sabato, agosto 04, 2012

Le interviste impossibili: Sofonisba Anguissola


La bella pittrice cremonese
Sofonisba Anguissola: una vita da “virtuosa nobildonna”, grande artista allieva di Bernardino Campi

Signora Anguissola, lei ha avuto l’onore di una citazione anche da parte di Giorgio Vasari, pittore di valore, ma certo più conosciuto come autore delle “Vite” di artisti famosi .. 
«Anche lei con questa storia… come se tutta la mia fama, il mio valore, la mia capacità debbano essere garantite solo dal fatto che un uomo, notoriamente misogino, mi ha citato nella sua opera! Sa quanti errori ha fatto Vasari?». 
Mi scusi. Pensavo che le facesse piacere. 
«E perché, invece, non mi chiede dove ho imparato a dipingere, dove ho lavorato, dove ho fatto esperienza? Lei si immagina cosa voglia dire, in quegli anni, nella seconda metà del ‘500, viaggiare per L’Europa, giungere in Spagna, essere accettata a corte, diventare la ritrattista ufficiale della regina Elisabetta di Valois?». 
Ci descriva la vita di corte, per favore. 
«Con piacere. Fortunatamente, io ero stata educata in modo da sapermi destreggiare, con grazia, arguzia, leggiadria, in un ambiente così. La mia signora, la regina Elisabetta, era moglie di Filippo II. Era la bella figlia di Enrico II di Francia e di Caterina de’ Medici. Povera la mia dolce regina… morì giovanissima, a 23 anni. Non dia retta a chi sostiene che avesse una relazione troppo affettuosa con il figliastro Don Carlos… negli intrighi della corte, il principe ereditario trovò in Elisabetta un sostegno, una buona amica, una sincera amicizia. E lei trovò una persona coetanea: aveva dovuto lasciare la madre, le amiche. E che gioia, quando nacquero le principessine, le infante… ho fatto loro molti ritratti, sa? La sua morte fu un momento terribile, .anche per il sovrano». 
Com’era la corte spagnola? 
«Era sontuosa, ricchissima, anche se un po’ cupa. Il mio signore, il re Filippo, era custode della religione cattolica, e fece costruire l’Escorial. Il suo dominio era incredibilmente vasto: dall’Europa all’America latina». Torniamo a lei, donna Sofonisba. Alla sua formazione, alle sue esperienze… 
«Sono molto riconoscente al mio maestro cremonese, Bernardino Campi. Non dipingevo solamente io, in famiglia, ma anche le mie sorelle (eravamo in sei). È stupito dal fatto che le donne, a quell’epoca, avessero la possibilità di coltivare questa inclinazione?». 
Beh, un po’ sì … Lei, tra l’altro, è molto citata nelle testimonianze del tempo: si citano spesso alcune sue opere, si parla di lei come della “bella pittrice cremonese”, e … non si arrabbi, per favore … Vasari rammenta alcuni suoi “bellissimi” ritratti e parla di lei come di una “virtuosa nobildonna”. 
«Non dimentichi che nello stesso “Cortigiano” di Baldassarre Castiglione si prescriveva la necessità, per le donne del ceto aristocratico-borghese, di coltivare le lettere e le belle arti. Si prevedeva un modello femminile in grado di far coesistere le virtù squisitamente femminili con la capacità di intrattenere, di conversare... oggi direste, di stare in società. Lei conosce Partenia Gallerati?». 
No … dovrei? 
«Era una cremonese come me, nata alcuni anni prima, una erudita, una fine conoscitrice dei classici greci e latini. Studiava e scriveva, e pensava che le donne dovessero acquisire il sapere umanistico. Sa che fu apprezzata anche dalla regina francese Margherita di Navarra?». 
Parliamo di lei. 
«Amavo la ritrattistica. Quei volti, quegli abiti, quelle espressioni dietro le quali cercavo di indovinare il loro essere più segreto. Non era semplice: lo stile dell’epoca era molto rigido, molto controllato. Però sono soddisfatta, sinceramente, della mia opera e della mia vita. Il mio primo marito, un nobile ispano-palermitano, morì tragicamente, purtroppo, ma, quando non pensavo più all’amore, conobbi Orazio, che sarebbe diventato il mio secondo, adorato marito, un nobile genovese, un marinaio. Sì, ho avuto tante soddisfazioni… ma le voglio raccontare l’ultima». 
Ci dica… 
«Il grande Antoon Van Dyck, di passaggio a Palermo, volle conoscermi. Era diventato a sua volta pittore ufficiale della corte di Spagna, e era sedotto – mi disse – dalle mie opere. Lo sa? Volle farmi il ritratto. Ci vedevo ormai pochissimo, ero tanto anziana, ma lo apprezzai moltissimo». 
Se lo meritava, donna Sofonisba. Grazie.

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