di Daniele Tamburini
La famiglia, si sa, è importante. Lo è in particolare nel nostro Paese. Sappiamo bene che persino l’ossatura del nostro sistema produttivo si è basata e forse si basa ancora sul modello familiare o familistico che dir si voglia. È la forza del Paese: lo hanno ripetuto per anni autorevoli studi e importanti commentatori. E’ diventato quasi uno stile, quando non uno stigma. Abbiamo anche capito che questa dimensione, radicata e forte, portava con sé lati negativi: una certa provincializzazione, una certa riluttanza ad affrontare le sfide dell’innovazione e della globalizzazione. Fin qui, ci muoviamo su un terreno quantomeno molto dignitoso. Poi, però, si è rischiato e si rischia di scadere nel vieto modello “tengo famiglia”: un ombrello riparatore sotto il quale si celano e si giustificano mezzucci, manfrine, varie mani del gioco delle tre carte. Sinceramente, ancora mi mancava “tengo un fidanzato”. Un fidanzato ancora non è proprio famiglia, o forse sì, nell’epoca della “famiglia liquida”, ma che c’entra, meglio premunirsi per un futuro roseo. E, se si è nel posto giusto, invece che aderire ad una assicurazione sulla vita o accendere un mutuo o pensare alla divisione dei beni, cosa prevedere meglio di un piccolo, piccolissimo emendamento ad una legge – che poi, dire “ad una legge” è anche riduttivo: si trattava della legge cosiddetta “SbloccaItalia”, che il governo varò con grande fanfara – e oplà, il fidanzato è a posto. Quel che fa più male, oltre al solito rammarico per un’immagine dell’Italia cialtrona, corrotta, venduta, è che la ministra in questione venisse da Confindustria: da quell’organizzazione, cioè, che molto e seriamente si è battuta e si batte per tutelare gli imprenditori in difficoltà per via dei taglieggiamenti e dei ricatti subiti da parte della criminalità organizzata. Allora, che significa questo? E’ davvero il potere che corrode? È l'aria del Palazzo che è mefitica? Adesso le opposizioni chiederanno le dimissioni del governo. Saranno respinte. Io penso che, più di un nuovo governo servirebbe una grande riforma morale, e pure servirebbe che i cittadini potessero scegliere liberamente i parlamentari e non delegare la scelta ad un leader di partito. Servirebbe pretendere onestà nelle istituzioni. Perché a volte la colpa è di chi applaude, non di chi recita. Oggi in tanti continuano ad applaudire, facendo finta di non vedere, magari perché “tengono famiglia”. Non so voi, ma io sono stanco, sono stufo, sono fortemente deluso. Francamente non ho più voglia.
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