sabato, maggio 06, 2017

Trentanove anni fa


Il prossimo 9 maggio correrà il trentanovesimo anniversario della morte di Aldo Moro. L’onorevole Moro era stato rapito dalle Brigate rosse il 16 marzo 1978, in via Fani a Roma, con un cruento attacco durante il quale morirono gli uomini della sua scorta.Ricordiamo quei nomi: Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi. Le persone della mia generazione ricordano perfettamente dove si trovavano e cosa stessero facevano quel giorno in cui fu diramata la notizia del rapimento. In quei cinquantacinque giorni tra il rapimento e l’uccisione dell’eminente esponente democristiano, accadde di tutto: qualcosa sappiamo, qualcosa è ancora secretato, molto chissà dove è sepolto. Anni di piombo, notte della Repubblica: quel periodo è conosciuto così. Eppure, durante gli anni Settanta un grande vento autenticamente riformatore aveva percorso il nostro Paese, sul fronte dei diritti politici, civili ed economici. Una grande partecipazione popolare muoveva le lotte e le istanze dei giovani, degli studenti, dei lavoratori, delle donne. Furono abbattuti retaggi quasi medievali, come la potestà maritale e vennero introdotti il divorzio, il diritto ad una maternità consapevole, la possibilità di interrompere una gravidanza non voluta, lo Statuto dei lavoratori. L’onorevole Moro, anche in contrapposizione con le forze di sinistra, era stato uno dei protagonisti di quella grande stagione. Forse si volle, da parte di molti e con alleanze e interessi che oggi diremmo trasversali, fermare una situazione in movimento: una stagione di scontri ma anche di incontri, di sofferenze ma anche di aperture, di arroccamenti ma anche di libera espressione della volontà popolare, di sangue ma anche di rose. Chissà cosa avrà veramente pensato l’onorevole Moro, in quei cinquantacinque giorni; chissà cosa e fin dove sapeva. Due anni prima, durante il discorso che pronunciò al XIII congresso della Democrazia Cristiana, lo statista aveva detto: “Noi non siamo chiamati a fare la guardia alle istituzioni, a preservare un ordine semplicemente rassicurante”. Moro era un uomo profondamente di partito, ma aveva a cuore lo Stato ed il futuro del suo Paese. Sapeva che la situazione era in movimento e che chiedeva coraggio, scelte energiche, aperture. Forse sta qui la chiave della sua morte. Io ho vissuto a pieno quel periodo, partecipando attivamente, militando nella parte avversa a quella dell'Onorevole. È stato detto e ridetto più volte: mai avrei immaginato di rimpiangere, oggi, uomini come Aldo Moro.

Nessun commento:

Posta un commento