I temi dati agli esami di maturità sono sempre stati un buon indicatore dello “stato dell’arte” del Paese. A saperli leggere, anche quest’anno è così. Ci sono state le polemiche, inevitabili e scontate, sulla fuga di notizie, ma sembra che si tratti di un fenomeno circoscritto e contenuto (pare che su Twitter, prima delle nove, si sapesse tutto). Ce ne sono state altre, forse più fondate, sul merito. Prendo per esempio il tema su Ungaretti. Grande poeta, ma mi pongo alcune domande. A parte che ignoravo la poesia su Lucca, e che mi ha fatto piacere leggerla (però questa è una mia mancanza), siamo sicuri che, in tutte le scuole superiori, Ungaretti si faccia? Intendo, in modo approfondito, riuscendo a inserire la sua poetica non solo nella storia del Novecento letterario, ma nella corrente dell’ermetismo europeo, e così via? Senza contare l’aspetto dell’analisi linguistica. A giudicare dai commenti che si leggono, direi di no. E allora, è un po’ la solita storia: un libro dei sogni su come dovrebbe essere l’Italia e il sistema Paese, declinato, in questo caso, nell’istruzione e nella cultura, e una realtà che invece è ben diversa. Con la scuola e l’Università che arrancano: il ministro Gelmini ha detto che si tratta di portare a fine la riforma. L’ennesima. Più che riformare, non sarebbe il caso di far funzionare quel che c’è? Ne abbiamo tutti un gran bisogno. Non vorrei che un verso della poesia, bellissimo (“Non mi rimane più nulla da profanare, nulla da sognare") diventi la riflessione amara di tanta gioventù. Se pensiamo alle condizioni di instabilità e di incertezza, che in questo periodo storico, i nostri giovani soffrono ecco che tutto torna: gli esami di maturità specchio del Paese. Propongo un referendum legislativo: una legge che obblighi i ministri a sostenere periodici esami di maturità.
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