Non c’è ancora certezza sui modi e sui tempi – e le immagini, quelle che abbiamo visto, non aiutano a far chiarezza – ma l’uccisione di Bin Laden è uno di quegli eventi destinati a far rumore immediato e a mettere radici nel futuro. Perché una cosa è certa: morto lo è sicuramente. Parlando degli effetti immediati, che ricaduta si avrà sulla situazione di un’area del mondo cruciale per l’approvvigionamento ed il mercato del petrolio e del gas? È quanto si chiede, tra gli altri, il professor Francesco Timpano, di cui ospitiamo un intervento in questo numero del giornale. Ma non solo. Nel momento in cui sembravano indeboliti sul piano della coesione interna, vulnerabili su quello economico, esposti al sorpasso cinese in economia, gli Stati Uniti alzano la testa, compiono un’operazione di forte impatto, anche mediatico, e il discorso di Obama fornisce nuova linfa alla speranza ed alla fiducia. Abbiamo letto di manifestazioni di grande ottimismo, anche da parte della gente comune. E Obama, nel suo discorso, senza trionfalismi, ha richiamato le parole care a tutto il suo mandato: la capacità di orgoglio, di reazione, di tenacia e, soprattutto, di unità. Obama sa che dovrà chiedere ancora molto al suo popolo, e che la sua agenda è in ritardo sui programmi elettorali. Ma non sollecita divisioni, anzi richiama l’unità. L’unità, la coesione, la coerenza di intenti, pur nelle diversità, con l’obiettivo di fare il bene del proprio Paese. Uniti si vince. È perlomeno evidente che la musica, qui da noi, è ben altra.
Daniele Tamburini
Venerdi 6 maggio 2011
Venerdi 6 maggio 2011
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