Il calcio non mi appassiona più. Da ragazzino la passione era sfrenata. Una passione che si trasferiva tutti i giorni sul ruvido cemento dietro casa. La domenica stavo incollato alla radio ad ascoltare Tutto il calcio minuto per minuto “Se la squadra del vostro cuore ha vinto, brindate con Stock 84, se ha perso, consolatevi con Stock 84’’. Tutta colpa di Omar Sivori. Fu lui, el cabezon, che mi ammaliò. Un tracagnotto trotterellante con una testa folta e arruffata, faccia da indiano apache, irriverentemente estroso, un genio della pelota. Giocava solo con il piede sinistro, calzettoni sfrontatamente abbassati, irritante con quel suo dribbling stretto alla ricerca dell’umiliante tunnel. Esercitava su di noi ragazzini un grande fascino con quel carattere ribelle, rissoso, beffardo e vendicativo. Altri tempi. Erano anche i tempi in cui giocava nell’Inter, anzi nell’Internazionale, un certo Jair. Da Costa Jair, giocatore brasiliano, un fuoriclasse veloce come una saetta. Una delle tante scommesse del mago Herrera. Un furetto, scartato dal Milan, che con l’Inter vinse quattro scudetti, due coppe dei campioni e due coppe intercontinentali. Jair era nero, ma in quel tempo si diceva “negro” e nella parola non c’era alcun senso di offesa. Nero, proprio come Mario Balotelli, un ragazzo di colore non ancora ventenne che nel carattere mi ricorda Sivori. Non ho mai sentito cori di disprezzo né tantomeno odiose battute razziste contro Jair. Mai. Sabato scorso mezzo stadio di Torino ha rovesciato su Balotelli ogni genere di insulto, mentre l’altra metà dello stadio è rimasta impassibile. Vergogna. Ventimila persone. Non soltanto i soliti immancabili quattro cretini, quelli che inducono a dire: ” La mamma degli stolti è sempre incinta”, ma uno stadio intero. Cosa sta accadendo? Quanto tempo è trascorso da Jair a Balotelli? Di chi la responsabilità? Il presidente dell’Inter ha detto che se fosse stato a Torino sarebbe sceso in campo per ritirare la squadra. Che occasione persa presidente Moratti. Sarebbe stato un gesto con una valenza più forte di cento squalifiche del campo o di altrettante partite giocate a porte chiuse. Balotelli, un ragazzo con tanta amarezza dentro che, anziché gioire come un pazzo quando fa goal, reagisce come se fosse a fine carriera. Coraggio Mario, quando sarai in Nazionale, gli stessi stolti ti osanneranno.
d.t.
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