venerdì, aprile 16, 2010

C'è chi non ci sta

Avviene anche qualcosa di bello. Spesso siamo portati a pensare che il nostro non sia un Paese per chi è debole: malato, povero, vecchio, svantaggiato, o semplicemente precario. Se nascono pochi bambini, è perché molte donne e molti uomini giovani si chiedono se saranno abbastanza forti per condurli ad avere tutte le opportunità che una nuova vita merita. Perché questo, penso, è il vero rispetto della vita: cercare di far sì che ognuno abbia le opportunità per crescere in dignità e in libertà. Ci sono zone del mondo in cui questo è impossibile, per la miseria estrema, per la guerra, per la persecuzione. Ci sono situazioni, anche qui da noi, sempre più difficili. Bene: per poter crescere come cittadini consapevoli, preparati, in grado di dare il proprio contributo alla società, l’educazione, la cultura e la scuola sono mattoni essenziali. Allora, qui vicino a noi, a Adro nel bresciano, un imprenditore, che ha voluto rimanere anonimo, ha saputo che le famiglie di alcuni bambini delle elementari, in difficoltà economica, non avevano pagato la mensa scolastica, e che, quindi, i piccoli stavano per essere esclusi dal servizio mensa. Giova ricordare che una legge dello Stato sancisce l’obbligo di frequenza del tempo mensa. Questo signore ha scritto una lettera bellissima, senza alcuna retorica, piena di memoria e di rispetto. Ma non solo: ha detto ”Pago io”. Ha rimesso il debito di quelle famiglie. Ha scritto: ” Io non ci sto. Sono figlio di un mezzadro che non aveva soldi, ma un infinito patrimonio di dignità… Sono certo che almeno uno di quei bambini diventerà docente universitario o medico o imprenditore o infermiere e il suo solo rispetto varrà la spesa”. Consapevole di compiere un gesto simbolico, ma di una portata enorme. Sono le ragioni della solidarietà, dell’umanità, del rispetto. Dare una mano quando si può.
Non è una cosa da poco.

Daniele Tamburini

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