venerdì, giugno 24, 2016

E le Stelle (non) stanno a guardare

Trovo che sia troppo riduttivo, nei confronti di Matteo Renzi, lo sprezzo che molti stanno esprimendo nei suoi confronti dopo la sconfitta subita dal Pd alle amministrative. Insomma, l'uomo non è un semplice bulletto di paese. Certo, ha fatto di tutto per esporsi ad attacchi vendicativi, dal punto di vista del linguaggio e dei comportamenti (i gufi, i professoroni... ciaone non lo ha detto lui, ma insomma...). E nelle azioni (i precari, gli insegnanti, i sindacati, i magistrati...), di fatto ha più diviso che unito il Paese. Renzi ha inteso e intende la politica come una scommessa, un giro di tavolo, e ha perso questa mano. Una mano importante. Aveva puntato, per mantenere il consenso nonostante una serie di misure per cui molti lo combattono aspramente, sulla ripresa. Il Paese, invece, è ancora in grande affanno, e le battute non bastano più. L'uomo è ricco di risorse, soprattutto mediatiche, e penso che, in qualche modo, saprà cavarsela. Non mi è piaciuto, comunque, l'aver gettato addosso ad altri la responsabilità della sconfitta: a chi è ancora troppo 'vecchio', troppo legato a schemi passati. Caro dottor Renzi, questa poteva risparmiarsela: perché, Berlusconi, che lei ripescò, è un uomo nuovo? E che novità comporta Denis Verdini?
Sarò vecchio anch'io, ma ammiro tanto quei comandanti di una volta, che si vedono nei film, i quali, di fronte ad una sconfitta, dicono 'mi assumo io tutte le responsabilità!' (vedi Cameron dopo Brexit). Una cosa, comunque, è certa: chi governa in questo momento il Paese lo fa sulla base di un consenso spurio e, soprattutto, non di scopo: il 'famoso' 40 per cento. Dirò di più: con l'Italicum cucito sul risultato, appunto, delle Europee, oggi il Pd sarebbe all'opposizione. Prevedo topi in fuga dalla nave che affonda. Dopo le amministrative, abbiamo molte città importanti in mano a personalità politiche fuori dai soliti schemi: la conferma De Magistris, le novità Appendino e Raggi. Il Movimento 5 Stelle ha una grossa carta in mano: non dovrebbe sprecarla. Però, cara sindaca Raggi, magari non nomini assessore Lo Cicero, che straparla, offende e assale i giornalisti... via, cominci meglio!

sabato, giugno 04, 2016

Ma quale antipolitica, chi offre un orizzonte credibile vince

Non era già abbastanza complicato il clima politico del nostro Paese, che si sono aggiunte le elezioni amministrative della scorsa settimana. Una cosa è certa: la fedeltà al voto è ormai cosa preistorica, nel nostro Paese. Abbiamo ormai un voto ondivago, a volte bizzarro, spesso governato dagli impulsi del momento. Vengono in mente le celeberrime parole di Iva Zanicchi su Berlusconi: “beh, proviamolo!”. Forse l’esempio non è dei migliori per giudicare del buon esito di un atteggiamento simile, ma mi pare che, spesso, si vada in questa direzione. Una cosa è certa: non si può più liquidare il Movimento 5 Stelle come un fenomeno-meteora, un moto protestatario, una jacquerie. L’impressione è che il 5 Stelle si sia creato un radicamento sociale, molto spurio, molto diversificato, a cui si rivolgono persone di tutti i ceti e origini ideali, con l’evidente intento di cambiare. Dare uno scossone, svoltare. E a poco vale che le esperienze nei Comuni che stanno amministrando: Livorno, Parma, non siano particolarmente felici (a onor del vero va detto che le situazioni ereditate non erano certo delle migliori). Inoltre, si sta facendo avanti un ceto politico pentastellato, preparato, capace di guadagnare la scena, al di là di Beppe Grillo (Toninelli, Di Battista, Di Maio...).
E che dire del vincitor d’ogni tenzone, Matteo Renzi? Il Pd ha subito un’innegabile emorragia di voti. Forse, la vera illusione è stato proprio quel 40% delle europee, che – attenti – è l’unica legittimazione, a oggi, del governo Renzi. Quest’ultimo, passato dal dire che “non abbiamo vinto, ma neppure perso” a minacciare l’uso dei lanciafiamme nei circoli Pd “correntizi”, ha ancora qualche coniglio nel cappello? Lo spernacchia, adesso, anche Confcommercio, sulla questione degli 80 euro da restituire. E si ha un bel dire che sia finito il bipolarismo: mi domando quando ci sia mai stato. È vero o no che le misure più radicali in senso liberista, nel nostro Paese, non le ha messe in atto Berlusconi, ma Monti e poi Renzi? Dov’è mai stato, allora, il bipolarismo? Negli ultimi anni hanno prevalso il rigore dei tagli (tanti, certi e lineari), la navigazione a vista, il barcamenarsi a seconda dei risultati dei sondaggi. Chi vuole una visione, vada al cinema, si diceva anni fa. Mamagari qualche idea, qualche paletto, che non sia solo a carattere punitivo, ma propulsivo, qualche orizzonte datecelo.