venerdì, maggio 01, 2015

Expo, respiro universale e miserie quotidiane

Sapete da cosa nasce l’idea dell’Esposizione universale? Tenuto conto che la prima si tenne a Londra nel 1851, vi predominava il desiderio di mostrare le capacità, l’industriosità, il genio di cui era capace l’essere umano. Un’idea quasi illuministica: l’intelletto e l’operosità possono spingere l’uomo a raggiungere traguardi impensabili; la scienza e la tecnica permettono di dominare il mondo. Non a caso, per quella di Parigi del 1889 fu costruita la Torre Eiffel, gigantesco simbolo della capacità umana di sfidare i limiti posti dalla natura. È cambiato tutto, ovviamente, e la fiducia nella scienza e nella tecnica è caduta, di fronte ai grandi disastri ambientali, al loro utilizzo per dare morte anziché vita, e, soprattutto, all’incapacità di risolvere molti grandi problemi dell’umanità. Non a caso, l’Expo di Milano è dedicata al cibo e all’alimentazione: non è un argomento alla moda, ma, nel nostro mondo, ipertecnologico da un lato (molto ridotto), e immerso, ancora in gran parte, nella miseria, la vera e propria tortura della fame viene subita ancora da moltissime persone. Ci sarà sostenibilità futura, in questa nostra Terra? Noi siamo in altre faccende affaccendati, nel nostro scorrere quotidiano, spesso difficile e faticoso: ma è bene prestare attenzione, ogni tanto, a questi grandi temi. Servirà l’Expo per questo? Forse. Certo che non hanno aiutato le accuse di malaffare intorno all'Expo, i tempi concitati di preparazione, gli svarioni, come quello delle cartine geografiche sbagliate… speriamo che vada tutto bene. Speriamo che non finisca come con Potemkin, che, per accontentare la zarina Caterina di Russia, fece costruire bellissimi scenari di cartone per nascondere la cruda realtà delle contrade che attraversava. Speriamo che il doverci misurare con i problemi mondiali di tale importantissima natura faccia un po’ alzare la testa dalle nostre beghe quotidiane: ma non credo. Continuiamo ad assistere ad una concezione proprietaria, un po’ bulgara, del potere e delle istituzioni, che si discosta da una tentazione di autoritarismo quando assume toni da infanzia offesa: “se non si fa come dico io, allora tutti a casa!”, “il pallone è mio, le regole le faccio io, altrimenti non si gioca più”. Ne troviamo le tracce a Roma, e anche a Cremona. Certo, è un meccanismo che sembra anche funzionare, almeno per ora. Voglio solo sperare che l’Expo, con il suo respiro universale, faccia alzare un po’ lo sguardo in alto, come intendeva fare la Torre Eiffel

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