sabato, maggio 23, 2015

Almeno avessimo imparato qualcosa...

Il governatore della Banca centrale europea, Mario Draghi, è ottimista: i segnali di ripresa sono sempre più evidenti, il peggio della crisi è dietro le spalle. Ci sarà ancora da lavorare molto, ma la strada è quella giusta. E’ un segnale che giunge anche dal mondo imprenditoriale: il clima, insomma, è cambiato. Giorni fa pensavo a come verrà narrata, tra cinquanta - sessanta anni, questa storia. Si parlerà, mi auguro, della forza d’animo di chi ha resistito, ha reagito, e spero che quelle generazioni future lo facciano dal punto di vista di chi ne è venuto fuori; ma spero che si parli anche del resto. Di chi non ce l’ha fatta e non ce la fa, per esempio. Di chi, in un mondo di sommersi e salvati, direbbe Primo Levi, è rimasto sommerso. L’Ocse ci dice che, in Italia, l’1% dei più facoltosi detiene il 15% della ricchezza nazionale e il 40% della fascia più bassa si spartisce il 5%. Vorrei sperare che dalla crisi non si esca con una situazione in cui chi era già ricco lo sarà di più, chi stava discretamente sarà irrimediabilmente impoverito e chi era vicino ad annegare ne resterà, appunto, sommerso. Non sarebbe un modo lungimirante di uscirne. Vorrei sperare che la crisi - e anch’io ne voglio parlare come se fosse dietro le spalle - ci abbia insegnato che, dagli altari alla polvere, il passo è breve; che la rincorsa dissennata allo spreco e allo sfruttamento portano in un precipizio. Spero che il mondo, allora, abbia imparato a fronteggiare le grandi crisi internazionali e che le minacce di distruzione delle migliori forme di civiltà umana siano state debellate. E poi, mi domando: la politica avrà imparato qualcosa? Avrà capito che il bene comune è più importante del primato nel cortile di casa? Avrà capito che occorrono, anche e soprattutto in politica, tenacia, umiltà, capacità di ascolto, onestà? Come dite, ne dubitate? Anch’io.

Nessun commento:

Posta un commento