venerdì, marzo 07, 2008

Chiedo scusa

Questa settimana avrei voluto scrivere di una legge elettorale che alle prossime elezioni, c’impedirà di scegliere le persone; una legge elettorale che puzza di marcio e d’incostituzionalità. Tanto è che un senatore uscente rifiuta di candidarsi al 23° posto nella lista sapendo di non aver alcuna possibilità di rielezione, indipendentemente dal seguito personale. In alternativa avevo pensato di raccontare di Milena Gabbanelli. Giornalista tra i pochi non asserviti al potere. Con la sua trasmissione Report ha dato il via all’inchiesta della Procura di Roma sulla vendita (12 miliardi di euro) della compagnia telefonica Wind e su una conseguente intermediazione che è apparsa da subito poco trasparente. Notizia che mi ha rincuorato e in parte liberato da quel senso di frustrazione, d’impotenza e rabbia che provo, quando guardo Report. Ma, oggi, proprio non riesco a non pensare, man mano che giungono nuovi particolari, alla terribile vicenda dei fratellini di Gravina di Puglia. Una morte orribile per la quale, confesso, ho pianto.
In un periodo di “scandali clamorosi non di rado perversi” mi chiedo se questo di Gravina non sia anch’esso uno scandalo. Clamoroso il fatto che inquirenti e investigatori, parenti e conoscenti abbiano ignorato un pozzo non protetto, situato in un casermone dove i bambini erano soliti giocare. Cresce in me il sospetto che tutti noi abbiamo concretizzato da subito la convinzione che la responsabilità andasse cercata all’interno della famiglia. Nella vendetta della madre abbandonata o nell’irrazionalità di un padre padrone. Una famiglia dipinta, anche dalla stampa, capace di nefandezze tali da arrivare ad uccidere i figli per punizione. Queste accuse vanno perdendo consistenza anche se il padre per ora rimane in galera. Resta una famiglia come tante altre, con tanti problemi, con un genitore criticabile quanto vogliamo, ma che con la fatica del lavoro tenta un’esistenza dignitosa. Ha sempre dichiarato la sua innocenza e urlato, inascoltato, dove cercare Ciccio e Tore. La vostra tragedia è finita, spero finisca presto anche quella del vostro papà. E mi auguro che finalmente qualcuno v’insegni a giocare nel vento con gli aquiloni.
Aldemario Bentini


VENERDI’ 7 MARZO 2008

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