sabato, febbraio 08, 2014

Se le istituzioni non funzionano, di chi la colpa?

Credo di conoscere la Costituzione come un qualunque cittadino medio: non approfonditamente. Leggo spesso, però, autorevoli studiosi di diritto (vedi anche l’intervista all’avvocato Besostri nelle pagine interne) che lanciano allarmi: la Costituzione sfregiata, la Costituzione ignorata. A volte, per noi cittadini non è semplice giudicare, ma è lecito porsi alcune domande. La prima: l’organismo che deve decidere se una legge rispetti la Costituzione ha detto che no, l’attuale legge elettorale non la rispetta. Uno potrebbe pensare: benissimo, cambiamo modello. E invece, due tra i protagonisti politici più importanti del Paese si accordano per riproporne una sostanzialmente uguale a quella vigente e “condannata”. Solo che cambierebbe nome, da “porcellum” a “Italicum”, sicuramente più elegante. Andiamo avanti: si parla di riformare il Senato. Poiché sta male che in democrazia ci sia una Camera sola a fare le leggi, ma si dice che il doppio passaggio da Camera al Senato allunga troppo i tempi, bene, si prende quest’ultimo e lo si trasforma in un’assemblea che anche quelle di condominio sono molto più incisive. Sindaci, Presidenti di Regione, esponenti della società civile che affiancherebbero la Camera senza sovrapporvisi. A fare che? Non si sa bene. Però, senza stipendio. Ma, se è un problema di costi, l’alternativa ci sarebbe subito: ridurre considerevolmente gli emolumenti di deputati e senatori da ora, da subito. E poi i costi ci sarebbero comunque: le spese di viaggio, per dire, e di soggiorno; il tempo distolto dalle funzioni specifiche dei componenti. E poi, forse una seconda lettura delle leggi è utile. Dice: ma le istituzioni non funzionano. Io credo che se il Senato non funziona, se la Camera non funziona, se la Regione non funziona etc… non sia colpa della Costituzione. È colpa di chi ne fa parte. Quindi, è colpa nostra che ce li mandiamo. Eppure no, non è nemmeno così, almeno da un po’, perché cosa scegliamo, con le liste bloccate? Siamo in un ginepraio, in un continuo paradosso.

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