venerdì, aprile 17, 2009

Ma dove ti ho trovato?

Nel Tide! Così scherzavamo da ragazzi. Chi si ricorda del Tide? Immagino quelli della mia generazione. Siamo negli anni 60. Noi ragazzi pregavamo le nostre mamme perché comprassero quel detersivo in polvere. Conteneva una sorpresa, solitamente soldatini di plastica, spesso dell’esercito americano. Ce n’erano in varie pose: quello con la mitragliatrice, quello che lancia la granata, quello a terra con la ricetrasmittente. Il mio ricordo è nitido anche perché in estate, finita la scuola, andavo a lavorare da mio zio in Versilia. Lo zio faceva l’ambulante, vendeva detergenti, saponi e lisciva nei mercati di Forte dei Marmi, Pietrasanta, Querceta, Seravezza. La mattina sveglia alle cinque e con il motocarro Guzzi raggiungevamo il mercato per preparare il banco dei mille profumi. Al pomeriggio meritato bagno in mare: spiaggia libera del Cinquale. Ricordo che con una piccola quantità di polvere diluita in una bacinella d’acqua, usando un pennello, pulivo il motorino. Olio e grasso si disgregavano con estrema facilità, il motore tornava come nuovo. Penso che il Tide, allora, fosse un detersivo tra i più inquinanti in commercio. In quel tempo si parlava poco di ecologia. Non che fino ad oggi si sia fatto molto in difesa dell’ambiente. Attendiamo il New Deal ecologico del presidente Obama. Forse, se funzionerà negli States, se sarà in grado di risollevare l’economia americana, può essere che anche qualcuno dei nostri governanti si decida a prendere in considerazione le opportunità che una riconversione ecologica può offrire. Si potrebbe già cominciare dal cosiddetto piano casa che dovrebbe, a mio parere, favorire principalmente le ristrutturazioni ad alta efficienza energetica; prevedere incentivi verso la bioedilizia, concedere sostegni consistenti per l’edilizia antisismica, con particolare riguardo a scuole, ospedali e edilizia popolare. Sarebbe conveniente, poi, investire nelle energie alternative: sole, vento, maree, biomasse, motori elettrici, pannelli solari e conseguentemente nelle infrastrutture necessarie. Invece sentiamo parlare di centrali nucleari… lasciamo stare per favore. Ho una mia personale teoria: l’età anagrafica è inversamente proporzionale alla lungimiranza. E’ un limite psicologico? Sembra di sì, tanto che s’immagina un futuro che al massimo raggiunge i prossimi cinquanta anni; quando, ci dicono, il combustibile per le centrali nucleari sarà esaurito. Oppure si progetta di costruire un ponte nel posto peggiore. Lo dicono geologi: prima o poi un terremoto lo tirerà giù. Se non fosse che intorno alla costruzione del ponte di Messina ci sono interessi esorbitanti direi che è una nuova Torre di Babele: una sfida alla natura e a Dio, frutto della vanità e dell’arroganza degli uomini.

d.t.
venerdi 17 aprile 2009

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