sabato, settembre 26, 2015

I custodi del Colosseo e l ’immagine dell ’Italia

A prescindere, avrebbe detto Totò, non intendo spezzare alcuna lancia a favore dei custodi del Colosseo: tra di loro ci sarà il buono e il cattivo, il fannullone e il bravo e capace lavoratore, come da tutte le parti. Come in banca, come nei supermercati, come ovunque. Invito però a riflettere sul can can che è stato fatto rispetto alla chiusura del sito archeologico per assemblea sindacale, qualche giorno fa, dalle 8:30 alle 11:00. Un can can talmente surreale, che un uomo come Vittorio Sgarbi, certamente non accondiscendente, ha dichiarato: ” due ore che non possono far pensare che l’Italia non funziona“, riferendosi a parole dette da molti personaggi, per cui tale chiusura era stata “un grave danno di immagine all’Italia e alle sue istituzioni”. Molte volte mi sono chiesto e vi ho chiesto se, per alcune azioni, parole, dichiarazioni svolte da chi ci governa, da “chi comanda”, prevalessero la poca esperienza, l’ignoranza, l’inettitudine, oppure la malafede. In genere, è difficile rispondere. Ma ora leggo, sempre rispetto al Colosseo e al gravissimo colpo per l’Italia determinato da un’assemblea di due ore e mezzo, prima la dichiarazione del ministro Franceschini, dopo aver gridato allo scandalo insopportabile: "Non c'è alcun reato di nessun tipo, l'assemblea era stata convocata regolarmente"; poi, quella di Francesca Barracciu, sottosegretaria ai Beni culturali, che ha definito l’assemblea sindacale “un reato”. Caspita. Qualcuno le ha fatto notare che le assemblee sindacali in orario di lavoro sono perfettamente legali, almeno per adesso. Allora lei ha dichiarato, correggendosi, di considerarla un reato in senso lato. Ora, nei miei studi di legge non ho mai incontrato un “reato in senso lato”. Ne vedo, invece, molti in senso proprio. Per esempio, il nostro patrimonio storico, artistico, architettonico che cade a pezzi (Pompei docet): cosa che viola abbastanza l'articolo 9 della nostra Costituzione italiana, "la Repubblica… tutela e valorizza il patrimonio storico e artistico della nazione”, oltre che una messe di leggi. Inoltre, Sgarbi ha anche dichiarato una cosa, questa sì davvero scandalosa: che chi lavora, deve essere pagato. I custodi del Colosseo, come molti altri, lavorano in straordinario e non vengono pagati, oppure ricevono il compenso con molto ritardo. Questo non sarà un reato, ma che lo faccia lo Stato, che dovrebbe essere l'incarnazione della legittimità e della legalità, non va bene. Alla onorevole Barracciu, infine, vorrei dire: attenzione a parlare di reato, quando si ragiona di diritti. È tipico delle dittature, onorevole. Lo sappia. A parer mio, tira una brutta aria.

sabato, settembre 19, 2015

Siamo il paese di Masaniello

Durante le ferie ho letto una biografia di Masaniello, il noto capopopolo napoletano, vissuto nel XVII secolo. Il libro era molto ricco di particolari, e delineava le caratteristiche del personaggio: fascino personale, arguzia, sfrontatezza. Nessuno lo aveva investito di un ruolo: se lo prese. Non aveva competenze amministrative né esperienze di governo: eppure, pronunciò anche sentenze giudiziarie, dileggiando i giudici. La rivolta di cui si mise a capo derivava non tanto da un sentimento patriottico, ma dalle gravi condizioni di crisi in cui versava il regno di Napoli, pagate soprattutto – al solito – dai ceti meno abbienti. Il potere gli diede alla testa nel giro di brevissimo tempo: farneticò, si denudò in pubblico. Fu ucciso dopo solo nove giorni di rivolta. Tra le sue frasi si ricorda questa: “Io vi volevo solo bene e forse sarà questa la pazzia che ho nella testa. Voi prima eravate immondizia ed adesso siete liberi. Io vi ho resi liberi!”. Masaniello è diventato il simbolo di un potere sregolato, personalistico, senza mediazioni, che si appella al popolo e che dal popolo, spesso, viene abbattuto. Dagli altari alla polvere: ci vogliono pochi mesi, o anni, ma il percorso è questo. La storia italiana è piena di Masanielli: vogliamo fare il gioco dei nomi? Mi chiedo perché il successo in politica, ormai, derivi da una dose più o meno cospicua di “masaniellite”. Ma il potere può anche non dare alla testa. Invece che inebriare, può, semplicemente, far sopravvivere. È il caso dei “politici di professione” che, iniziata la carriera giovani, hanno fatto un percorso da carica a carica, e non possono che aspirare ad altra carica. Nonostante tutta l’antipolitica che si respira, ce ne sono, ce ne sono… E’ solo così che si può vivere il potere? Invece che un’investitura a servizio della comunità, il potere può porsi solo nell’alternativa tra un egocentrismo smisurato o l’eterno “tengo famiglia”? E anche in questi ultimi giorni, gli esempi non mancano. Considerazioni sconsolate, ma c’è poco da ridere, purtroppo.