L’avvocato: «Iniziativa importante soprattutto per i padri che divorziano e che spesso finiscono ai limiti della povertà»
Le critiche: una normativa discriminatoria nei confronti delle coppie non sposate e dei figli naturali
Una nuova legge regionale arriva in aiuto di genitori separati e divorziati
con figli a carico. E giunge proprio in momento di crisi che colpisce in modo
particolare coloro che vivono situazioni familiari difficili: una fascia di
popolazione in condizioni di fragilità sociale che è in aumento. La norma è
stata approvata pochi giorni fa dal Consiglio regionale della Lombardia, e
prevede diverse agevolazioni per i genitori separati, come punteggi maggiori
nelle graduatorie per avere un alloggio pubblico, sostegni economici,
assistenza. «Si tratta di un'iniziativa molto importante, considerando il
periodo di grande difficoltà e crisi che il nostro Paese sta attraversando, che
in modo particolare colpisce proprio questa fascia della popolazione - evidenzia
l'avvocato Emilia Codignola -. La separazione ha dei risvolti economici non
indifferenti, soprattutto per i padri, che non a caso vengono considerati oggi i
nuovi poveri. Molti devono impiegare buona parte del proprio stipendio per le
spese di mantenimento dei figli. Inoltre l'abitazione della coppia viene
assegnata alla madre, così si trovano a dover trovare un'altra sistemazione in
affitto. Questo spesso li pone ai limiti della povertà». Vi sono delle
caratteristiche ben precise per poter accedere a queste agevolazioni. «La legge
è rivolta a coppie residenti in Lombardia da almeno cinque anni e che siano
separate legalmente da non più di tre anni - spiega ancora l'avvocato -. Devono
inoltre trovarsi in una situazione di disagio che sia documentato attraverso
l'attestazione Isee, con un reddito non superiore a 12mila euro. Per redditi
superiori si deve invece presentare una documentazione integrativa che attesti
l'effettiva situazione di difficoltà, come ad esempio l'attestazione di
disoccupazione o di cassa integrazione». Questo il contenuto dell a legge
regionale Saranno promossi protocolli d'intesa con gli enti locali e gli enti
pubblici e privati per la concessione di alloggi a canone agevolato in
prossimità del luogo di residenza dei figli o comunque nelle immediate
vicinanze; forme di locazione agevolato temporanea per un periodo massimo di
trentasei mesi; l’assegnazione di alloggio di edilizia residenziale pubblica in
via d’urgenza, in deroga alle graduatorie comunali. Per quanto riguarda il
sostegno economico sono previsti interventi di concessione temporanea di
contributi e di misure di credito agevolato finalizzati. Il fondo stanziato per
l’anno 2014 è di 4 milioni di euro. Il provvedimento prevede anche che la Giunta
presenti annualmente una relazione al Consiglio regionale. Approvato a larga
maggioranza anche un ordine del giorno che invita la Giunta, a un anno
dall’entrata in vigore della legge, a valutare compatibilmente con le risorse
disponibili l’estensione degli aiuti anche al genitore non coniugato. Come
accedere agli aiuti «Bisogna rivolgersi al Consultorio della propria Asl di
riferimento: con esso viene sottoscritto un patto di corresponsabilità - spiega
ancora Emilia Codignola -. Il sostengo è pari a 2.400 euro a testa, erogati in
tranche da 400 euro al mese». Le critiche La nuova legge non è stata esente
dalle critiche, come si è visto anche nello stesso consiglio regionale, dove
sono state sollevate due pregiudiziali, dal gruppo consiliare del Pd (Marco
Carra) e quello del Movimento 5 Stelle (Paola Macchi), con le quali si
evidenziavano “dubbi di costituzionalità” per l’esclusione dal provvedimento
delle coppie di fatto e perché in esso è anche previsto il criterio dei cinque
anni di residenzialità per accedere ai contributi. Marco Carra ha parlato di
provvedimento “discriminatorio” perché nell’escludere dalla legge le coppie di
fatto con figli si “è andati a togliere dignità a molti lombardi . Non è una
legge sulla famiglia ma una legge di aiuti alla genitorialità. Una società che
cambia ha bisogno di strumenti nuovi per affrontare le realtà nascenti ma questo
provvedimento utilizza ancora strumenti vecchi”. Concetto ribadito anche da
Umberto Ambrosoli del Patto Civico : “Si poteva fare – ha detto- una scelta
coraggiosa, una scelta di laicità e di imparzialità, da indicare al Paese.
Invece, calpestando il buon senso e utilizzando l'unico criterio dell'ideologia,
è stata approvata una pessima legge, tutta ideologica e fonte di diseguaglianza
“. Per la Vicepresidente del Consiglio regionale Sara Valmaggi il “provvedimento
è sbagliato e inutile, pieno di accanimento ideologico come dimostra il fatto di
avere inserito la residenzialità nonostante si sappia che già con i paletti
attuali nessun immigrato potrà beneficiare degli aiuti”. Per Paola Macchi del
Movimento 5 Stelle “si è persa l’occasione per dare una vera e propria risposta,
senza distinguere tra genitori di serie A e di serie B”. «Le critiche pervenute
da più parti accusano questa legge di non tenere conto delle coppie di fatto, a
fronte del dato secondo cui nel 2013 le convivenze hanno superato i matrimoni.
Inoltre il 40% dei minori lombardi è figlio di coppie di fatto: questo significa
che questa legge mette su piani diversi i figli legittimi e quelli naturali, in
controtendenza con la legge nazionale del dicembre 2013, che ne equiparava i
diritti. Altro problema è il requisito dei 5 minimi anni di residenza su
territorio lombardo: esso va infatti contro due sentenze della Corte
costituzionale secondo le quali mettere dei paletti sul periodo di residenza
rappresenta una discriminante».
Nessun commento:
Posta un commento