lunedì, agosto 28, 2017

IL PAESE DEL CONDIZIONALE: DOVREMMO, POTREMMO...


Avevamo sperato di incontrarci nuovamente, al rientro dalle ferie, esprimendo parole di fiducia e di esortazione ad affrontare il lavoro, gli impegni, tutto ciò che ci aspetta nei prossimi mesi. Ma poi c’è stata la strage di Barcellona, e poi c’è stata Ischia. Due avvenimenti lontani tra loro, ma che hanno contribuito ad innalzare ancora il disorientamento, la paura, il senso di insicurezza. Concentriamoci sul terremoto e sui crolli di Ischia: ancora una volta, le persone muoiono, le costruzioni si sbriciolano, e partono il giusto unanime cordoglio, ma anche le consuete polemiche, le recriminazioni, l’uso spropositato del condizionale: dovremmo… potremmo…, fino alla prossima tragedia.Invocare leopardianamente la natura matrigna, o, come fece un celebre presidente della Repubblica, il destino cinico e baro non serve a nulla, questo lo si è capito. Si tende, allora, alla denuncia, ripetuta al punto tale da diventare, come si diceva, stucchevole condizionale: “bisognerebbe contrastare efficacemente l’abusivismo”, “occorrerebbe un piano per la messa in sicurezza di edifici pubblici e privati”, “dovremmo avere più cura del territorio”, e così via. Sì, ci stiamo sbriciolando, andiamo a fuoco, siamo assetati. Eppure, non andiamo oltre il condizionale. Accadono queste devastazioni, e qualcuno ride sempre.Chi detiene il potere pare molto più interessato alle solite alchimie elettorali, piuttosto che ad impostare un serio, efficace piano per iniziare, magari iniziare, a rispondere allo sbriciolamento e alla devastazione e a prevenire i costi enormi delle varie ricostruzioni, senza contare i drammi umani irreparabili (a proposito, se è vero che la Sicilia spesso è stata laboratorio politico di tendenze nazionali, ecco che per le elezioni regionali siciliane si sta affermando un modello estremo di politica neppure personalizzata, ormai, ma assolutamente privatizzata). Mi ritrovo in quello che scrive Maria Luisa Boccia, presidente del Centro per la Riforma dello Stato: 'Nelle urne ho sempre espresso un'opinione su un progetto non su una persona. Oggi ci sono solo persone. Con un deserto alle spalle'. Che dire? Incolpare il destino cinico e baro è forse più consolante che soffermarci su queste amare considerazioni.