sabato, giugno 23, 2012

Dateci almeno un senso di futuro



Sono tempi strani. Si dice che il premier Monti debba presentarsi, al vertice europeo del prossimo 28 giugno, con "qualcosa" in mano: riforma del lavoro, spending review etc. Ammettiamolo: c’è qualcosa di un po' surreale nell'immaginare l'austero ex rettore della Bocconi nei panni di uno studente con il compito fatto. Intanto, le notizie sicuramente positive del decreto sviluppo rischiano di essere sovrastate dal continuo senso di allarme in cui viviamo. Tante uscite estemporanee (la riduzione delle ferie? La mobilità per gli statali ultrasessantenni? Il moltiplicarsi, ahimè non dei pani e dei pesci, che aiuterebbe molti, di questi tempi, ma degli esodati?). Si apre il giornale e non si sa cosa aspettarsi. Invece la gente avrebbe bisogno di sperare in qualcosa, di vedere una luce in fondo al vicolo scuro e accidentato che percorriamo; avrebbe bisogno di essere certa che sta facendo sacrifici per il proprio futuro e per quello dei figli, invece che per combattere lo spread. Ma che spread d'Egitto, avrebbe detto Totò... Intanto, Monti potrebbe chiedere l'allentamento del patto di stabilità: 13 città metropolitane italiane potrebbero rimettere in circolo fondi per circa un miliardo di euro, che hanno lì, congelati, e che non possono spendere, fino a giungere a triplicarli, se potessero usare le giacenze di cassa. Sarebbe una bella boccata di ossigeno, lavoro, pagamenti, manutenzioni... insomma, un senso di futuro. Andremo in pensione più tardi, abbiamo pagato l’Imu, pagheremo sempre di più i servizi sociali, stiamo facendo rinunce... Io credo che sia giunto il tempo di cominciare a pretendere, almeno questo: appunto, il senso di futuro.
Daniele Tamburini

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