domenica, giugno 22, 2014

Via Dante, un nodo da risolvere

L’architetto Terzi: «L’arteria è di vitale importanza per lo sviluppo cittadino “orizzontale” ma rimangono alcune criticità»

Il nodo “Via Dante”, di cui abbiamo già parlato su queste colonne nello scorso numero, è uno dei temi “caldi” che attendono sul tavolo la neo-insediata Giunta, guidata dal primo cittadino Gianluca Galimberti. Un nodo che è ulteriormente perfettibile ma che, per essere analizzato, compreso, e risolto, necessita di essere interpretato in maniera organica, interrelandolo alla rete generale della viabilità cittadina attraverso un’analisi sistemica e non riduzionistica. Ne abbiamo parlato con l’architetto Massimo Terzi, assessore all'Urbanistica e Lavori Pubblici del Comune di Cremona dal 1995 al 1999 e Assessore alla Promozione, Sviluppo, Gestione Territorio e Qualità Urbana (dal 1999 al 2001). Nel corso di questi mandati ha coordinato e condotto all’adozione la stesura della Variante Generale del P.r.g. Architetto, il sistema Via Dante – Viale Trento Trieste è senz’altro un argomento che Le è caro... «Assolutamente sì. Sono stato sempre favorevole a quel sistema, che venne già pensato dalla giunta Bodini e iniziato durante il mandato di Corada. Purtroppo, a mio avviso, è un tema sul quale a Cremona ci si interroga poco e, d’altra parte, l’operazione fatta a suo tempo non è stata capita». Un’operazione nella quale, all’inzio del decennio scorso, Lei era impegnato in prima persona «Sostanzialmente allora stavo realizzando con la giunta Bodini il Piano Regolatore, che era stato pensato secondo un concetto di mobilità complessivo, dal quale derivava anche il sistema Via Dante – Viale Trento Trieste. Partiamo dal presupposto che oggi le città non si orientano più sul modello radiocentrico ma secondo un sistema che mette in risalto l’elemento geografico più importante. Nel caso di Cremona, questo elemento fortemente caratterizzante è rappresentato dal Parco del Po: una grande risorsa per la città perché contribuisce all’equilibrio del bilancio bio-ecologico e tempera la canicola di una città compatta e densamente cementificata». Quindi sia il Terzo Ponte, sia la cosiddetta Strada Sud andrebbero a contraddire questo modello «A partire da questo contesto, io sono contrario realizzazione della strada sud, che completerebbe il modello radiocentrico, così come alla collocazione del Terzo Ponte laddove è stata pensata (a Cavatigozzi). Proprio perché una parte di ambiente ancora salvaguardato e interessante è proprio lungo il Po, io sono favorevole invece alla viabilità di scorrimento veloce secondo le direzioni est-ovest e estsudovest, attraverso l’autostrada, la quale, per inciso, “liberalizzata” nel tratto Cremona-Castelvetro fungerebbe da raccordo togliendo il bisogno di qualsiasi strada Sud. La Sua idea quindi prende le mosse dallo sviluppo orizzontale della città? «In questi ultimi anni la città si è modificata, spostando lentamente la sua centralità a settentrione, verso via Dante (insieme a parte delle sue funzioni commerciali e direzionali), facendo assumere all’organizzazione urbana un “assetto lineare”, di memoria “LeCorbuseriana”, ossia da oriente a occidente, dal casello dell’autostrada fino al Porto Canale. Questo modello imporrebbe un traffico di scorrimento veloce a settentrione, poi sempre meno rapido sino a diventare ciclabile e pedonale nei quartieri meridionali (quelli aperti verso la zona geografica a forte caratterizzazione). Il mio modello quindi un modello di città in cui il traffico di scorrimento, che si orienta su una direttiva orizzontale, è veloce a settentrione (comprendendo quindi anche il sistema Via Dante – Viale Trento Trieste), diminuendo gradualmente d’intensità man mano che si scende nei quartieri meridionali della zona Po, dove piste ciclabili e pedonali fungerebbero da raccordo con le aree verdi golenali. Questo sistema orizzontale è l’elemento fondante, che ho sempre sostenuto in giunta quand’ero assessore per la sua peculiarità di essere tangente al centro storico di orientarsi su due sensi. Così, a mio avviso, realizzerebbe una città più godibile». In questo quadro, come si può analizzare i problemi di via Dante e viale Trento Trieste? «In generale mi sembra di poter dire che il sistema funziona, anche se è, però, da perfezionare. Per dare un giudizio più dettagliato, servirebbero delle analisi origine-destinazione sul traffico (che ha il Comune). Di positivo c’è da considerare uno snellimento del traffico, la riduzione dell’incidentalità e l’aumento dei parcheggi, che però devono essere razionalizzati e abbelliti, con particolare riferimento proprio a via Dante. Ci sono comunque elementi critici che sono facilmente riscontrabili. Anzitutto, l’onda verde è troppo veloce e questo rende difficile e pericoloso l’attraversamento dei due tratti stradali, con l’inconveniente di non facilitare le connessioni tra i quartieri che sono in fregio alla ferrovia e il centro storico. Un’altra criticità è determinata dai percorsi ciclabili che non sono ben risolti, specialmente in via Dante, dove manca una sufficiente protezione assieme ad una frequente commistione tra ciclabilità e pedonalità. Si è poi provveduto poco all’isolamento acustico, soprattutto su via Dante dove mancano le essenze arboree. Altro nodo, difficilissimo da risolvere, s’incontra nella svolta del traffico proveniente da via Dante verso S. Luca, che incrocia la svolta che da via Ghinaglia porta a S. Luca: quello svincolo non è per nulla sicuro. Come non è sicura neppure, a Porta Venezia, la svolta proveniente da S. Michele che s’immette in piazza Libertà (quasi davanti all’Hotel Continental, ndr). Il mio giudizio è quindi positivo nella misura in cui si ha presente un disegno di città. Ritengo quindi corretto ricercare le giustificazioni in un ambito più ampio e complessivo, valutandone le conseguenze in una logica di modello di mobilità urbana che coincide con l’idea a cui, come utenti, sarebbe auspicabile aspirare, per avere una città più vivibile».

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