sabato, novembre 21, 2015

Io non lo so

Lo sgomento che deriva dai fatti di Parigi, che poi hanno
coinvolto altre comunità e altri territori, certamente nasce
dalla pietà verso le persone brutalmente assassinate,
ma anche dalla paura e dal senso di impotenza:
che fare? Io non lo so! Reagire con i bombardamenti dei territori
“covo” dell’Isis? Siamo sicuri che sia una misura efficace?
Io non lo so. Oggi ci sono molti strumenti per contrastare una
guerra terrorista, per definizione sfuggente allo scontro in campo
aperto, ma nessuno, mai potrà controllare ogni persona,
ogni bar, ogni ristorante, ogni stazione, ogni stadio, a meno di
trasformare le nostre città e le nostre vite in immense prigioni,
senza contare i costi proibitivi. Quindi, che fare? Questi fatti
tragici sono sicuramente espressione di un disegno feroce e
criminale, ma affondano le radici tanto, forse troppo, nelle politiche
svolte nel passato dal Vecchio continente. Chi sbuffa ad
ascoltare queste osservazioni non capirà mai nulla di ciò che
succede, e capire - capire, non giustificare – è la prima mossa
per reagire. Mi domando, però, anche quanto incidano gli interessi
economici e politici in tutto questo. Chi
finanzia la macchina da guerra terrorista? Chi
vende loro le armi? Altro che svuotare gli arsenali
e riempire i granai, come disse il presidente
Sandro Pertini: il divario tra poveri e ricchi è forte
come non mai e gli arsenali sono pieni di armi da
vendere. Siamo sinceri: come dicevano i latini, pecunia non
olet, il denaro non ha cattivo odore e viene prima di tutto. Penso
alle politiche di intervento, alle guerre umanitarie, alle guerre
preventive, alla ricerca delle armi di distruzione di massa: che
risultati hanno portato? La guerra è spaventosa: non si dovrebbe
pronunciare la parola “guerra” a cuor leggero. Per questo
io ho paura. Ho paura dei fanatici, degli esagitati, di coloro che
sanno tutto, degli esperti di terrorismo che incontro al bar, dei
giustizieri che popolano la rete. Nel 1940, a piazza Venezia un
popolo intero euforico e invasato disse sì alla guerra, non sapendo
nemmeno il perché: i risultati furono morte, macerie,
fame e una devastazione sanguinosa.

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