E' un fatto, purtroppo: una grande quantità degli italiani non apprezza più il proprio sistema-paese. Il processo è iniziato da molti anni, e lo scontento è salito inesorabilmente: prova ne sia il successo di formazioni politiche e leaders che inneggiano allo “sfascismo”. Ma il dato più allarmante è costituito da coloro che si astengono dal voto, perché non ci credono più. Anche le piazze sono praticamente vuote: qualcuno si ostina a dire che “ci vorrebbe la rivoluzione”, ma non pare di vedere in giro molto fervore rivoluzionario. Diceva uno che se ne intendeva, tal Mao Ze Dong, che la rivoluzione non è un pranzo di gala. Il prezzo è, comunque, esorbitante. La fa chi proprio non ne può più. Significa, allora, che esistono ancora margini, in questo Paese? evidentemente sì, e questo è senz’altro un dato positivo, che diamine. Solo che stanno crescendo, e molto, le disparità sociali. Questo Paese non riesce ad assicurare pari opportunità a tutti per studiare, per lavorare, per curarsi eccetera. Nel corso del vituperato Novecento, soprattutto nel secondo dopoguerra, erano stati compiuti passi molto importanti in questa direzione. Abbiamo assistito, nei confronti di alcuni diritti costituzionali, ad una progressiva opera di erosione. Certo, sono cresciuti alcuni diritti civili. Ma la giustizia sociale è fondamentale. Il desiderio di migliorare la propria posizione è una grande spinta: andrebbe nutrita, incoraggiando, soprattutto i giovani, a darsi da fare, per sé e per la collettività. Oggi stanno male in molti: chi è anziano per un verso, chi ha la mia età per un altro, ma chi vedo amareggiati e disillusi sono i giovani. Parlavo qualche giorno fa con un ragazzo di circa trent’anni: un curriculum non di eccellenza (ma dobbiamo essere tutti eccellenti? In un Paese ci sarà pur bisogno di chi tira decentemente la carretta, no?), comunque diplomato, comunque mittente di plichi di domande di assunzione a pacchi. Gli chiedo come va, e lui: beh, non trovo nulla, d’altronde non conosco nessuno … insomma, credo che chiunque aspiri ad un posto di governo, locale o nazionale, debba porsi l’obiettivo di una società meno ingiusta di quella attuale. Come? Lo chiederemo, insieme ai loro programmi per la città e per il territorio, ai candidati a sindaco.
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