sabato, ottobre 27, 2018

I Romani, i Faraoni e... i cerchi magici




“Ma cos’è questa crisi?”, diceva il ritornello di una canzone famosa molti e molti anni fa. “Ma cos’è questa Europa?”, si potrebbe dire oggi, per parafrasi. È una domanda apparentemente peregrina: anzi, è una domanda che apre un ventaglio ampio di risposte, e nessuna può esserci indifferente. Sgombro subito il campo da ogni equivoco: il sovranismo, il nazionalismo mi fanno sorridere. Per due motivi sostanziali: il primo è che la globalizzazione economica irride ai nazionalismi. A meno che non si sostenga un nazionalismo all’italiana, un nazionalismo, per così dire, a due velocità: quella del “prima gli italiani” nelle mense degli asili, nelle case popolari, negli ospedali, nelle periferie degradate; e quella che, invece, tollera e sostiene e magari lucra, ad esempio, sui capitali portati all’estero, sullo smembramento e la fuga parimenti all’estero delle aziende italiane (di questo passo, che fine farà il nostro robusto e capace settore manifatturiero?). Personalmente, non vedo perché una persona debba essere migliore di un’altra tout court solo perché è nata dove sono nato io; oppure, addirittura, magari è nata proprio dove sono nato io, ma da genitori nati fuori dal “cerchio magico”. Non mi piacciono i cerchi magici: ne hanno parlato, citando il vecchio filosofo fascista Giovanni Gentile, a proposito del momento di gloria di Matteo Renzi e del suo entourage. Abbiamo visto come è andata. Il cerchio sarà pure figura geometricamente perfetta, ma la perfezione non si applica alla complessità della vita umana. E poi, ciò che sta fuori dal cerchio o finisce col premere per entrarvi, e allora troppe energie si perdono nel difendersi e nell’escludere, oppure ne sta semplicemente fuori, e così si perdono opportunità, occasioni, ricchezza. Il cerchio è come i matrimoni endogamici dei Faraoni: dopo un po’, la stirpe si indebolisce, senza apporti nuovi. Pensateci. I Faraoni sparirono un po’ per consunzione, un po’ perché gli antichi Romani li sconfissero inesorabilmente. E i Romani non credevano nella purezza della stirpe, né ai cerchi magici.