L'inceneritore di Cremona emette ogni giorno 1,5 milioni di metri cubi di
sostanze tra le più varie. Lo spiega Federico Balestreri, medico di Isde -
Medici per l'ambiente di Cremona. L'associazione da tempo manifesta la propria
contrarietà all'impianto, che, secondo Balestreri, "è durato già venti anni più
del dovuto. Del resto la nostra posizione coincide con quanto previsto dalla
normativa della Comunità europea, secondo cui entro il 2020 si devono
abbandonare inceneritori e discariche nella gestione dei rifiuti». La decisione
di ripristinare la linea 1, o peggio ancora, di fare un revamping «è
innanzitutto una scelta che va contro la tutela della salute, ma è anche
contraria alle decisioni della Comunità europea - evidenzia Balestreri -. Allo
stesso tempo rappresenta un vero e proprio suicidio economico, nonché la
dimostrazione di un'assoluta cecità di obiettivi. Invece di andare avanti, si
torna indietro. Ma l'inceneritore rappresenta prima e soprattutto un problema di
salute: «Esso emette sostanze riconosciute cancerogene: diossine e metalli
pesanti, che persistono nell'ambiente per anni - spiega il medico. Quindi, anche
se i quantitativi emessi in atmosfera sono a norma di legge, facendo un bilancio
di massa abbiamo un bioaccumulo. Ad esempio a Brescia - dove c'è un inceneritore
molto grande - si è fatta un'indagine sulla qualità dell'aria, ed è risultato un
quantitativo di diossine superiore di quello di Taranto, dove c’è sita l'Ilva.
Sostanze provenienti sicuramente dall'inceneritore, in quanto l'indagine è stata
fatta in agosto, quando le altre industrie sono chiuse». Gli effetti complessivi
che i venti anni di inceneritore avranno sulla salute dei cittadini si sapranno
con certezza tra un'altra ventina d'anni, come evidenzia Balestreri. «Inoltre,
anche una volta spento, le diossine hanno bisogno di un tempo di dimezzamento
pari a sette anni per l'ambiente e dodici per l'organismo umano». Secondo Isde,
la strada da intraprendere è un'altra. «Lo smaltimento dei rifiuti esige,
innanzi tutto, una seria politica delle “R”, come Razionalizzazione, Riduzione
della produzione, Raccolta differenziata, Riciclaggio, Riuso, Riparazione,
Recupero» evidenzia l'associazione. «Solo dopo aver attuato tutti i punti
precedenti, si potrà eventualmente valutare correttamente la migliore tecnica
impiantistica per lo smaltimento della frazione residua scelta tra i sistemi che
garantiscono meglio salute umana ed ambiente. Solo con questa politica, oltre a
ridurre i costi economici, si possono ottenere impatti ambientali e sanitari
inferiori a quelli prodotti dagli inceneritori e dalle discariche».
L'incenerimento dei rifiuti è, fra tutte le tecnologie, la meno rispettosa
dell'ambiente e della salute, sempre secondo i medici per l'ambiente. «E’
inevitabile la produzione di ceneri (che rappresentano circa 1/3 in peso dei
rifiuti in ingresso e devono essere smaltite in discariche speciali) e
l'immissione sistematica e continua nell’atmosfera (di milioni di m3) di fumi,
polveri grossolane (pm10) e fini (pm2,5 , ovvero con diametri inferiori a 2.5
micron) costituite da nanoparticelle di sostanze chimiche (metalli pesanti,
idrocarburi policiclici, policlorobifenili, benzene, diossine e furani, ecc.)
estremamente pericolose, perché persistenti ed accumulabili negli organismi
viventi» evidenzia ancora l'associazione. «La combustione trasforma infatti
anche i rifiuti relativamente innocui, quali imballaggi e scarti di cibo, in
composti tossici e pericolosi sotto forma di emissioni gassose, polveri fini,
ceneri volatili e ceneri residue che richiedono costosi sistemi per la
neutralizzazione e lo stoccaggio». Gli effetti più devastanti di questi
inquinanti colpiscono le persone più fragili: malati, bambini, donne in
gravidanza, anziani. «Il rischio non è solo riferibile ad una maggiore incidenza
di tumori, ma anche ad altre problematiche quali: incremento dei ricoveri e
della mortalità per cause respiratorie e cardiocircolatorie, alterazioni
endocrine, immunitarie e neurologiche» evidenzia Isde. «Si ribadisce che in
problematiche così importanti e complesse devono sempre essere privilegiate le
scelte che si ispirano al principio di “precauzione”, alla tutela e salvaguardia
dell'ambiente, consci che la nostra salute e quella delle future generazioni è
ad esso indissolubilmente legata, come le drammatiche esperienze su amianto,
benzene, piombo e polveri fini dovrebbero averci insegnato».
Nessun commento:
Posta un commento