La bella pittrice cremonese
Sofonisba Anguissola: una vita da “virtuosa nobildonna”, grande artista allieva di Bernardino Campi
Signora Anguissola, lei ha avuto l’onore di una citazione anche da parte di
Giorgio Vasari, pittore di valore, ma certo più conosciuto come autore delle
“Vite” di artisti famosi ..
«Anche lei con questa storia… come se tutta la mia
fama, il mio valore, la mia capacità debbano essere garantite solo dal fatto che
un uomo, notoriamente misogino, mi ha citato nella sua opera! Sa quanti errori
ha fatto Vasari?».
Mi scusi. Pensavo che le facesse piacere.
«E perché, invece,
non mi chiede dove ho imparato a dipingere, dove ho lavorato, dove ho fatto
esperienza? Lei si immagina cosa voglia dire, in quegli anni, nella seconda metà
del ‘500, viaggiare per L’Europa, giungere in Spagna, essere accettata a corte,
diventare la ritrattista ufficiale della regina Elisabetta di Valois?».
Ci
descriva la vita di corte, per favore.
«Con piacere. Fortunatamente, io ero
stata educata in modo da sapermi destreggiare, con grazia, arguzia, leggiadria,
in un ambiente così. La mia signora, la regina Elisabetta, era moglie di Filippo
II. Era la bella figlia di Enrico II di Francia e di Caterina de’ Medici. Povera
la mia dolce regina… morì giovanissima, a 23 anni. Non dia retta a chi sostiene
che avesse una relazione troppo affettuosa con il figliastro Don Carlos… negli
intrighi della corte, il principe ereditario trovò in Elisabetta un sostegno,
una buona amica, una sincera amicizia. E lei trovò una persona coetanea: aveva
dovuto lasciare la madre, le amiche. E che gioia, quando nacquero le
principessine, le infante… ho fatto loro molti ritratti, sa? La sua morte fu un
momento terribile, .anche per il sovrano».
Com’era la corte spagnola?
«Era
sontuosa, ricchissima, anche se un po’ cupa. Il mio signore, il re Filippo, era
custode della religione cattolica, e fece costruire l’Escorial. Il suo dominio
era incredibilmente vasto: dall’Europa all’America latina». Torniamo a lei,
donna Sofonisba. Alla sua formazione, alle sue esperienze…
«Sono molto
riconoscente al mio maestro cremonese, Bernardino Campi. Non dipingevo solamente
io, in famiglia, ma anche le mie sorelle (eravamo in sei). È stupito dal fatto
che le donne, a quell’epoca, avessero la possibilità di coltivare questa
inclinazione?».
Beh, un po’ sì … Lei, tra l’altro, è molto citata nelle
testimonianze del tempo: si citano spesso alcune sue opere, si parla di lei come
della “bella pittrice cremonese”, e … non si arrabbi, per favore … Vasari
rammenta alcuni suoi “bellissimi” ritratti e parla di lei come di una “virtuosa
nobildonna”.
«Non dimentichi che nello stesso “Cortigiano” di Baldassarre
Castiglione si prescriveva la necessità, per le donne del ceto
aristocratico-borghese, di coltivare le lettere e le belle arti. Si prevedeva un
modello femminile in grado di far coesistere le virtù squisitamente femminili
con la capacità di intrattenere, di conversare... oggi direste, di stare in
società. Lei conosce Partenia Gallerati?».
No … dovrei?
«Era una cremonese come
me, nata alcuni anni prima, una erudita, una fine conoscitrice dei classici
greci e latini. Studiava e scriveva, e pensava che le donne dovessero acquisire
il sapere umanistico. Sa che fu apprezzata anche dalla regina francese
Margherita di Navarra?».
Parliamo di lei.
«Amavo la ritrattistica. Quei volti,
quegli abiti, quelle espressioni dietro le quali cercavo di indovinare il loro
essere più segreto. Non era semplice: lo stile dell’epoca era molto rigido,
molto controllato. Però sono soddisfatta, sinceramente, della mia opera e della
mia vita. Il mio primo marito, un nobile ispano-palermitano, morì tragicamente,
purtroppo, ma, quando non pensavo più all’amore, conobbi Orazio, che sarebbe
diventato il mio secondo, adorato marito, un nobile genovese, un marinaio. Sì,
ho avuto tante soddisfazioni… ma le voglio raccontare l’ultima».
Ci dica…
«Il
grande Antoon Van Dyck, di passaggio a Palermo, volle conoscermi. Era diventato
a sua volta pittore ufficiale della corte di Spagna, e era sedotto – mi disse –
dalle mie opere. Lo sa? Volle farmi il ritratto. Ci vedevo ormai pochissimo, ero
tanto anziana, ma lo apprezzai moltissimo».
Se lo meritava, donna Sofonisba.
Grazie.
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