La scelta di ammodernare gli impianti in autonomia di Lgh e Aem
Benito Fiori: «La Lombardia ha definito il nostro impianto tra i peggiori»
Ancora polemiche sul tema dell'inceneritore, dopo le parole dure di Francesco
Bordi, pubblicate nelle pagine de Il Piccolo sullo scorso numero, con cui l'ex
assessore all'ambiente attaccava Lgh e Aem per la decisione di far partire i
lavori di ammodernamento della prima linea, nonostante e contrariamente alla
decisione - presa dal Comune - di andare verso la dismissione. Così, Bordi ha
suscitato la reazione dei vertici delle due società, com’è noto partecipate dal
Comune, le quali hanno ricordato una lettera, inviata a suo tempo
all’amministrazione, in cui si rileva che "si sia omesso di procedere a
un'analisi dei termovalorizzatori installati sul territorio della Regione e
delle loro caratteristiche e prestazioni, decidendo invece di considerare,
prescindendo da qualsiasi approfondimento e fra l'altro senza che sia stata
fornita alcuna motivazione, il solo impianto di Cremona. Pertanto non possiamo
esimerci dall'obbligo di valutare ogni azione necessaria a salvaguardia degli
interessi delle scriventi società". Ma Bordi non ci sta, anzi: «Innanzitutto non
è affatto vero che Cremona è stata l'unica ad essere presa in considerazione: il
nostro è solo un esperienza pilota, che verrà poi seguita anche da altri
impianti. L'assessore regionale Terzi ha dichiarato che diversi altri Comuni
hanno le stesse nostre problematiche e hanno già chiesto di poter avviare
percorsi simili al nostro». Bordi contesta anche le tempistiche: «Nella lettera
Aem ed Lgh dicono "faremo", ma avrebbero dovuto iniziare a gennaio, invece
stiamo ancora aspettando». Inoltre il progetto di rimodernamento della Linea
uno, del costo di 5 milioni di euro, sembra non essere mai passato tra le mani
degli amministratori. O comunque, non sulla scrivania dell'assessore
all'ambiente: «Non ho mai visto il progetto, né sono mai stato consultato per
sapere se fosse opportuno portarlo avanti - spiega ancora Bordi. La società ha
deciso in piena autonomia». Secondo l'ex assessore il problema sarebbe proprio
questo: «Sono aziende pubbliche, ma agiscono come se fossero private. Parlano di
voler tutelare i propri interessi, ma il loro scopo dovrebbe essere quello di
portare avanti gli interessi della città, non i propri. E i cittadini hanno
ampiamente fatto sapere il proprio desiderio di spegnere un impianto, come
l'inceneritore, che inquina e che è ormai obsoleto. Almeno, se ci confrontassimo
con un privato potremmo scegliere di cambiare operatore». Nelle intenzioni delle
due partecipate, inizialmente, l'idea era di realizzare due nuove linee, con la
dismissione di quelle vecchie: un progetto che sarebbe costato decine di milioni
di euro. «Ma anche la stessa opera di rifacimento della prima linea ha un costo
notevole: con quei soldi si sarebbe potuto risolvere il problema dello
spegnimento, passando al trattamento biologico e incrementando la raccolta
differenziata. Ma l'azienda ha scelto un'altra strada». Soprattutto a fronte del
fatto che con le nuove normative questi impianti non hanno più solo valenza
regionale, ma sono diventati nazionali: «Questo consente di ricevere i rifiuti
da incenerire anche da altre zone del Paese - spiega Bordi -. Questo
giustificherebbe l'investimento per il rinnovo della Linea 1, ma andrebbe in
controtendenza con quanto stabilito a livello istituzionale». Il dibattito
suscita anche l'attenzione delle associazioni ambientaliste cremonesi, che già
da tempo sostengono la necessità di dismettere l'impianto cremonese di
incenerimento. «La stessa Regione Lombardia ha definito il nostro inceneritore
tra i peggiori, ossia tra quelli a più basso rendimento e a più alto
inquinamento - evidenzia Benito Fiori di Ambientescienze, che ribadisce
l’ulteriore problema posto dalla nuova legge nazionale che permette di
incenerire i rifiuti provenienti da tutta Italia. Da parte di Lgh c'è un disegno
preciso: ammortizzare la spesa effettuata bruciando i rifiuti che vengono da
realtà come Napoli, dove sono in difficoltà per lo smaltimento. Ma una decisione
simile va in controtendenza con le indicazioni dell'Unione Europea, secondo cui
l'incenerimento va abbandonato entro il 2020». Fiori critica anche il protocollo
d’intesa tra Regione Lombardia, Provincia e Comune di Cremona firmato nei mesi
scorsi, proprio al fine di studiare la dismissione dell'impianto cremonese. «Si
tratta di una “scatola vuota” che rinvia una scelta che comunque spetta e
spetterà agli enti locali cremonesi - dice Fiori. Programmare lo spegnimento
dipende dalla volontà politica, soprattutto del Comune di Cremona».
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