sabato, ottobre 17, 2015

Viva la Rai, che ci fa crescere sani...

Sappiamo bene quanto sia importante il ruolo dell’informazione. Stavo per dire: “nella società attuale”, ma, a ben vedere, tale ruolo ha sempre goduto di grande risalto, e il potere, qualsiasi potere, ha cercato sempre di gestirlo e di indirizzarlo. Dagli araldi che giravano città e campagne nel Medioevo per rendere note le decisioni del signore, ai fogli o proclami che, dopo l’invenzione della stampa a caratteri mobili, venivano affissi e recavano le volontà di sovrani, governanti e reggitori. Non solo uno strumento in mano al potere, però: anzi. Basti citare il grandissimo ruolo che ebbe, nella preparazione e nello svolgimento della Rivoluzione francese, la messe di giornali, bollettini, fogli di informazione, riviste. E non è un caso che i totalitarismi e le dittature del Novecento abbiano investito molto nella costruzione di apparati di informazione pubblica persuasivi e pervasivi. Quando arrivò la tv, lo sappiamo, fu una rivoluzione: si narra di molti politici assai sconcertati, quando non terrorizzati, dal dover entrare con la propria immagine, oltre che con le parole, nelle case degli italiani. Man mano, ci si rese conto di quanto lo strumento fosse divenuto potente, e ci si pose il problema di una regolamentazione: tot minuti a te, tot a me, tot a lui. Una sorta di manuale Cencelli (Era quello inventatodal democristianissimo Cencelli per distribuire ruoli politici e governativi ad esponenti di vari
partiti politici o correnti, in maniera proporzionale). Ma il meccanismo, di dubbio funzionamento fin da subito, dal punto di vista dell’equità, è saltato con l’avvento dell’informazione radio tv privata. Ponete il caso (il caso, eh!) che ci sia un imprenditore padrone di tv che si metta in politica: pensate che si sentirà in obbligo di assicurare il giusto spazio per tutti? O non gli verrà la tentazione di una presenza costante, ficcante, luccicante? Ponete poi il caso che non ci sia direttamente al governo uno che possieda le tv ma che abbia in mente di costruire un partito (forse chiamato “della nazione?”) in cui, per il bene del Paese, non ci sia tanto posto per critiche e dissensi, che, oltre un certo limite, disturbano e fanno perdere tempo a chi deve lavorare: lo spazio per l’informazione lascerà margini sempre più esigui per le opposizioni. Ma è per il bene del Paese, senz’altro. Chissà: rimpiangeremo anche Massimiliano Cencelli?

sabato, ottobre 10, 2015

C’è più che mai bisogno di concretezza

Una certa qual melanconia autunnale si sta insinuando nelle giornate, che si accorciano, nei cieli già plumbei
quando sono coperti, anche se il sole, al momento in cui si manifesta, brucia ancora. Ma la melanconia è cosa da poeti, e anzi, la cifra di oggi, almeno così si ascolta in tante dichiarazioni, è o dovrebbe essere l’ottimismo. L’Istat ci dice che non si era mai vista tanta fiducia dall’inizio della crisi; Montezemolo plaude a Renzi, che “ha portato fiducia”. Spero che non sia come quando, a forza di dire le cose, ce ne convinciamo e, oltretutto, convinciamo. Davvero c’è stato un punto di svolta? A noi piacerebbe tanto, se così fosse. Davvero, anche se non c’è stato, la gente ci crede? Sarebbe importante anche questo, l’effetto-fiducia tira su il morale e dà nuova spinta. Non sono domande polemiche, le mie: vorrei tanto avere certezze in questa direzione. Vorrei tanto essere certo che non si tratti di fumisterie e di propaganda. Due sere fa, sono andato ad ascoltare la ministra Madia, la quale ha detto che non esiste alcun provvedimento governativo che stabilisce l’accorpamento di prefetture, questure etc… vero. Ma esiste, e si può facilmente trovare on line, uno schema di decreto del presidente della repubblica, formulato dal ministero dell’interno – dipartimento dei vigili del fuoco, che mette, nero su bianco, tra le altre cose, lo schema degli accorpamenti. Mi viene da chiedere: il governo non ne è a conoscenza? Il braccio destro non sa che cosa faccia il braccio sinistro? Mi sa che sono le solite fumisterie, dire per non dire, reggere il gioco finché il provvedimento è esecutivo, e allora, oplà, il tutto è legge. M viene da pensare che non è un caso che sempre più persone, soprattutto giovani ma non solo, scelgono e si costruiscono attività a contatto con la natura. Lì non ci sono fumisterie, lì c’è la concretezza dell’impegno quotidiano: piante, frutta, sole, aria, vento. Un po’ come i vecchi operai alzavano ed ammiravano un giunto di metallo da loro tornito, o il mio babbo rimirava soddisfatto un mobile rimesso a nuovo. Cose tangibili, concrete. A proposito, un mio amico vorrebbe trovare un terreno, in affitto, per coltivarvi piante ornamentali: possiamo dargli una mano?

venerdì, ottobre 02, 2015

Tutto come previsto

Non mi sorprendono le forti polemiche in corso rispetto all’accorpamento della Prefettura e della Questura con quelle di Mantova. E’ il risultato di un percorso di “riforma” che prima ha coinvolto le Province, poi gli enti sopra richiamati, e chissà dove si fermerà. Già in tempi non sospetti, proprio sulla questione Province abbiamo scritto: attenzione a smantellare senza prevedere qualcosa di nuovo e di strutturato; attenzione a seguire le sirene del “dagli alla cosa pubblica”, quando, poi, quelle stesse sirene si lamenteranno sicuramente di non avere più servizi adeguati, uffici disponibili, sedi pubbliche facilmente raggiungibili. E tutto si sta rivelando, ahimè, vero. Pensando a qualche anno fa, quando ero giovane e, sicuramente, meno indisponente, riflettevo che, quando sentivamo parlare di riforme, subito ci riferivamo a operazioni che ampliavano i diritti di cittadinanza e quelli sociali, che cercavano di dare risposte ai profondi mutamenti in corso nel Paese su base di equità. Adesso, sentiamo parlare di riforme e ci chiediamo: a chi tocca, ora, il colpo di mannaia? Però, una cosa mi stupisce sinceramente: la preoccupazione per gli effetti di queste “riforme” espressa da chi ha un ruolo istituzionale e politico rilevante. Ho letto: “Dobbiamo interrompere l'iter dello schema di decreto (che prevede questo accorpamento)...”. E a me lo dite? Chi le fa, le riforme? Il governo. Chi le ha votate quelle riforme? Chi le sta portando avanti se non l’attuale governo? E allora, che succede, signori miei? Prima si sostiene il predetto governo, magari senza se e senza ma, poi ci si indigna quando tagli, accorpamenti, azzeramenti picchiano duro? Se si reputa che una misura sia necessaria, e se si sostengono, legittimamente, ci mancherebbe, le ragioni di chi mette in atto quella misura, non si dovrebbe forse accettarne le conseguenze negative, anche se ci colpiscono da vicino? Insomma, ciò che è cattivo per Cremona sarebbe buono per Mantova? Mah... forse qualcosa mi sfugge (o forse no).