domenica, giugno 22, 2014

«Sono aziende pubbliche ma si comportano come se fossero private»

La scelta di ammodernare gli impianti in autonomia di Lgh e Aem
Benito Fiori: «La Lombardia ha definito il nostro impianto tra i peggiori»

Ancora polemiche sul tema dell'inceneritore, dopo le parole dure di Francesco Bordi, pubblicate nelle pagine de Il Piccolo sullo scorso numero, con cui l'ex assessore all'ambiente attaccava Lgh e Aem per la decisione di far partire i lavori di ammodernamento della prima linea, nonostante e contrariamente alla decisione - presa dal Comune - di andare verso la dismissione. Così, Bordi ha suscitato la reazione dei vertici delle due società, com’è noto partecipate dal Comune, le quali hanno ricordato una lettera, inviata a suo tempo all’amministrazione, in cui si rileva che "si sia omesso di procedere a un'analisi dei termovalorizzatori installati sul territorio della Regione e delle loro caratteristiche e prestazioni, decidendo invece di considerare, prescindendo da qualsiasi approfondimento e fra l'altro senza che sia stata fornita alcuna motivazione, il solo impianto di Cremona. Pertanto non possiamo esimerci dall'obbligo di valutare ogni azione necessaria a salvaguardia degli interessi delle scriventi società". Ma Bordi non ci sta, anzi: «Innanzitutto non è affatto vero che Cremona è stata l'unica ad essere presa in considerazione: il nostro è solo un esperienza pilota, che verrà poi seguita anche da altri impianti. L'assessore regionale Terzi ha dichiarato che diversi altri Comuni hanno le stesse nostre problematiche e hanno già chiesto di poter avviare percorsi simili al nostro». Bordi contesta anche le tempistiche: «Nella lettera Aem ed Lgh dicono "faremo", ma avrebbero dovuto iniziare a gennaio, invece stiamo ancora aspettando». Inoltre il progetto di rimodernamento della Linea uno, del costo di 5 milioni di euro, sembra non essere mai passato tra le mani degli amministratori. O comunque, non sulla scrivania dell'assessore all'ambiente: «Non ho mai visto il progetto, né sono mai stato consultato per sapere se fosse opportuno portarlo avanti - spiega ancora Bordi. La società ha deciso in piena autonomia». Secondo l'ex assessore il problema sarebbe proprio questo: «Sono aziende pubbliche, ma agiscono come se fossero private. Parlano di voler tutelare i propri interessi, ma il loro scopo dovrebbe essere quello di portare avanti gli interessi della città, non i propri. E i cittadini hanno ampiamente fatto sapere il proprio desiderio di spegnere un impianto, come l'inceneritore, che inquina e che è ormai obsoleto. Almeno, se ci confrontassimo con un privato potremmo scegliere di cambiare operatore». Nelle intenzioni delle due partecipate, inizialmente, l'idea era di realizzare due nuove linee, con la dismissione di quelle vecchie: un progetto che sarebbe costato decine di milioni di euro. «Ma anche la stessa opera di rifacimento della prima linea ha un costo notevole: con quei soldi si sarebbe potuto risolvere il problema dello spegnimento, passando al trattamento biologico e incrementando la raccolta differenziata. Ma l'azienda ha scelto un'altra strada». Soprattutto a fronte del fatto che con le nuove normative questi impianti non hanno più solo valenza regionale, ma sono diventati nazionali: «Questo consente di ricevere i rifiuti da incenerire anche da altre zone del Paese - spiega Bordi -. Questo giustificherebbe l'investimento per il rinnovo della Linea 1, ma andrebbe in controtendenza con quanto stabilito a livello istituzionale». Il dibattito suscita anche l'attenzione delle associazioni ambientaliste cremonesi, che già da tempo sostengono la necessità di dismettere l'impianto cremonese di incenerimento. «La stessa Regione Lombardia ha definito il nostro inceneritore tra i peggiori, ossia tra quelli a più basso rendimento e a più alto inquinamento - evidenzia Benito Fiori di Ambientescienze, che ribadisce l’ulteriore problema posto dalla nuova legge nazionale che permette di incenerire i rifiuti provenienti da tutta Italia. Da parte di Lgh c'è un disegno preciso: ammortizzare la spesa effettuata bruciando i rifiuti che vengono da realtà come Napoli, dove sono in difficoltà per lo smaltimento. Ma una decisione simile va in controtendenza con le indicazioni dell'Unione Europea, secondo cui l'incenerimento va abbandonato entro il 2020». Fiori critica anche il protocollo d’intesa tra Regione Lombardia, Provincia e Comune di Cremona firmato nei mesi scorsi, proprio al fine di studiare la dismissione dell'impianto cremonese. «Si tratta di una “scatola vuota” che rinvia una scelta che comunque spetta e spetterà agli enti locali cremonesi - dice Fiori. Programmare lo spegnimento dipende dalla volontà politica, soprattutto del Comune di Cremona».

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