sabato, dicembre 05, 2015

La fretta che l’onestade ad ogn’atto dismaga

Giusto per sorridere un po’, una volta tanto: l’avete sentita
quella della targa alle biciclette? Il fatto è che non
si tratta di una barzelletta, anche se il contenuto della
storiella è stato più volte rimaneggiato. E’ accaduto
che, nei giorni scorsi, un senatore, tal Marco Filippi, mio conterraneo,
tra l’altro abbia parlato di un emendamento alla riforma
del codice della strada, per cui si prevedevano la targa e il
bollo anche per le biciclette. Ovviamente, è scoppiato un putiferio:
l’Italia è ancora un Paese di ciclisti, che sono insorti. Non
solo, si è scatenata una ridda di battute: a quando la targa ai
tricicli, ai camion giocattolo e, perché no, ai pattini a rotelle?
Puntuale è poi giunta la smentita, almeno parziale: il senatore
ha giurato di non avere mai pensato cotanta mostruosità, ma
solo di prevedere la targa per “le biciclette e i veicoli a pedali
adibiti per il trasporto a pagamento, pubblico o privato, di persone”.
Di nuovo, rispetto al “vecchio” emendamento, c’è la
frase “a pagamento”. A parte il fatto che non mi pare che il
Belpaese pulluli di risciò a pedale, quindi non si capisce bene
l’utilità di tale previsione, la pezza che ci ha messo
il senatore è peggiore dello strappo: ha infatti
dichiarato (cito da una fonte di stampa virgolettata):
«Riconosco che l’emendamento era scritto
male. Ma sono cose che succedono, nella fretta.
Il testo me lo avevano passato i colleghi della Camera
e forse ho peccato di scarso controllo». Eccoci, siamo a
posto. E meno male che, alla Camera ed al Senato, non fanno
interventi a cuore aperto… Lo scarso controllo, da parte di chi
propone leggi e emendamenti che riguardano la comunità, a
mio parere, è colpa grave. Piuttosto, vorrei dire al senatore Filippi
ed ai suoi colleghi della Camera, del Senato, del Governo:
voi che vivete a Roma, la vedete davvero in che condizioni è?
Ci sono stato qualche tempo fa e mi sono impressionato: una
sporcizia, un degrado, una confusione mai viste. E’ iniziato il
Giubileo e offriamo la capitale d’Italia, la Città eterna in queste
condizioni. Forse che quel che serviva a mantenerla decorosamente,
“distrattamente”, è stato mangiato da qualcheduno?

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