sabato, ottobre 31, 2009

Bravi in orale, meno nello scritto

A parole siamo tutti bravi. Alcuni meno altri concretamente di più, ma in fondo a chiacchiere ce la caviamo tutti. Soprattutto quando si sa, come diceva il mio vecchio: “Le parole non pagano il dazio”. Oramai i veri maestri, quelli che un tempo erano chiamati gli affabulatori sono politici e governanti. Costoro arrivano a dare il loro meglio, immancabilmente, con l’approssimarsi delle scadenze elettorali. Il tema preferito per promesse e sacri impegni sono di frequente e in ogni tempo, le tasse. “Meno tasse per tutti” è oramai storia. Adesso è la volta dell’Irap (l’imposta regionale sulle attività produttive). Si propone l’eliminazione della tassa per dare ossigeno all’industria in difficoltà. Difficile crederlo. Con questa imposta viene compensata tutta la spesa sanitaria. Infatti, questa, è almeno la terza volta che lo sento dire negli ultimi cinque anni. Ed è questo il punto … tanto poi nessuno chiede il conto. Avete più sentito parlare del bollo auto che doveva essere abolito? Delle gabbie salariali che solo due mesi fa erano questione di grande dibattito, con di contorno l’insegnamento del dialetto, per il quale c’era già pronta la legge? Parole che, insieme a tante altre, il vento ha portato via. Forse, con uno sforzo, se ne può ancora ascoltare la eco. Un flebile e lontano suono di slogan elettorali recenti: “Una casa per tutti “Un lavoro sicuro per tutti”, “Nuovi fondi per le forze dell’ordine”. E se facciamo ancora più silenzio, possiamo ancora captare: “Sostegni alle famiglie, asili nido, detassazione del lavoro femminile…”.Per la prossima occasione ne suggerisco uno io, di sicuro successo: “Benzina gratis per tutti”. Tanto poi una ragione per non dare seguito la si trova sempre. Eppure le parole sono importanti. Dal loro abuso e dal non dar conto di quanto si dice, è certo che, alla lunga, si ottengono solo sfiducia e scetticismo.

a.b.

venerdì, ottobre 09, 2009

Del ponte di Messina non m’importa niente

Della costruzione del ponte sullo Stretto a me non importa niente, e a voi? Dico questo dopo aver ascoltato il monito del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (in questi giorni chiamato in causa da molti) che, all’indomani dei tragici eventi di Messina, aveva esortato: «O c'è un piano serio che piuttosto che in opere faraoniche investa sulla sicurezza in questo paese o si potranno avere altre sciagure». Ho immaginato che si riferisse allatanto discussa econtroversa ipotesi di costruzione del ponte di Messina. Il giorno dopo, in una trasmissione televisiva (e dove se no?), ecco che risponde un rappresentante della maggioranza di governo che in sostanza dice: “ Il ponte si farà perché lo vogliono gli italiani. La costruzione del ponte sullo stretto è nel programma di governo che gli italiani hanno votato”. Ipse dixit. Il ragionamento mi lascia perplesso. Però dice che siamo in democrazia e pertantola maggioranza decide, sempre. A prescindere. Quindi tutto quello che il governo fa o disfa,lo fa perché lo vogliono gli italiani. Io, che sono fuori dal gioco, sono andato dal mio amico Attilio. Lui ha votato per l’attuale maggioranza, e gli ho chiesto: “Tu vuoi il ponte di Messina?” Mi guarda sorpreso, con facciasgomenta, e dice: ” Io? Ma fammi il piacere. Sai cosa me ne frega a me del ponte. E’ un’opera inutile, costosissima che in pochi vogliono. Rischiosa. Finirà che la pagheremo noi. Prima o poi un terremoto la tirerà giù perché la zona è a forte pericolo sismico. A causa del vento non sarà utilizzabile per almeno cento giorni l’anno. E’buona solo per gli interessi di mafia e ‘ndrangheta. Lascia pur li”. Condivido. Signor Presidente del Consiglio, se vuole fare il ponte lo faccia (e chi può impedirlo?), ma, per favore, non dica che sono gli italiani a volerlo. Nemmeno la maggioranza dei siciliani è favorevole. Di fronte a un quesito referendario del tipo: cari italiani, siete favorevoli alla costruzione del ponte sullo stretto… quale sarebbe il risultato? Not in my name. Per favore.

a.b.