In questi giorni una buona parte della stampa italiana è in subbuglio per effetto del decreto del Governo che prevede una riduzione del contributo pubblico destinato ai giornali editi dalle cooperative di giornalisti e ai giornali politici. Preciso subito che Il Piccolo Giornale è un settimanale a diffusione gratuita che non gode, non avendone titolo, di alcun contributo statale o di altra sovvenzione di qualsiasi natura, eccezion fatta della riduzione sulla tariffa postale per la spedizione delle copie agli abbonati. Riduzione che si traduce in un risparmio annuo di poche centinaia di euro. Pertanto la questione non ci riguarda direttamente.
Il Piccolo vive soltanto di pubblicità. Sono i nostri inserzionisti, ai quali va la nostra infinita gratitudine, che permettono la pubblicazione settimanale e consentono a migliaia e migliaia di persone la lettura gratuita del giornale. A seguito dei tagli decisi dal Ministro dell’economia diverse aziende editoriali hanno già annunciato la richiesta dello stato di crisi, dichiarando che la riduzione, ma soprattutto l’incertezza dell’eventuale contributo e del suo ammontare, comporterà la loro chiusura. Da qualche tempo, da più parti, si chiedeva al Parlamento una riforma dell'editoria che prevedesse un riordino dei criteri di erogazione dei contributi per evitare discriminazioni e abusi se non vere e proprie truffe. Fino a ieri erano tanti quei giornali che attingevano ai fondi pubblici sulla base di tirature gonfiate o aggirando la legge; pertanto siamo favorevoli a una razionalizzazione del sistema dei contributi evitando però di mortificare o peggio ancora “soggiogare” la libertà e il pluralismo dell’informazione. Il pluralismo dell’informazione è condizione indispensabile per una vera democrazia; una democrazia non è tale se viene meno la possibilità di scelta. Il poter scegliere ha come presupposto la conoscenza delle alternative e quindi delle diverse opinioni. Questo è anche uno dei compiti dell’informazione: dare voce alle diverse opinioni. La diversità delle idee e il poterle diffondere sono la base di una convivenza democratica e lo Stato dovrebbe esserne garante.
Il Piccolo vive soltanto di pubblicità. Sono i nostri inserzionisti, ai quali va la nostra infinita gratitudine, che permettono la pubblicazione settimanale e consentono a migliaia e migliaia di persone la lettura gratuita del giornale. A seguito dei tagli decisi dal Ministro dell’economia diverse aziende editoriali hanno già annunciato la richiesta dello stato di crisi, dichiarando che la riduzione, ma soprattutto l’incertezza dell’eventuale contributo e del suo ammontare, comporterà la loro chiusura. Da qualche tempo, da più parti, si chiedeva al Parlamento una riforma dell'editoria che prevedesse un riordino dei criteri di erogazione dei contributi per evitare discriminazioni e abusi se non vere e proprie truffe. Fino a ieri erano tanti quei giornali che attingevano ai fondi pubblici sulla base di tirature gonfiate o aggirando la legge; pertanto siamo favorevoli a una razionalizzazione del sistema dei contributi evitando però di mortificare o peggio ancora “soggiogare” la libertà e il pluralismo dell’informazione. Il pluralismo dell’informazione è condizione indispensabile per una vera democrazia; una democrazia non è tale se viene meno la possibilità di scelta. Il poter scegliere ha come presupposto la conoscenza delle alternative e quindi delle diverse opinioni. Questo è anche uno dei compiti dell’informazione: dare voce alle diverse opinioni. La diversità delle idee e il poterle diffondere sono la base di una convivenza democratica e lo Stato dovrebbe esserne garante.
Daniele Tamburini
Venerdi 10 Ottobre 2008
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