sabato, giugno 13, 2015

Non ci affosserà la crisi, ma questo sentore

La stanno definendo “mafia senza lupara”: è quella che ha spadroneggiato a Roma (e fosse solo Roma, e fosse che si può esser certi di usare il verbo al passato). A dire la verità, non avrei voluto affrontare l’argomento, perché, e lo dico con una parola, mi vergogno. Mi vergogno, come cittadino di questo Paese, a leggere le intercettazioni, con le volgarità e l’assoluta mancanza di scrupoli dimostrata dai vari protagonisti. Mi vergogno per le parole usate: mucche da mungere, mammelle da tirare… a questo, sono ridotte le istituzioni? E si sa, qualcuno vuole ancora minimizzare: ma è proprio su questa pratica, sul “che vuoi che sia”, sul “lo fanno tutti”, sul “meglio non andare a fondo”, che si basano tutte le mafie, con lupara e senza. Hanno fatto bene gli esponenti di governo che hanno detto parole molto dure sull’accaduto, compreso Renzi. Ma io vorrei chiedere loro, che siano Renzi o Alfano eccetera: non vi fate delle domande? Va bene dire che sbatterete fuori i corrotti. Ma non vi chiedete perché questo accada e da così tanti anni, perché, quali ne sono i motivi, dove si annida il capo della serpe. Come è possibile? Perché? come facciamo a tornare indietro? Come è possibile che, nello stesso Paese, ci siano gli Odevaine, i Carminati, i Buzzi e compagnia cantante, e poi, magari, un poveraccio viene tartassato da Equitalia perché ha commesso un errore. Ma dove stanno la giustizia, l’onestà, la verità? Cosa raccontiamo ai nostri figli? Ho la netta sensazione che non sarà la crisi ad affossarci, ma questo sentore nauseabondo di lercio che si leva da troppe parti, che ammorba le istituzioni e la società civile. Ecco, non vorrei usare toni da predicatore, ma perdinci, svegliamoci, facciamoci sentire, diamoci una mossa. (PS: sapete cosa c’è scritto nell’art. 54, comma 2 della nostra Costituzione? “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”. Era un altro mondo).

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