Sapete da cosa nasce l’idea dell’Esposizione universale? Tenuto conto che la
prima si tenne a Londra nel 1851, vi predominava il desiderio di mostrare le
capacità, l’industriosità, il genio di cui era capace l’essere umano. Un’idea
quasi illuministica: l’intelletto e l’operosità possono spingere l’uomo a
raggiungere traguardi impensabili; la scienza e la tecnica permettono di
dominare il mondo. Non a caso, per quella di Parigi del 1889 fu costruita la
Torre Eiffel, gigantesco simbolo della capacità umana di sfidare i limiti posti
dalla natura. È cambiato tutto, ovviamente, e la fiducia nella scienza e nella
tecnica è caduta, di fronte ai grandi disastri ambientali, al loro utilizzo per
dare morte anziché vita, e, soprattutto, all’incapacità di risolvere molti
grandi problemi dell’umanità. Non a caso, l’Expo di Milano è dedicata al cibo e
all’alimentazione: non è un argomento alla moda, ma, nel nostro mondo,
ipertecnologico da un lato (molto ridotto), e immerso, ancora in gran parte,
nella miseria, la vera e propria tortura della fame viene subita ancora da
moltissime persone. Ci sarà sostenibilità futura, in questa nostra Terra? Noi
siamo in altre faccende affaccendati, nel nostro scorrere quotidiano, spesso
difficile e faticoso: ma è bene prestare attenzione, ogni tanto, a questi grandi
temi. Servirà l’Expo per questo? Forse. Certo che non hanno aiutato le accuse di
malaffare intorno all'Expo, i tempi concitati di preparazione, gli svarioni,
come quello delle cartine geografiche sbagliate… speriamo che vada tutto bene.
Speriamo che non finisca come con Potemkin, che, per accontentare la zarina
Caterina di Russia, fece costruire bellissimi scenari di cartone per nascondere
la cruda realtà delle contrade che attraversava. Speriamo che il doverci
misurare con i problemi mondiali di tale importantissima natura faccia un po’
alzare la testa dalle nostre beghe quotidiane: ma non credo. Continuiamo ad
assistere ad una concezione proprietaria, un po’ bulgara, del potere e delle
istituzioni, che si discosta da una tentazione di autoritarismo quando assume
toni da infanzia offesa: “se non si fa come dico io, allora tutti a casa!”, “il
pallone è mio, le regole le faccio io, altrimenti non si gioca più”. Ne troviamo
le tracce a Roma, e anche a Cremona. Certo, è un meccanismo che sembra anche
funzionare, almeno per ora. Voglio solo sperare che l’Expo, con il suo respiro
universale, faccia alzare un po’ lo sguardo in alto, come intendeva fare la
Torre Eiffel
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