Non ci riteniamo commentatori politici né ci sembra di esprimere pareri partigiani. Anzi, cerchiamo sempre di osservare con un punto di vista equilibrato le vicende politiche, anche quelle nazionali. Ma il succedersi di avvenimenti che ha avuto il suo culmine martedì 14, con la rinnovata fiducia al governo Berlusconi, pone alcuni seri elementi di riflessione. Non ci attarderemo sulla questione del posizionamento di alcuni deputati (prima no, poi ni, poi sì), perché, ahimè, di ribalte e ribaltoni, individuali e di gruppo, più o meno spontanei, è piena la nostra storia. Invece, la cosa che più ci preoccupa è l’ennesima riprova di una classe politica spaccata comunque a metà, in perenne conflitto, spesso “a prescindere”, gli uni contro gli altri armati. Solo poco più di un anno fa, per qualcuno, la crisi era una invenzione di una parte politica, oggi, purtroppo, le previsioni che sembravano più nere si stanno rivelando fondate: la crisi è lungi dall’essere risolta, e le sue conseguenze stanno picchiando duro. Invece di lavorare insieme, magari sulle grandi questioni, e insieme significa le forze politiche, economiche, sociali, si tratta da nemico l’avversario politico, con una animosità più vicina al tifo di una curva che ai luoghi istituzionalmente più rappresentativi della Repubblica. Quanto può durare questo perenne conflitto? Quanto ancora possiamo reggerlo? Siamo ancora lì, divisi tra Coppi e Bartali, antica metafora sportiva della divisione del Paese. Ci rimane una speranza, ed un augurio: che possa ripetersi quel gesto bellissimo che fu il passaggio di borraccia. Ma ne dubitiamo...
Daniele Tamburini
daniele.tamburini@fastpiu.it
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