Notavo, in questi giorni, che uno degli sport più diffusi, tra i politici, ma non solo, è la schivata rispetto alle
responsabilità. Fateci caso: dalla recessione, alla debacle produttiva, agli scandali bancari, ai disastri ambientali, passando per la voragine sul lungarno a Firenze, il refrain è “non resterà impunito!”, “troveremo
i responsabili!”, “non lasceremo niente di intentato!”. Mai che si dica - sicuramente rarissimo - "Me ne assumo la responsabilità". Un tempo, ci si dimetteva per un disastro, per uno scandalo, persino (!) per una sconfitta elettorale. Sull'etica della responsabilità si fondarono le civiltà antiche: Socrate, Solone, Catone, Bruto. Nel Novecento, l'etica della responsabilità ha avuto un grande spazio. È stato il secolo dei totalitarismi, e della vittoria di chi vi si oppose. Chi si oppose, lo fece -anche - in nome dell'etica della responsabilità. Ma il Novecento, si dice, è da rottamare. Già. Peccato che si rottamino questi uomini, queste donne, queste storie, e si conservino, del Novecento, alcuni tratti: il trasformismo. Il populismo. Il “tengo famiglia”. L’uso privato della cosa pubblica. Il gioco delle tre carte. Le pratiche di Lauro (un voto, un pacco di spaghetti). Altro che etica della responsabilità: qui si parla di... Non so, non trovo paragoni.
Pulcinella è una maschera colma di dignità al confronto.
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