sabato, febbraio 25, 2017

Scissione sì, scissione no... la terra dei cachi


Alzi la mano chi non ne può più della vicenda Pd: scissione sì, scissione no, fredda, calda, tiepida; e poi, il toto nomi di chi va, chi resta, chi forse; e, tra chi resta, in che modo resta: convinto, più persuaso che convinto, nicchiante, in posizione aventiniana… e poi, le tre candidature tre a segretario. Intanto, magari la barca andasse! La situazione è in stallo, ad essere ottimisti, nonostante che i media mainstreaming si affannino a far passare come gran successo un aumento del Pil, magari, dello 0,1. Ci sono politici che, a sentirli, sembra stiano sempre da un’altra parte, rispetto ai problemi del Paese. Non è la prima volta che lo diciamo, ma loro confermano sempre di più questa nostra impressione. Parlano dei gravissimi ritardi produttivi del Paese, dello sfilacciamento del tessuto sociale, della disoccupazione enorme, del territorio che va a pezzi, e sembra che siano sempre stati in una bocciofila, ancorché al governo o in Parlamento. Dove eravate? Cosa avete fatto per contrastare tutto ciò? Cosicché l’affaire Pd, ma anche l’affaire “sinistra” – segmenti, partitini, gruppuscoli – o l’affaire stadio di Roma, sembrano congegnati ad arte per spostare l’attenzione su altro. Tornando al Pd, dico la mia: il problema è Renzi e la sua idea di partito. Un difetto di struttura: il partito dei gazebo e delle primarie portava in sé l'embrione del partito personale del leader, e l’unico che abbia il coraggio di dirlo mi pare che sia D’Alema, il quale, forse, a questo punto può permettersi di dire ciò che pensa. Altri, no: sono sotto scacco, tenuti per la giacchetta o che so io. Come si spiega, altrimenti, un comportamento a giravolte, peggio di un valzer mal danzato, di un Emiliano? O le eterne indecisioni di un Cuperlo? O il silenzio di altri e altre? Con questo, non voglio dire né che scissione dovrebbe esserci, né che il Pd dovrebbe stare unito: voglio solo dire che debbono sbrigarsi, fare i loro conti, chiuderli o riaprirli altrove, ma sbrigatevi, che non se ne può più.

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