantone rispetto ad altri organi statali preposti a risolvere certi tipi di criticità. Che è una cosa negativa perché in uno Stato ciascuno ha il proprio posto e fa il proprio mestiere”. Non troverei parole migliori per concludere questa, amara, riflessione.

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