venerdì, maggio 14, 2010

La cenere del vulcano

La cosa ha inizio con Prometeo, addirittura: narra la mitologia greca che avesse fatto dono agli uomini dell'intelligenza, della memoria e, soprattutto, del fuoco. Quindi, la possibilità di affrancarsi dallo stato bestiale, di trasformare la natura riscaldandosi, cuocendo i cibi, lavorando i metalli, fino a spingere nello spazio i missili e le navicelle. Prometeo viene terribilmente punito. Incatenato a una roccia, un'aquila glis quarcia il petto: gli dei non accettano che gli uomini possiedano intelligenza e scienza. Ma si tratta di un dono irreversibile, e da allora si parlerà del "dominio" umano sulla natura. Fino a scindere l'atomo, fino a trivellare combustibile nelle viscere della Terra, fino a mettere piede sulla Luna. Certo, "dominare" la natura significa anche curare malattie che credevamo incurabili, prevenire e prevedere. L'umanità ci crede da secoli: la natura può essere domata. Eppure... eppure, basta un piccolos cossone della madre Terra e le città crollano, e basta un vulcano arrabbiato, e tutta la nostra fretta, la nostra ansia di velocità, di spostamento, di appuntamenti da non perdere, di vacanze da non rimandare, diventano insignificanti. Un vulcano dal nome impronunciabile, nell'Islanda dei ghiacci e del fuoco, un vulcano come quello di cui racconta Jules Verne in "Viaggio al centro della terra",e gli aerei, il simbolo del dominio umano sulla distanza e sul tempo, si fermano. E poi... riusciremo a fermare la fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico? L'aquila ancora si erge su Prometeo incatenato.

Daniele Tamburini

Nessun commento:

Posta un commento