La stanno definendo “mafia senza lupara”: è quella che ha spadroneggiato a
Roma (e fosse solo Roma, e fosse che si può esser certi di usare il verbo al
passato). A dire la verità, non avrei voluto affrontare l’argomento, perché, e
lo dico con una parola, mi vergogno. Mi vergogno, come cittadino di questo
Paese, a leggere le intercettazioni, con le volgarità e l’assoluta mancanza di
scrupoli dimostrata dai vari protagonisti. Mi vergogno per le parole usate:
mucche da mungere, mammelle da tirare… a questo, sono ridotte le istituzioni? E
si sa, qualcuno vuole ancora minimizzare: ma è proprio su questa pratica, sul
“che vuoi che sia”, sul “lo fanno tutti”, sul “meglio non andare a fondo”, che
si basano tutte le mafie, con lupara e senza. Hanno fatto bene gli esponenti di
governo che hanno detto parole molto dure sull’accaduto, compreso Renzi. Ma io
vorrei chiedere loro, che siano Renzi o Alfano eccetera: non vi fate delle
domande? Va bene dire che sbatterete fuori i corrotti. Ma non vi chiedete perché
questo accada e da così tanti anni, perché, quali ne sono i motivi, dove si
annida il capo della serpe. Come è possibile? Perché? come facciamo a tornare
indietro? Come è possibile che, nello stesso Paese, ci siano gli Odevaine, i
Carminati, i Buzzi e compagnia cantante, e poi, magari, un poveraccio viene
tartassato da Equitalia perché ha commesso un errore. Ma dove stanno la
giustizia, l’onestà, la verità? Cosa raccontiamo ai nostri figli? Ho la netta
sensazione che non sarà la crisi ad affossarci, ma questo sentore nauseabondo di
lercio che si leva da troppe parti, che ammorba le istituzioni e la società
civile. Ecco, non vorrei usare toni da predicatore, ma perdinci, svegliamoci,
facciamoci sentire, diamoci una mossa. (PS: sapete cosa c’è scritto nell’art.
54, comma 2 della nostra Costituzione? “I cittadini cui sono affidate funzioni
pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”. Era un altro
mondo).
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