sabato, ottobre 21, 2017

SAPER ASCOLTARE E' UN'ARTE


In uno dei momenti di crisi più forti che l’ Europa abbia vissuto, e cioè nella vicenda della richiesta di indipendenza totale da parte della Catalogna nei confronti della Spagna, è comunque risuonato, forte e chiaro, un appello: parliamoci! Che insegnamento dobbiamo trarne, anche se il risultato non sarà un accordo? Qual è la morale? Che si può combattere tenacemente, duramente, per le proprie idee, per un proprio obiettivo, lasciando però una porta, o magari uno spiraglio, aperti al dialogo. Alla parola e all’ascolto: in un corretto dialogo, i due termini devono stare insieme. Altrimenti, è un soliloquioautoreferenziale. Avete presenti i ventriloqui? Mi hanno sempre affascinato: la voce che sembra derivare da un pupazzo, mentre invece è un altro che parla. Detto tra noi, mi parrebbe una splendida metafora per guardare con occhio critico tanta della comunicazione cosiddetta “politica” di oggi. È superfluo ripetere che “politica” viene da “polis”, quindi ha in sé il senso della comunità e non della solitudine, men che mai del soliloquio. Eppure, quanta tristezza, quando l’ uomo politico o la donna politica che vengono intervistati o partecipano ad un cosiddetto talk show, salvo rari casi, aprono bocca, prendono fiato, guardano in telecamera con occhio fisso e attaccano con un profluvio di parole che sanno di costruito, di preconfezionato, che passano dalla memoria meccanica, ma non dalla vera intelligenza, quella che mette insieme cervello e cuore. Fateci caso: è come se si girasse un interruttore e loro iniziano a recitare una lezione, spesso imparaticcia. Parlano, parlano, e parlano... ma raramente ascoltano. “Chi si mette subito a controbattere finisce per non ascoltare e non essere ascoltato” (Plutarco circa 2000 anni fa).

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