L’architetto Terzi: «L’arteria è di vitale importanza per lo sviluppo cittadino “orizzontale” ma rimangono alcune criticità»
Il nodo “Via Dante”, di cui abbiamo già parlato su queste colonne nello
scorso numero, è uno dei temi “caldi” che attendono sul tavolo la neo-insediata
Giunta, guidata dal primo cittadino Gianluca Galimberti. Un nodo che è
ulteriormente perfettibile ma che, per essere analizzato, compreso, e risolto,
necessita di essere interpretato in maniera organica, interrelandolo alla rete
generale della viabilità cittadina attraverso un’analisi sistemica e non
riduzionistica. Ne abbiamo parlato con l’architetto Massimo Terzi, assessore
all'Urbanistica e Lavori Pubblici del Comune di Cremona dal 1995 al 1999 e
Assessore alla Promozione, Sviluppo, Gestione Territorio e Qualità Urbana (dal
1999 al 2001). Nel corso di questi mandati ha coordinato e condotto all’adozione
la stesura della Variante Generale del P.r.g. Architetto, il sistema Via Dante –
Viale Trento Trieste è senz’altro un argomento che Le è caro... «Assolutamente
sì. Sono stato sempre favorevole a quel sistema, che venne già pensato dalla
giunta Bodini e iniziato durante il mandato di Corada. Purtroppo, a mio avviso,
è un tema sul quale a Cremona ci si interroga poco e, d’altra parte,
l’operazione fatta a suo tempo non è stata capita». Un’operazione nella quale,
all’inzio del decennio scorso, Lei era impegnato in prima persona
«Sostanzialmente allora stavo realizzando con la giunta Bodini il Piano
Regolatore, che era stato pensato secondo un concetto di mobilità complessivo,
dal quale derivava anche il sistema Via Dante – Viale Trento Trieste. Partiamo
dal presupposto che oggi le città non si orientano più sul modello radiocentrico
ma secondo un sistema che mette in risalto l’elemento geografico più importante.
Nel caso di Cremona, questo elemento fortemente caratterizzante è rappresentato
dal Parco del Po: una grande risorsa per la città perché contribuisce
all’equilibrio del bilancio bio-ecologico e tempera la canicola di una città
compatta e densamente cementificata». Quindi sia il Terzo Ponte, sia la
cosiddetta Strada Sud andrebbero a contraddire questo modello «A partire da
questo contesto, io sono contrario realizzazione della strada sud, che
completerebbe il modello radiocentrico, così come alla collocazione del Terzo
Ponte laddove è stata pensata (a Cavatigozzi). Proprio perché una parte di
ambiente ancora salvaguardato e interessante è proprio lungo il Po, io sono
favorevole invece alla viabilità di scorrimento veloce secondo le direzioni
est-ovest e estsudovest, attraverso l’autostrada, la quale, per inciso,
“liberalizzata” nel tratto Cremona-Castelvetro fungerebbe da raccordo togliendo
il bisogno di qualsiasi strada Sud. La Sua idea quindi prende le mosse dallo
sviluppo orizzontale della città? «In questi ultimi anni la città si è
modificata, spostando lentamente la sua centralità a settentrione, verso via
Dante (insieme a parte delle sue funzioni commerciali e direzionali), facendo
assumere all’organizzazione urbana un “assetto lineare”, di memoria
“LeCorbuseriana”, ossia da oriente a occidente, dal casello dell’autostrada fino
al Porto Canale. Questo modello imporrebbe un traffico di scorrimento veloce a
settentrione, poi sempre meno rapido sino a diventare ciclabile e pedonale nei
quartieri meridionali (quelli aperti verso la zona geografica a forte
caratterizzazione). Il mio modello quindi un modello di città in cui il traffico
di scorrimento, che si orienta su una direttiva orizzontale, è veloce a
settentrione (comprendendo quindi anche il sistema Via Dante – Viale Trento
Trieste), diminuendo gradualmente d’intensità man mano che si scende nei
quartieri meridionali della zona Po, dove piste ciclabili e pedonali
fungerebbero da raccordo con le aree verdi golenali. Questo sistema orizzontale
è l’elemento fondante, che ho sempre sostenuto in giunta quand’ero assessore per
la sua peculiarità di essere tangente al centro storico di orientarsi su due
sensi. Così, a mio avviso, realizzerebbe una città più godibile». In questo
quadro, come si può analizzare i problemi di via Dante e viale Trento Trieste?
«In generale mi sembra di poter dire che il sistema funziona, anche se è, però,
da perfezionare. Per dare un giudizio più dettagliato, servirebbero delle
analisi origine-destinazione sul traffico (che ha il Comune). Di positivo c’è da
considerare uno snellimento del traffico, la riduzione dell’incidentalità e
l’aumento dei parcheggi, che però devono essere razionalizzati e abbelliti, con
particolare riferimento proprio a via Dante. Ci sono comunque elementi critici
che sono facilmente riscontrabili. Anzitutto, l’onda verde è troppo veloce e
questo rende difficile e pericoloso l’attraversamento dei due tratti stradali,
con l’inconveniente di non facilitare le connessioni tra i quartieri che sono in
fregio alla ferrovia e il centro storico. Un’altra criticità è determinata dai
percorsi ciclabili che non sono ben risolti, specialmente in via Dante, dove
manca una sufficiente protezione assieme ad una frequente commistione tra
ciclabilità e pedonalità. Si è poi provveduto poco all’isolamento acustico,
soprattutto su via Dante dove mancano le essenze arboree. Altro nodo,
difficilissimo da risolvere, s’incontra nella svolta del traffico proveniente da
via Dante verso S. Luca, che incrocia la svolta che da via Ghinaglia porta a S.
Luca: quello svincolo non è per nulla sicuro. Come non è sicura neppure, a Porta
Venezia, la svolta proveniente da S. Michele che s’immette in piazza Libertà
(quasi davanti all’Hotel Continental, ndr). Il mio giudizio è quindi positivo
nella misura in cui si ha presente un disegno di città. Ritengo quindi corretto
ricercare le giustificazioni in un ambito più ampio e complessivo, valutandone
le conseguenze in una logica di modello di mobilità urbana che coincide con
l’idea a cui, come utenti, sarebbe auspicabile aspirare, per avere una città più
vivibile».
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