Il prossimo lunedì si svolgerà, in tutto il Paese, la Giornata di
Mobilitazione Nazionale indetta da Rete Imprese Italia, a favore della crescita.
Le ragioni di artigiani, commercianti e piccoli imprenditori, che da troppo
tempo subiscono la recessione, e che hanno bisogno di futuro, di speranze vere,
di prospettive, di crescita. Nel nostro territorio, nel 2012, 500 imprese hanno
chiuso i battenti. La crisi colpisce tutti, e in special modo quelle realtà
produttive dell’economia che vivono prevalentemente di domanda interna. Monti -
dicono - ha messo in sicurezza i conti, ma ora serve altro. Hai voglia di dire:
innovazione, ci vuole innovazione. Serve tempo, e serve denaro. E cosa abbiamo,
invece? Una pressione fiscale di oltre il 56% per i contribuenti in regola, una
burocrazia che richiede ad ogni impresa 120 adempimenti fiscali e amministrativi
all’anno, uno ogni 3 giorni, e un sistema del credito che nell’ultimo anno ha
ridotto di 32 miliardi l’erogazione di finanziamenti alle aziende, preferendo
acquistare titoli di Stato: evitando rischi ma venendo meno a quella che un
tempo era la prerogativa degli istituti di credito. Cresce la convinzione che
occorra davvero una grande banca pubblica che torni a sostenere imprese e
famiglie, contrastando quella situazione anomala che ha consentito ad alcune
banche di fare “cartello” facendo lievitare oneri e costi, in alcuni casi al
limite dell’usura. E qui, si inserisce, notizia degli ultimi giorni, il caso
Monte dei Paschi. Quanto si è esposta, questa banca, in operazioni avventate e
in linee di credito aperte ai "soliti noti"?. Possibile che questo sia potuto
accadere, e che, al contrario, ci siano imprenditori che devono penare per avere
poche migliaia di euro? Sono storture, disequilibri intollerabili. In Islanda
hanno lasciato che alcune banche fallissero… adesso, da quelle parti, il Pil
viaggia al +3%. Tra poco voteremo. Abbiamo bisogno di una classe dirigente in
grado di riportare la situazione nell’area del buonsenso e della concretezza
contrastando quella finanza speculativa che ci ha trascinato in questa
situazione drammatica. Chi vorrà e potrà rimettere la barra del timone dritta?
Daniele Tamburini
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