sabato, ottobre 23, 2010

In perenne conflitto

Voglio porvi, per gioco, qualche domanda: quante sono le leggi vigenti oggi in Italia? Se si mettono insieme leggi statali, regionali, regolamenti ecc., si arriva a circa 200.000 (secondo una ricerca condotta pochi anni fa. Ma il bello è che esiste una legge anche per istituire una commissione bicamerale ad hoc per lo sfoltimento delle leggi!). Quanti deputati e senatori abbiamo? 645, senza contare i senatori a vita. Un apparato enorme, una squadra numerosissima al servizio del Paese, una produzione notevole di norme. Eppure, tutto questo non basta; e anzi, il cittadino comune ha una percezione assai diversa, ormai, dell’utilità di questa macchina. Paradossalmente, al contrario di quanto accade in altri campi, la TV non ha favorito il processo di riconoscimento, se proprio non vogliamo parlare di identificazione, con la classe politica. Certo non aiuta il tono di certi confronti. A differenza di altri paesi, in Italia, il confronto pubblico quasi mai si traduce in civile protesta, ma in scontro tra nemici: alle Camere, nei dibattiti televisivi ma anche al bar e alla guida delle auto. Un conflitto costante, da stadio, come se fossimo sempre in campagna elettorale. Ho osservato con ammirazione, nei giorni scorsi, il recupero dei 33 minatori cileni intrappolati per più di due mesi in una miniera. Quel Paese ha dato prova di una grande determinazione, ma anche di una grande unità: si è stretto intorno a quegli uomini, con orgoglio e con affetto. Eppure, il Cile ha vissuto una storia recente di spaccature profonde, sociali, politiche ed economiche: con la dittatura e, poi, il ritorno alla democrazia. Circola sul web una storiella: se fosse successo in Italia? “già al 3° giorno le prime difficoltà e quindi la ricerca dei colpevoli e delle responsabilità; Berlusconi: colpa dei comunisti; Di Pietro: colpa del conflitto d'interessi; Bersani: ... ma cosa è successo? Bossi: sono tutti terroni, lasciateli là; Capezzone: non è una tragedia è una grande opportunità ed è merito di questo governo e di questo premier; Fini: mio cognato non c'entra”. E’ solo una storiella, ma rende l’idea.

Daniele Tamburini

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