sabato, marzo 18, 2017

Signori si nasce


Il particolare frizzore dell’aria che ci accoglie ormai al mattino porta un messaggio vitale, che si rinnova ogni anno ma che stupisce sempre: la natura si sta risvegliando. Il sole man mano scalda i terreni resi brulli dall’inverno, e che dire del verde dell’erba nuova? Nostro malgrado, vengono alla mente i poeti e le poetesse che questo Paese ha saputo esprimere: dall’immenso Leopardi, con la sua donzelletta che reca in mano un mazzolino di rose e di viole (e pazienza se non fioriscono nella stessa stagione, che diamine...), alla meno conosciuta Ada Negri: “Anche quest’anno andrai per violette/lungo le prode, nel febbraio acerbo …”. Pare quasi che molta della felicità possibile stia nel poter godere di questi spettacoli, di queste sensazioni, di questi colori. Che cosa ci rimane, infine? La vista di un tramonto, l’acqua che sciaborda lungo le rive di un lago, il fiume placido che porta con sé storie antiche e nuove speranze. La bellezza, quella che non siamo ancora riusciti, sciaguratamente, a sfigurare. Bellezza della natura e bellezza umana non sempre, anche in passato, hanno ben convissuto: la prima tende, a volte, a sopraffare l’altra, la seconda a ingiuriare la prima. Per non parlare di quando gli uomini sbriciolano, calpestano, distruggono la bellezza che loro stessi hanno creato. Tutte queste parole, vi chiederete, a che fine? Bene, per non scrivere cose che rischierebbero l’indecente: nei termini, ma ancor più nella sostanza. Ovvio a cosa mi sto riferendo, vero? Patti, quando non patteggiamenti, salvataggi incrociati, soccorsi reciproci, a difesa di una casta sempre più casta: quello che valeva ieri oggi non vale più perché così conviene. Tutto sembra immergersi in un mare di bitume nero e appiccicoso. Attenzione, ho scritto “bitume”, perché sono un signore. Signori si nasce, diceva Totò, e io lo nacqui, modestamente!