venerdì, aprile 22, 2011

Ma non dobbiamo mollare

Scrivere è comunicare, o almeno dovrebbe. Fa sempre piacere scrivere e trovare rispondenze e risonanze in altre persone. «Sa, ho letto il suo fondo, mi ha fatto pensare... ». È accaduto anche in questi giorni con alcuni ragazzi dell’ITIS “Torriani”, ne siamo molto felici. Certo che, un conto è cercare di analizzare e coinvolgere nelle proprie modeste riflessioni, magari cercando sempre di dare spunti di ottimismo; un altro sarebbe poter disegnare uno scenario credibile per il futuro, una prospettiva, un orizzonte. Il paradosso è proprio questo: tutti – operatori economici, forze datoriali, organizzazioni sindacali – chiedono a gran voce sinergia e cooperazione per disegnare, appunto, un orizzonte e una prospettiva. Che poi il cammino per giungerci sia lungo e difficile, è un dato, ma camminare avendo dinanzi a sé una meta è molto, molto importante. Che accade, invece? Giungono segnali ed indirizzi contrastanti, per dire, dal ministro dell’economia e dal governatore della Banca d’Italia. Oggi la società nel suo complesso è caratterizzata da un grande sentimento di incertezza, e l’incertezza provoca paura. La mancanza di prospettive future amplifica quella paura che tutto condiziona e che porta a guardare soltanto il momento contingente. Un grande paese come il nostro dovrebbe essere guidato facendo scelte che contemplano il futuro. L’impressione che si ha, invece, è quella di decisioni prese per conservare e non per programmare e crescere. E’ di questi giorni la notizia che un ministro attacca un altro ministro, cercando sì di entrare nel merito, ma la sostanza è: “Così ci fa perdere le elezioni”. A volte il disorientamento è grande. Ma non dobbiamo mollare.
Buona Pasqua

Daniele Tamburini

venerdì, aprile 08, 2011

Preservare per garantire il futuro

Forse non potevano fare altrimenti, i tecnici di Fukushima, ma certo che è inquietante pensare a quella quantità di acqua radioattiva versata in mare: il mare che, da sempre, è simbolo di vita. Ed è magari un caso che, a giugno, si svolgeranno nel nostro Paese due referendum su questi temi, acqua e nucleare. Credo che sarebbe importante capire di più le ragioni degli uni e degli altri. Chi è contro il ritorno del nucleare in Italia, lo fa in nome della sicurezza e della sua antieconomicità; per l’acqua pubblica, in nome del principio che i beni comuni devono rimanere tali. Chi è schierato a favore del nucleare oppone altre ragioni. Sarebbe interessante sentirne parlare spesso e con chiarezza anche sui media nazionali: invece, come su molte questioni, il dibattito è quasi assente e c’è il fondato sospetto che si assumano delle posizioni sulla base degli schieramenti e che meno se ne parla e meglio è. Nei pochi dibattiti in TV, vige poi la par condicio, per la quale “uno a favore e uno contro”, anche se nel mondo scientifico il rapporto è invece: nove contro e uno a favore. Solo la tragedia di Fukushima ha dato modo di saperne un po’ di più. Ancora una volta, un Paese diviso, spaccato, un Paese che non dialoga. Anche su temi controversi e spinosi, come quello della riforma della giustizia, il cittadino vorrebbe capire di più: ci sono certamente ragioni dall’una parte e dall’altra, ma si può sostenere, ad esempio, che magistrati peraltro lodati e stimati per il loro impegno nei confronti della repressione della criminalità organizzata abbiano posizioni solamente ideologiche nei confronti di tale riforma? Anche qui, bisognerebbe confrontarsi con calma e capire. Quanto ai beni comuni, quelli che dobbiamolasciare in eredità ai nostri figli, l’aria, l’acqua, l’ambiente, tutti noi li abbiamo avuti in prestito. E il nostro sacrosanto dovere è quello di preservare, garantendo il futuro.

Daniele Tamburini
daniele.tamburini@fastpiu.it

martedì, aprile 05, 2011

Il lungo inverno sta per finire

 Proviamo a fare un esercizio, una sorta di mantra: per una volta, non diamo la precedenza ai problemi molto gravi che ci circondano, alle difficoltà, alle paure, al timore per il futuro. Parliamo di bellezza. La bellezza della nostra città, ma anche di molte altre, di quelle antiche e anche quelle più recenti, una bellezza fatta di opere d’arte, di stratificazione di culture, di apporti diversi e mescolatisi nel corso dei secoli. Una bellezza che resiste, nonostante i tentativi di saccheggio e l’incuria che spesso domina, oltre a scelte architettoniche spesso difficili da comprendere. La bellezza della natura che ci circonda. I monti, i fiumi, i laghi, le colline, le coste. Abbiamo tutto, i ghiacciai e le isole vulcaniche, le pianure alluvionali e le zone pedemontane. La bellezza dei volti dei nostri giovani, che non sono quelli di plastica della TV, ma dei nostri figli e nipoti, veri, genuini, un po’ ansiosi del loro futuro, ma che cercano di studiare, di lavorare, di costruirsi un futuro laborioso e impegnato, pur se questo è davvero un percorso ad ostacoli, più che il naturale svolgersi delle stagioni umane, come dovrebbe. Ma, a proposito delle stagioni umane e di quelle della natura, il lungo inverno sta per finire. Ora predominano le foglie nuove e gli alberi sono in fiore. Nonostante un “clima” – per restare in metafora – poco propizio, anche nei consessi più alti del Paese (da ultimo il Parlamento di questi giorni che, a mio parere, non rappresenta i cittadini ma vive motu proprio), nonostante tutto, dobbiamo lavorare perché anche il lungo inverno del nostro Paese abbia fine. Che ciò possa accadere non è una speranza, è una certezza.

Daniele Tamburini
venerdì 1aprile 2011