sabato, novembre 16, 2019

IL PICCOLO CAMBIA EDITORE


 
Per gli antichi greci il tempo era presie- duto da due divinità: Chronos e Kairos. Chronos, figlio di Urano e della dea Gea, era una divinità orribile e spietata: un gigante che divorava i propri figli. Kairos, figlio di Zeus, veniva invece rappresentato con le sembianze di un giovane con ali ai piedi e, per questo, sempre in movimento. Aveva la nuca rasata, di modo che non potesse essere afferrato per i capelli. Teneva in mano un rasoio e una bilancia. Chronos indicava lo scorrere inesorabile del tempo, dei minuti, e misurava il tempo dal punto di vista quantitativo. Kairos, invece, rappresentava la misura qualitativa del tempo. Kairos era, per i greci, il momento opportuno, il momento giusto, il momento favorevole, quello in cui tutte le cose vanno perfettamente al loro posto: il momento propizio, dunque, da cogliere nel presente e che diventa fondamentale per il futuro. “Il Piccolo” cambia editore. 
Sono contento perché avevo promesso a me stesso che avrei affidato la gestione del giornale a chi ne avesse assicurato la continuità e sono certo di avere fatto la scelta giusta. Il nuovo editore e nuovo concessionario della pubblicità de “Il Piccolo” è Michele Uggeri: figlio di quel Sandro Uggeri che è stato uno tra gli “inventori”, un pioniere, della pubblicità a Cremona. Michele è capace, ha esperienza ed ha quella sincerità e quella onestà intellettuale che andavo cercando. Abbiamo discusso a lungo, ci siamo confrontati, abbiamo constatato la nostra identità di vedute, principalmente circa il rispetto e la valorizzazione delle collaboratrici e dei collaboratori. A questi ultimi sono molto grato: senza di loro niente sarebbe stato possibile. Ho un debito di riconoscenza nei loro confronti: principalmente, verso coloro che sono rimasti con me per tutti questi anni. Questo mese “Il Piccolo” compie sedici anni. In realtà sarebbero diciannove, ma in precedenza il giornale si chiamava “Postagratis” ed era un’altra cosa. Oggi “Il Piccolo” può vantare una grande platea di lettori e con questo ulteriore passo in avanti, con l’aggiunta di nuove ambiziose energie, sono certo, raggiungerà nuovi traguardi. Ringrazio anche coloro che se ne sono andati e quelli che, poi, sono ritornati ma un particolare e doveroso ringraziamento va a tutti gli inserzionisti pubblicitari che hanno consentito al “Piccolo”, con il loro apporto economico, di crescere di anno in anno. Grazie.

sabato, ottobre 19, 2019

Nessuno ci e’ amico, tranne le montagme




La tragedia che si sta consumando in terra siriana e che coinvolge soprattutto la popolazione curda non è soltanto (soltanto?) un’immane devastazione umanitaria, con le tante vittime civili che ormai caratterizzano le guerre di oggi (come non inorridire di fronte alle foto dei bambini feriti!), ma comporta elementi assai gravi. Il primo: in uno scacchiere geopolitico che vede la Turchia far parte della Nato, fin dal 1953, oggi il tiranno Erdogan (perché questo è l’appellativo a lui più consono) tiene l’Europa sotto ricatto, provocando una virtuale disarticolazione della Nato stessa. Ma è l’Europa che se l’è voluta, prima di tutto con le esportazioni di armi alla Turchia, mai sospese (pecunia non olet... e non olet neppure per l’Italia, che oggi dice di sospenderle), poi, per l’indifferenza, al di là delle indignazioni di facciata, rispetto alla brutale repressione di Erdogan nei confronti delle istanze democratiche che erano sorte in quel Paese. E, a proposito di curdi, non dimentichiamo che, quando nel 2016, primo ministro Gentiloni, arrivò in Italia il capo del partito filo-curdo Hdp, Selahettin Demirtas, oggi in carcere, questi non fu ricevuto da nessun rappresentante del governo, per non dare un dispiacere ad Ankara. Questo è il quadro. E quello degli Usa di Trump non è che l’ultimo tradimento subito dai curdi, a partire dalla caduta dell’Impero ottomano, quando le aspirazioni indipendentiste del “più grande popolo senza Stato” furono messe per la prima volta nelle mani di potenze straniere, regolarmente poi disinteressate, una volta soddisfatti i propri interessi regionali. Traditi da tutti, abbandonati, massacrati anche con l’impiego di gas e armi chimiche, i curdi, nel Rojava, sono riusciti a creare una realtà politica di grande spessore, fatta di confederalismo democratico, su basi di municipalismo libertario e di ecologia sociale, definita da Öcalan come “una amministrazione politica non statale o una democrazia senza stato”, attenta ai diritti politici, civili e sociali, in primis quelli delle donne. Una perla rara, nel mondo. Assistiamo, quindi, al massacro di un popolo e dei princìpi più basilari di giustizia, diritto internazionale e democrazia. Questa è la verità. Non a caso, un proverbio curdo recita “Nessuno ci è amico, tranne le montagne”.